Per valutare i grossolani errori commessi in politica estera dalla Sorella d’Italia ...
d’Italia – la quale, come succede a tutti i provinciali, si muove oltre confine come il classico elefante nel negozio di cristalleria – occorre in primo luogo ricordare brevemente che cosa è accaduto in Spagna nelle scorse ore.
L’accordo stipulato tra la maggioranza che sostiene il Governo guidato da Sanchez, composta da Socialisti e Comunisti, e gli Indipendentisti della Catalogna e del Paese Basco permette all’attuale Esecutivo di mantenersi al potere, malgrado l’avanzata elettorale delle Destre registrata in occasione del voto politico del Ventitré Luglio scorso.
Un eventuale governo guidato dai Popolari si sarebbe basato sull’appoggio determinante della Destra estrema di Vox, capeggiata da tale Abascal: per il quale la Meloni si era spesa nel corso del suo giro elettorale della Penisola Iberica precedente l’ingresso a Palazzo Chigi.
Abascal avrebbe preteso - e verosimilmente ottenuto, risultando il suo apporto determinante per comporre una diversa maggioranza – l’abrogazione degli Statuti di Autonomia della Catalogna e del Paese Basco.
Il cui semplice emendamento richiede un procedimento che comprende il voto dei rispettivi Parlamenti Regionali, nonché un referendum popolare confermativo.
Non seguire tale “iter” avrebbe determinato una modifica della Costituzione introdotta senza osservare il procedimento stabilito a tal fine dalla stessa Legge Suprema.
La Spagna – qualora le Destre avessero disposto dei seggi necessari per assumere il Governo – si troverebbe dunque oggi virtualmente in guerra civile.
L’accordo tra la Sinistra nazionale e gli Indipendentisti ha evitato questo esito, e Puigdemont – il quale, in seguito al mandato di cattura da cui è stato colpito dopo avere proclamato l’Indipendenza della Catalogna, vive in esilio a Bruxelles – ha preteso che venisse stipulato precisamente nella Capitale del Belgio.
Nel merito, quanto ottenuto dal suo Partito è certamente molto, e costituisce un esempio importante per tutti i movimenti autonomisti dell’Europa Occidentale: l’intero gettito fiscale della Catalogna dovrà essere speso in questa Regione, il cui debito sovrano viene azzerato; la lingua catalana sarà parificata con lo Spagnolo tanto in sede nazionale quanto presso l’Unione Europea; le linee ferroviarie locali saranno gestite dalla Generalità; “last but not least”, un Garante neutrale - né spagnolo né catalano - sarà incaricato di arbitrare la corretta applicazione dell’accordo.
Questa clausola costituisce di per sé un implicito riconoscimento della Catalogna quale soggetto di Diritto Internazionale.
Sul tema di un nuovo eventuale referendum per l’Autodeterminazione, le parti registrano viceversa la loro discrepanza, ma il Governo centrale prende atto – pur senza condividerla – di tale rivendicazione.
Che verrà realizzata solo quando il discorso separatista sarà giunto a maturazione nell’intera Europa Occidentale.
Ciò spiega perché la Meloni, nel nome del suo conclamato centralismo, abbia tentato di fare vincere le elezioni ad Abascal.
Il quale grida ora al colpo di Stato, coinvolgendo implicitamente nelle sue accuse anche la persona del Re.
Il Sovrano ha invece operato impeccabilmente, incaricando di costituire il Governo il capo del secondo Partito più votato solo dopo che il “leader” dei Popolari aveva rassegnato il mandato, constatata l’impossibilità di raccogliere i voti necessari per l’investitura.
Risulta paradossale che la Sinistra ed i Separatisti, storicamente repubblicani, facciano causa comune con la Monarchia, mentre tale Istituzione viene invece contestata dalla Destra.
Il pericolo di guerra civile – sia pure meno grave che nel caso la Destra si trovasse al Governo – non è affatto scongiurato.
