La Signora Schlein è incorsa in un doppio infortunio...
La Signora Schlein è incorsa in un doppio infortunio.
Malgrado i Segretari Regionali avessero avvertito il Nazareno in merito alle difficoltà per convogliare a Roma i rispettivi parchi buoi, la Segretaria ha voluto ad ogni costo celebrare il suo comizio in una piazza del Popolo squallidamente semivuota.
Sopravvalutando evidentemente il proprio “appeal”, come si dice in una delle sue lingue.
Le sono però mancati perfino i professionisti del corteo, che un tempo la Roma “de Sinistra” produceva in abbondanza.
Di quel tempo glorioso rimangono soltanto le barbe.
Nel vano intento di riempire la piazza, è stata mobilitata – come era facile prevedere – la folta colonia dei Palestinesi residenti nell’Urbe, vogliosi di esibire il loro antisemitismo.
A costoro, però, è stato intimato di ammainare le bandiere.
Tale ambiguità può essere considerata il miglior simbolo della situazione in cui è ridotto il Partito: Gramsci si sta rivoltando nella tomba.
Per una volta diamo ragione a Sansonetti: il quale ha avuto buon gioco nel comparare il “flop” di Roma con la folla straripante dei Musulmani che hanno dilagato per le vie di Londra.
Gridando naturalmente consegne che noi non condividiamo assolutamente, ma almeno gli islamisti dimostrano di sapere che cosa vogliono.
I Democratici sanno invece soltanto che cosa non vogliono, vale a dire il regime personale della Meloni: contro la quale può essere mobilitato un solo soggetto sociale, cioè i non tutelati, che ormai rappresentano la maggioranza degli Italiani.
Non è però certamente in grado di chiamarli a raccolta un Partito che ormai da molti anni esprime i più tutelati di tutti, cioè i dipendenti pubblici, e per giunta soltanto quelli delle fasce più alte?
Se poi lasciamo da parte la valutazione delle possibili motivazioni sociali della protesta per considerare quelle di ordine morale, è peggio che andar di notte.
Quale idea dell’Italia hanno i Democratici, nel nome di quali valori ideali difendono una democrazia che i loro dirigenti hanno dapprima snaturato, disprezzando e distruggendo la prospettiva dell’alternativa, e poi hanno lasciato gestire ai tecnici della Banca d’Italia?
Si tratta di persone naturalmente rispettabili, ma costoro non hanno nulla da spartire con i movimenti che hanno animato in tutto il dopoguerra l’aspirazione dei nostri concittadini alla giustizia.
L’unico surrogato a questa mancanza tanto di ideali quanto di programmi rimane dunque la politica estera, naturalmente fondata sull’avversione a Israele.
La quale può costituire la bandiera dei Musulmani, dato che esprime la loro identità collettiva.
Alla quale gli Israeliti ne contrappongono – per loro e nostra fortuna - una ancora più forte.
L’Occidente cristiano non ne ha invece nessuna, e se ce l’ha ne prova vergogna, essendo nutrito del senso di colpa generato dal suo passato colonialista.
Su questo odio verso noi stessi sono stati versati i proverbiali fiumi di inchiostro, e non vogliamo aggiungere nulla a quanto già scritto.
Possiamo dunque rifarci ancora una volta ad un apologo già citato in passato, che però reca con sé degli insegnamenti sempre attuali.
Due Rabbini discussero una volta su quale fosse il precetto più importante contenuto nella Legge.
L’uno citò il Levitico, che dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”; l’altro gli contrappose il Primo Comandamento: “Non avrai altro Dio fuori di me”.
La storia del Novecento riflette, per chi sa decifrarla, questa discrepanza.
Tutte le grandi ideologie volevano giustificare le proprie aberrazioni con la pretesa di realizzare in questo mondo un ordine perfetto: tale per l’appunto da garantire il bene del prossimo, cioè dell’intera umanità.
Gli identitarismi, tanto etnici quanto religiosi, si basano invece sulla convinzione che il proprio Dio, il simbolo e incarnazione della specificità di ciascuno, sia l’unico degno di essere adorato, e perseguitano chi rifiuta di farlo.
Gli Israeliti hanno subito persecuzioni in ambedue queste fasi storiche, sono stati vittime di entrambe le tendenze.
Quando dominavano le ideologie totalitarie, essi venivano colpiti in quanto mantenevano la loro fede in un Dio collocato nella Trascendenza, e dunque non assimilabile ad alcun ideale terreno.
