La nuova Esortazione Apostolica del Papa rappresenta un ulteriore passo avanti nella elaborazione di un Magistero rivolto espressamente ad inserire nella Dottrina Cristiana ...
La nuova Esortazione Apostolica del Papa rappresenta un ulteriore passo avanti nella elaborazione di un Magistero rivolto espressamente ad inserire nella Dottrina Cristiana se non delle posizioni dichiaratamente sincretistiche, quanto meno degli apporti provenienti da identità culturali e religiose diverse da quella occidentale. “Avvenire” ha interpellato su questo argomento un Padre Gesuita brasiliano, Professore della Gregoriana, probabile ispiratore del documento emesso dal Papa, che si appresta a svolgere un ruolo importante nel Sinodo. Secondo questo autorevole studioso, il pensiero di Bergoglio si caratterizza per l’eguale importanza attribuita all’anima ed al corpo. Questo lo distingue non soltanto dall’anteriore Magistero cattolico, bensì – a detta dello stesso figlio di Sant’Ignazio che propone al giornale dei Vescovi una sorta di interpretazione autentica del nuovo documento pontificio – dalla stessa filosofia greca, ispiratrice del successivo pensiero occidentale. La rivoluzione culturale introdotta da Bergoglio consiste nell’attribuzione alle culture extraeuropee non soltanto della stessa dignità goduta fino ad oggi dalla nostra, ma anche di una uguale influenza sugli orientamenti della Chiesa Cattolica. La cui identificazione con l’Occidente iniziò nel momento stesso in cui Pietro e Paolo si recarono nel centro dell’Impero, e si rafforzò in seguito quando Costantino affermò il primato del Vescovo di Roma su tutte le Diocesi dell’Impero. La critica di Bergoglio nei confronti dell’Occidente non risale così indietro, ma investe nel modo più radicale quanto avvenuto negli ultimi due o tre secoli, cioè da quando la superiorità economica acquisita da questa parte del mondo con la rivoluzione industriale gli ha permesso di sottomettere al proprio dominio politico - ed alla propria conseguente egemonia culturale - tutti gli altri Continenti. Bergoglio non sembra condannare nello stesso modo le anteriori manifestazioni del colonialismo, ed in particolare il dominio iberico sull’America Latina. Che certamente commise anch’esso grandi ingiustizie, ma generò una cultura meticcia che oggi si annovera tra quelle di radice non occidentale. Da questa cultura, originata – come già ebbe a dire Bergoglio – dall’incontro della radice europea con quella indo americana e con quella africana, la Chiesa attinge oggi la maggiore ispirazione per il suo Magistero. Se il Cristianesimo può allearsi con l’Islam – ricordiamo quanto disse il Papa nell’Università di Al Azhar - così come con l’Induismo e con il Buddismo, è proprio in quanto esistono anche una identità culturale, una spiritualità ed una religiosità specifiche dell’America Latina. L’Esortazione Apostolica critica invece - sia pure implicitamente - il colonialismo nordeuropeo, indicando la coincidenza temporale di tre fenomeni: in primo luogo la affermazione di questo sistema politico ed economico; in secondo luogo l’inquinamento ambientale, causato tanto dallo sviluppo industriale dell’Occidente quanto dalla rapina delle risorse situate in altri Continenti; infine l’egemonia culturale imposta a questi ultimi ed il disprezzo nei riguardi della loro identità. La quale oggi rivendica la propria dignità, ed anzi addirittura tende ad affermare la propria egemonia. Gli spiriti occidentali più sensibili avevano colto l’ingiustizia che si stava perpetrando, ed avevano ammonito sulle sue conseguenze. Già il Parini annota ironicamente nel “Giorno” come la rapina delle spezie perpetrata ai danni delle popolazioni sottomesse fosse giustificata dalla raffinatezza dei cibi gustati dal “Giovin Signore”. Sarebbe stato però soprattutto il Leopardi della “Palinodia al Marchese Gino Capponi” ad ammonire sulla ingiustizia posta a fondamento delle “magnifiche sorti e progressive” su cui si illudeva l’Europa del suo tempo, e che un giorno avrebbe provocato l’attuale nemesi storica. Non è casuale che il commento più appropriato alle parole del Papa venga oggi espresso da un suo amico e mentore di radice laica, quale è Carlin Petrini. È proprio dei grandi “leaders” saper scegliere oculatamente i propri collaboratori, senza domandarsi da dove vengono, ma piuttosto dove vanno: cioè nella loro stessa direzione. L’ideatore di “Slow Food” coglie la frase più importante dell’Esortazione Apostolica, quella che meglio riassume l’intero documento: occorre – dice il Papa - “ricordare che non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone”. La rivoluzione non si origina dunque – contrariamente a quanto asseriva Marx – nella struttura economica, ma nella coscienza individuale e collettiva, su cui influisce soprattutto la Fede. Eco perché le diverse confessioni sono destinate a sostituire i vecchi Partiti nel guidare i rivolgimenti in corso. Una volta però che si sarà operato nelle coscienze il cambiamento postulato dal Papa, sarà necessario ricostituire dei nuovi soggetti, destinati necessariamente ad agire nell’ambito politico, anche se probabilmente costituiranno l’espressione più o meno diretta delle varie religioni. Questi soggetti esistono già in altre parti del mondo, ma non esistono ancora nell’Occidente. Dove anzi le forze che un tempo si proponevano come interlocutrici del Terzo Mondo stanno arretrando, e si trovano sulla difensiva: soprattutto in Italia, ma non solo. Mentre il Papa indica nell’impegno in difesa del clima la causa comune al Sud ed al Nord, l’Occidente si rinchiude sempre più nella difesa illusoria dei propri residui privilegi, che sono peraltro sempre più traballanti. Ne consegue un accresciuto pericolo di conflitto. La Chiesa tenta naturalmente di evitarlo. Qualora però dovesse malauguratamente scoppiare, Bergoglio ha già scelto da che parte stare. Quanti, tra i Cattolici occidentali – ed in particolare tra i Cattolici italiani – lo seguiranno? Certamente non tutti, per cui incombe il pericolo di uno scisma. Mentre “Avvenire” illustra ed elogia l’Esortazione Apostolica, la maggiore emittente cattolica italiana evita addirittura di citarla.