Ci voleva un intellettuale del calibro ...
Ci voleva un intellettuale del calibro (non alludiamo, naturalmente, alla sua costituzione fisica) di Giuliano Ferrara per illustrare l’ideologia propria della Meloni.
Il Direttore de “Il Foglio” ci spiega, sull’edizione di sabato scorso, che il pensiero cui si ispira la Presidente del Consiglio – ed al quale si conforma sua azione di governo – è quello concepito dall’intellettuale cattolico tradizionalista Giovanni Cantoni, purtroppo scomparso prematuramente alcuni anni or sono.
Ferrara palesa anche l’onestà intellettuale necessaria per definire le radici ideologiche della Meloni “non si sa quanto consapevolmente interiorizzate, approfondite, studiate”.
Il che, tradotto in un linguaggio meno diplomatico, significa che la Sorella d’Italia delega ai suoi consiglieri – ed in particolare al colto e autorevole Alfredo Mantovano - il compito di leggere i libri.
Oggi, indubbiamente, ella “è in tutt’altre faccende affaccendata”, ma par di capire che non lo facesse neanche prima.
Quanto conta, però, è per l’appunto l’ideologia dominante, cioè quella elaborata da Cantoni.
Per descriverla, lasciamo dunque la parola al Direttore Ferrara: Cantoni “considerava gli ultimi sei secoli, dal Rinascimento, dall’Umanesimo, dalla Rivoluzione Francese, fino al Risorgimento italiano massonico, all’avvento del mondo borghese, fino al Socialismo del Novecento ed al 1968, come una ininterrotta avanzata luciferina del male radicale nella veste della libertà ed autonomia individualizzante dei moderni”.
Il punto di arrivo indicato da Cantoni e perseguito da Mantovano e dalla Meloni è dunque inevitabilmente la Restaurazione dello “Ancien Régime”.
Il che può avvenire soltanto per via rivoluzionaria, in quanto tale disegno risulta manifestamente incompatibile con il mantenimento in vigenza della Costituzione italiana, così come di tutte le altre Costituzioni dei Paesi Occidentali.
Di questo si dimostra pienamente consapevole Ferrara quando conclude sinteticamente che “la controrivoluzione demaistriana è una guerra”.
A questo punto, ci poniamo due domande.
La prima riguarda la reale possibilità di vincere quella che giustamente il Direttore de “Il Foglio” definisce come “una guerra”.
Qui cominciamo necessariamente a scrutare il futuribile.
Uno dei tanti rami del pensiero tradizionalista – non certo quello più serio e fondato sulla scienza religiosa e politica, ma forse il più diffuso e popolare – è costituito dalle profezie.
Che non sono state formulate soltanto da veggenti laici, come Nostradamus, ma anche da alcune figure importanti nella Storia della Chiesa, da San Filippo Neri a San Giovanni Bosco a San Pio X.
Fuori dall’ambito cattolico, ma rimanendo in quello cristiano, possiamo ricordare anche Rasputin.
Anche la Madonna, apparendo a Lourdes, a Fatima e da ultimo a Medjugorje, ha costantemente annunziato sciagure per la Chiesa, causate da forze demoniache avverse.
Risalendo nel tempo, si può arrivare a San Luigi Maria Grignon de Monfort – non a caso tra gli autori attualmente più citati dai tradizionalisti - il quale riferì a Luigi XIV un ammonimento ricevuto dalla Vergine e riguardante lo scoppio della Rivoluzione.
Che il Re Sole aveva però non soltanto previsto, ma anche preparato, come testimonia la sua espressione “Après moi le déluge”.
Tramontato il Comunismo, non rimane che ipotizzare lo scontro di Civiltà con altre religioni: Huntington non può essere certamente sospettato di appartenere al millenarismo cattolico.
È ipotizzabile che un Occidente minacciato dall’Islam, essendo ormai esaurita ogni scuola politica di radice laica, si affidi al tradizionalismo.
Questa tendenza è peraltro rivelata da quanto avviene in Italia: se la Meloni si fa consigliare da Mantovano, la Schlein rifugge da quanto le potrebbe suggerire Cacciari, ma preferisce affidarsi ad una “consulente cromatica”, incaricata di scegliere i vestiti più adatti a dissimulare la sua corpulenza.
Ferrara è invece il tipico grasso non complessato.
Se diciamo che la Destra produce ancora una cultura politica, mentre la cosiddetta Sinistra è rimasta ferma alla giustificazione dell’importazione di selvaggina nel nome del Marxismo – Leninismo, verremo nuovamente insultati, ma non riusciranno a smentirci.
C’è però un punto che Ferrara tralascia di chiarire.
Ammesso che il disegno concepito da Cantoni e perseguito dalla Meloni si realizzi, chi sarà incaricato di governare dopo la Restaurazione dello “Ancien Régime”?
O meglio, chi valuterà la conformità di ogni atto emanato dallo Stato con la sua ideologia ufficiale?
In Iran, questo compito è affidato dalla Costituzione ad un organo composto esclusivamente da Religiosi.
Può essere invece che in Italia tale controllo venga conferito ad un soggetto del tutto diverso.
In questo caso, non sarà la Chiesa ad esercitare il potere effettivo.
Quanto Ferrara manca di rilevare è dunque che la Meloni persegue un disegno di carattere confessionale, ma non teocratico.
De Maistre diceva: “Tout pour le peuple, rien par le peuple”.
La Presidente del Consiglio, se conoscesse il francese, direbbe invece: “Tout pour l’Eglise, rien par l’Eglise”.
Il Potere rimarrà dunque sulla sponda sinistra del Tevere.
Tanto più se ci sarà ancora un Papa “modernista”.

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Mario Castellano  27/9/2023
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