Il Professor Magnaghi, parlando al Congresso dell’Associazione di Amicizia tra Italia e Israele, ha ricordato come questa motivazione delle persecuzioni del Novecento coincidesse con quella usata quando venivano inflitte dai Pagani.
Gli Israeliti non adoravano le statue, in quanto credevano in un Dio invisibile, e per questo venivano considerati atei.
Quando al culto degli antichi dei, si sostituì, quello dei dittatori, si ripeté la persecuzione.
In tempi di identitarismo, gli Ebrei sono viceversa discriminati a causa della loro differenza.
Soprattutto da parte di chi crede nel loro stesso Dio, ma non tollera il rapporto stabilito dall’Alleanza con Abramo.
Ci domandiamo a quale tra queste due motivazioni si richiami l’attuale antiebraismo espresso da certa “Sinistra”, cui la dirigenza democratica aderisce in modo tartufesco, senza dimostrare la coerenza necessaria per trarne tutte le conseguenze.
L’antisemitismo proprio dei Musulmani si basa ovviamente sulla loro identità, e si alimenta di un contenzioso fondato tanto sul Corano quanto sulla controversia riguardante i Luoghi Santi: il Monte del Tempio degli uni è il Nobile Santuario degli altri.
Dopo avere doverosamente ripetuto che rigettiamo l’antisemitismo a prescindere dalle sue motivazioni, osserviamo che quello della nostra cosiddetta “Sinistra” risulta oltremodo generico.
Vi si riflette infatti tanto la tendenza ad imitare altri soggetti quanto la coazione a ripetere le malintese “solidarietà” verso ogni sorta di cause esotiche cui dedicare i propri periodici cortei.
Nonché i propri slogan, che costituiscono per loro natura l’antitesi del ragionamento.
Il nostro Segretario Federale del Partito Comunista si vantava di saper solo gridare degli slogan nei comizi: ciò spiega la sparizione pressoché totale dei suoi seguaci.
Dati questi precedenti, nei Democratici non vi è più traccia della pur minima elaborazione ideologica, ed anzi di qualsivoglia cultura politica: salvo naturalmente considerare tale una generica esterofilia, che tuttavia non comporta nessuna adesione alla democrazia rappresentativa quale fu concepita dal pensiero liberaldemocratico occidentale.
La Schlein ha conquistato la Segreteria solo perché colleziona passaporti stranieri, conosce le lingue estere e si veste secondo i canoni – soprattutto cromatici - della “haute couture” internazionale.
L’antisemitismo praticato dalle parti del Nazareno non si nutre dunque di alcuna utopia internazionalista, come quelle invocate nel passato per cancellare le differenze tra i popoli.
Né questa tendenza si nutre dell’identitarismo: quello italico della Meloni è inventato di sana pianta, si riduce ad una stanca ripetizione di rimembranze risorgimentali che non trovano neanche più riscontro nei libri di testo delle Elementari, ma resta in vigore come ispirazione dei suoi Fratelli.
L’identitarismo islamico conduce viceversa ad un esotismo certamente sgradito da “chi vò fa’ l’americano”.
La Schlein si trova certamente più a suo agio in un locale di lusso vegano, macrobiotico o vegetariano piuttosto che in un “Doner Kebab”, le cui specialità fanno ingrassare soltanto a nominarle: non si deve parlare di corda in casa dell’impiccato.
I Musulmani che sfilano numerosi e agguerriti per le Città dell’Occidente emanano un forte odore di aglio e di “couscous”.
I dirigenti democratici di Imperia – i quali hanno per l’appunto la puzza sotto il naso, e considerano inadeguato al loro rango ogni locale meno lussuoso di “Braccioforte” – si sono dunque tenuti alla larga dalla loro sfilata.
Quelli di Roma hanno dovuto invece tollerarli per “fare massa”, ma con i labari abbassati.
Ricordiamo l’inno risorgimentale: “Senza divise, senza bandiere, e per quartiere i cieli chiari”.
Il cromatismo influisce sulle scelte della Segretaria non solo per quanto attiene ai vestiti.
L’antisemitismo della “Sinistra” risulta in conclusione carente di motivazioni.
Il motto cui si ispirano i suoi dirigenti è sempre quello immortalato da Ferrini: “Non lo so, ma mi adeguo”.

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Mario Castellano  14/11/2023
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