Abascal indice quotidianamente manifestazioni violente presso tutte le sedi del Partito Socialista: a Madrid – per sedarle – è dovuto intervenire l’Esercito.
Sono stati mobilitati – esattamente come fa da molti anni la Destra italiana – i “tifosi” del Calcio.
Che in molte parti d’Europa costituiscono una sorta di milizia paramilitare.
Ad Imperia – complici le disgrazie della nostra squadra di “Foot Ball” – provvedono i fanatici della Pallanuoto, forti dei loro agganci nel Comitato Olimpico.
Il che prospetta un connubio con gli Islamisti: per fortuna, non abbiamo una Comunità Israelitica.
Veniamo ora alla Sorella d’Italia.
Mussolini mandò il Generale Gambara, alla testa di alcune migliaia di “volontari” reclutati tra i fascisti più fanatici o più bisognosi di denaro (ai “Legionari” veniva corrisposto un miserrimo soldo) a dare man forte a Franco nella Guerra Civile.
Per fortuna – come diceva Marx – la storia, dopo la tragedia, si ripete in forma di farsa.
Giambruno, cacciato da Palazzo Chigi, non si arruolerà nella nuova Falange di Abascal.
Anche se la Meloni se lo sarebbe tolto volentieri dai piedi.
L’appoggio esplicito del nostro Governo ad un tentativo sedizioso intrapreso contro le legittime Autorità di uno Stato amico e alleato è destinato tuttavia a produrre gravi ripercussioni in Europa.
Nulla di simile era infatti mai accaduto in ambito occidentale a partire dal 1945.
L’avvento a Roma di un Governo guidato dall’estrema Destra si sta dunque rivelando destabilizzante per tutto il Continente.
Tanto più in quanto, fallito il tentativo di conquistare la Spagna, la Sorella d’Italia ritenterà l’operazione in Francia.
Dove l’avvento della Le Pen – o di chi per lei – significherebbe la fine dell’Unità Europea, e la trasformazione del Continente in un campo di battaglia tra democratici ed estremisti di Destra, tra fautori della società multiculturale e nazionalisti xenofobi, tra autonomisti e centralisti autoritari.
Speriamo di evitare questo esito, ma dobbiamo essere pronti ad affrontarlo.
Contrastando fin d’ora l’ingerenzismo del nostro Governo nella politica interna di altri Paesi dell’Unione.
Che cosa direbbe la Sorella d’Italia se gli Esecutivi stranieri di orientamento diverso dal suo appoggiassero un tentativo di sollevazione guidato dai Democratici?
Questo pericolo non esiste, dal momento che nella cosiddetta “Sinistra” si è scatenata la corsa a soccorrere il vincitore.
Per questo settore politico, quanto accaduto in Spagna costituisce un insegnamento molto importante, dimostrando come la logica dell’alternanza – connaturata con la democrazia rappresentativa – premia chi la pratica con coerenza.
Lo sbando in cui si trovano la Schlein e Compagni costituisce viceversa l’estrema degenerazione cui ci ha condotto la logica del Compromesso.
Che si “Storico” ha soltanto l’attuale disastro.
Davanti al quale vi è chi cerca scorciatoie, arruolandosi nei terroristi di Hamas, e chi viceversa si trasferisce con armi e bagagli nel campo avverso: come fanno i maggiorenti di Imperia del Partito Democratico.
I quali presentano come una grande vittoria politica le miserrime mance elargite dal Bassotto.
Per non parlare di certi “separatisti”.
Chiappori, dopo aver dato a “Grande Liguria” il calcio dell’asino, è stato premiato con l’acqua: che tuttavia né lui né Scajola sono in grado di trasformare in vino.
Mentre gli Indipendentisti catalani si accingono ad issare la loro bandiera su Barcellona, l’ex Proconsole di Bossi in Sicilia e successore di Verre marcia su San Bartolomeo al Mare.

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Mario Castellano  14/11/2023
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