Appena usciti di casa, ci siamo imbattuti in alcuni esponenti della Comunità Islamica locale...
Appena usciti di casa, ci siamo imbattuti in alcuni esponenti della Comunità Islamica locale.
Un bengalese, da noi interpellato sugli eventi del Medio Oriente, taceva prudentemente, esibendo però un sorriso degno della pubblicità di un dentifricio: nel quale si poteva leggere un evidente compiacimento.
Tale atteggiamento non dice tutto, ma dice molto.
Una Signora araba prorompeva a sua volta in una risata omerica.
Più composto, un pachistano ci ha detto che i fratelli palestinesi “hanno fatto bene”.
È probabile che i Musulmani locali ritrovino, se non l’unità di azione, quanto meno un “idem  sentire”.
Dal punto di vista della politica internazionale, la guerra in Ucraina sta al conflitto appena iniziato come quelle dell’Etiopia e della Manciuria stavano alla Seconda Guerra Mondiale.
Si trattava, in entrambi i casi, non soltanto di provocazioni dirette a saggiare il fronte avverso - che fino al Primo Settembre del 1939 aveva persistito nel suo “appiseament” - ma anche ad aprire alcuni fronti secondari, al fine di disperdere le forze del nemico.
Risulta comunque chiaro che si stanno delineando le opposte coalizioni: una delle quali comprende la Russia, l’Iran e la Cina.
Mentre tutti aspettavano la guerra nello stretto di Formosa, il fattore sorpresa – che favorisce sempre chi decide dove attaccare – ha spiazzato il fronte opposto.
Si è detto dello “appeasement”: come si può definire altrimenti la totale passività con cui si è assistito – senza che si levasse un “flaus vocis” di dissenso – alla nuova pulizia etnica consumata a danno degli Armeni?
Qualcuno, tracciando un paragone col 1915, è arrivato – non sappiamo se in modo più stupido o più osceno – a rallegrarsi perché questa volta non si è consumato un genocidio.
Gli Israeliani, memori del passato, non accetteranno né un nuovo Olocausto, e neanche una pulizia etnica.
Essi hanno contato sempre e soltanto sulle proprie forze: l’aiuto esterno può naturalmente venire, e la Comunità Internazionale dovrà quanto prima stabilirne le modalità e le dimensioni, ma - in base alla dottrina militare di Gerusalemme - non deve mai risultare determinante.
Se c’era bisogno di una conferma della validità di tale principio, è venuta nei giorni scorsi proprio dal Nagorno – Karabak: la statualità costituisca sempre – nel bene e nel male – un fattore determinante.
L’autodeterminazione esercitata dagli Armeni residenti nel territorio dell’Azerbaigian costituiva però un passo necessario, ma non sufficiente, a causa della debolezza del loro Stato.
Quello costituito – benché non dichiaratamente – dai Palestinesi di Gaza si è invece rivelato capace di compiere quanto non era riuscito a Nasser nel 1967: una invasione di Israele, che non ne mette in pericolo l’esistenza, ma rompe il tabù della sua inviolabilità territoriale.
Questo conferma l’importanza dell’esistenza di uno Stato, quale Gaza è “de facto” da molto tempo.
La Striscia poteva essere la Singapore del Mediterraneo, ma è divenuta simile al covo del “Veglio della Montagna”, capo della setta degli Assassini, in grado – essendosi trasformata in una base militare – di attaccare fuori dai propri confini.
Nella situazione attuale, noi autonomisti ed indipendentisti dobbiamo collaborare con i rispettivi Stati nazionali, chiarendo però il prezzo del nostro apporto per rivendicarlo quando verrà la pace.
Tornando però al paragone con quanto accadde negli Anni Trenta, si può anche ricordare la Repubblica Spagnola: che molti stranieri – malgrado i loro Governi – decisero di difendere.
Costoro avevano capito chi si contrapponeva in Europa, prefigurando quanto sarebbe successo poco dopo in tutto il Continente.
La guerra in Israele deve essere concepita da noi nello stesso modo.
Non si richiede naturalmente a nessuno di costituire le nuove Brigate Internazionali, ma occorre dichiarare da che parte stiamo.
Le vecchie alleanze, a questo punto, non valgono più, e se ne formano delle nuove.
Ci riferiamo, prima di tutto, ai Cattolici.
Padre Tacchi Venturi, anziché esprimere ravvedimento per avere taciuto dinnanzi alle sciagurate “Leggi Razziali”, intervenne a nome della Santa Sede sul Governo Badoglio affinché venissero mantenute parzialmente in vigore.
Quando una storica di orientamento tradizionalista esprime nostalgia, parlando alla radio, per lo Stato Pontificio, non chiarisce se la sua auspicata ricostituzione comporterebbe una nuova chiusura degli Israeliti nel Ghetto.
Certa Sinistra ha debordato a sua volta nell’antisemitismo dichiarato esprimendo il proprio dissenso dalle scelte delle Autorità di Israele.
In questo atteggiamento, non si è distinto soltanto il candidato a Sindaco di Sesto San Giovanni, ma anche alcuni personaggi delle nostre parti: alludiamo a certi soggetti coinvolti nel tentativo di costituire una “Colonna” delle Brigate Rosse nel Ponente.
In questa piccola realtà locale, ha colpito – non soltanto in senso metafisico – l’illustre convertito all’Islam che - per esibire il proverbiale entusiasmo del neofita - ha brandito il bastone contro gli infedeli.
Come fece a suo tempo Mussolini con la “Spada dell’Islam”: di cui Carlo Emilio Gadda rivelò che era stata confezionata da una ditta di Busto Arsizio.
Non è il caso che i dirigenti della Destra intervengano per impedire simili atteggiamenti?
In quelli assunti da certa Sinistra locale si può cogliere una sorta di “filo rosso”: il peccato di origine della affinità commerciale con la Jugoslavia di Tito ha indotto il “Partito della Selvaggina” a simpatizzare dapprima con la causa della Grande Serbia, e poi a disertare la manifestazione a sostegno dell’Ucraina.
Non vorremmo che costoro si uniscano ai Musulmani estremisti nel sostegno ad Hamas.
Da Nizza sta partendo - come avviene ogni volta che Israele richiama i riservisti - un volo charter diretto all’aeroporto Ben Gurion, che riporta in patria quelli residenti sulla Costa Azzurra.
Noi non abbiamo dimenticato l’appoggio offerto dalla Comunità Israelitica della zona di confine alla causa dei democratici italiani quando Salvini voleva ritornare al tempo dei “cannoni a Ventimiglia”.
Per quanto possiamo, dobbiamo ricambiare questa solidarietà.

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Mario Castellano  14/10/2023
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