Oggi si svolge a Roma la manifestazione “nazionale” contro la violenza sulle donne...
Oggi si svolge a Roma la manifestazione “nazionale” contro la violenza sulle donne.
La causa è nobilissima, ma – come sempre avviene quando ogni persona sensata può soltanto dichiararsi d’accordo – questa mobilitazione risulta perfettamente inutile.
Le concentrazioni ed i cortei servono soltanto se la causa che intendono promuovere è divisiva: fatto salvo il doveroso rispetto per le convinzioni altrui, il loro scopo consiste nel misurare la consistenza numerica e la determinazione di chi si riconosce in una certa posizione.
Questo prò non vale quando si manifesta genericamente “per la Pace”.
Posto che in ogni conflitto – potenziale o già in atto – ciascuna delle parti ha (o sostiene di avere) le sue motivazioni, quando si scende in piazza con la speranza di impedire lo scoppio delle ostilità – o di farle cessare – si finisce inevitabilmente per favorire non già chi ha più ragione, bensì chi è più forte: o quanto meno chi ha interesse a mantenere una certa situazione di fatto.
C’è un libro di Jean Paul Sartre – a nostro avviso quello più valido dal punto di vista politico, se non dal punto di vista estetico – di cui raccomandiamo la lettura a tutti i generici pacifisti.
L’opera si intitola “Le Sursis”, tradotto non precisamente in italiano con “Il Rinvio”, ed è ambientato a Parigi nei giorni in cui si riuniva la Conferenza di Monaco.
La cui conclusione sollevò un grande entusiasmo popolare, in quanto molti ritennero che la pace fosse stata salvata regalando a Hitler i Sudeti e sacrificando la Cecoslovacchia.
Su questo esito si ricordano due sentenze, una pronunziata da Churchill, e l’altra da Daladier.
Il futuro Primo Ministro della Gran Bretagna, rivolgendosi ai governanti del suo Paese, disse: “Avete creduto di evitare la guerra al prezzo del disonore: avrete la guerra e il disonore”.
Il Presidente del Consiglio francese, quando il suo aereo stava atterrando a Parigi, venne informato che l’aeroporto era gremito di manifestanti, e credette che costoro protestassero contro di lui.
Avendo saputo che erano viceversa accorsi per osannarlo, disse: “Che coglioni!”
Su questa frase termina il racconto di Sartre, che si sviluppa descrivendo con ironia le iniziative dei pacifisti francesi.
I quali credevano di prescindere da due valutazioni: in primo luogo, su chi avesse ragione e chi avesse torto; in secondo luogo, se la capitolazione delle democrazie avrebbe impedito veramente la guerra, oppure l’avrebbe resa più probabile e più disastrosa.
Poiché la solidarietà con le donne vittime di violenze da parte degli uomini è certamente doverosa, ma in tanto risulta efficace in quanto si esprime in gesti concreti anziché nel gridare degli slogan, i dirigenti del Partito Democratico hanno aggiunto alla manifestazione di Roma un’altra motivazione: la folla convenuta al Circo Massimo invocherà – “ça va sans dire” – la Pace.
Il che – salvo le dovute eccezioni, causate dalla ingenuità, ovvero dalla completa ignoranza della situazione – significa soltanto una cosa: esigere che Israele cessi le ostilità.
Ammesso che le Autorità di Gerusalemme accettino questa sollecitazione, quali conseguenze concrete avrebbe una simile decisione?
Quella di lasciare intatta – o comunque solo parzialmente menomata – la capacità di un gruppo terrorista di perseguire il suo obiettivo dichiarato, che consiste nella distruzione del loro Paese.
Tale intenzione si è già manifestata con una azione rivolta in particolare contro le donne: le quali sono state uccise oscenamente, violentate e umiliate in ogni modo possibile.
Una manifestazione di solidarietà nei confronti del loro sesso dovrebbe dunque includere quanto meno la protesta contro simili misfatti: che non si giustificano neanche in una situazione di guerra.
Agli organizzatori della dimostrazione è stato dunque opportunamente richiesto un chiarimento su questo punto.
Anziché includere nella loro protesta gli atti consumati da Hamas, costoro hanno però emesso un comunicato che riconosce le asserite ragioni di questo Movimento.
Se così stanno le cose, chi voleva scendere in piazza in favore delle donne farebbe bene a ritirare la propria adesione: la solidarietà con le vittime della violenza maschile viene infatti usata come specchietto per le allodole per manifestare la propria adesione ad una delle due tesi attualmente in conflitto.
Le quali si qualificano come altrettanti postulati, da cui discendono le rispettive inevitabili conseguenze.
Alcuni partono dal presupposto che lo Stato di Israele non ha diritto ad esistere, in barba al principio di autodeterminazione, e quindi chi tenta di distruggerlo ha ragione: per cui la strage cui abbiamo assistito deve essere considerata un atto di resistenza, come tale lecito dal punto di vista tanto della morale quanto del Diritto.
Sull’altro versante si collocano quanti – come noi – ritengono viceversa che lo Stato di Israele abbia diritto ad esistere: il che comporta il conseguente diritto ad esercitare l’autodifesa, e - “last but not least” – quello di decidere, in conformità con le norme internazionali, con quali mezzi perseguire tale scopo.
In mezzo, ci sono soltanto coloro che si barcamenano: con maggiore o minore ipocrisia.
Come quanti, nell’ottobre del 1938, ritenevano giusto sacrificare i diritti della Cecoslovacchia.
Traendone la conseguenza che il suo territorio poteva essere menomato.
Nel novero di costoro si colloca oggi la Signora Schlein.
Noi abbiamo sempre rifiutato di prendere la tessera del suo Partito, e questa si rivela “a posteriori” una delle poche decisioni giuste che abbiamo compiuto nella nostra vita.
Tralasciamo i comportamenti ostili dei dirigenti locali, che sono arrivati a boicottare la presentazione del nostro libro, e guardiamo a quanto di ben più grave viene perpetrato in queste ore.
La Schlein si colloca dalla parte di coloro che negano il diritto dello Stato di Israele all’esistenza, come affermato espressamente nel comunicato emesso dagli organizzatori della manifestazione di Roma, che fa propria la posizione di Hamas.
Dopo la sua pubblicazione, l’adesione del Partito Democratico non è stata ritirata, né i suoi dirigenti hanno espresso alcun distinguo.
Da ciò si evince che la Segretaria, non avendo il coraggio di aderire ai cortei organizzati dagli Islamisti, assimila le loro rivendicazioni a quelle delle femministe.
Molti anni fa, ci venne chiesto dalla Professoressa Oddone di esprimerci sul referendum abrogativo della Legge sull’aborto.
Noi rispondemmo a tale richiesta chiarendo in un articolo che riconoscevamo – in quanto Cattolici liberali – la facoltà dello Stato di regolare i rapporti tra le persone senza necessariamente adeguarsi al precetto proprio di alcuna confessione religiosa.
Tanto bastò per farci inserire – a nostra insaputa e contro la nostra volontà – tra gli aderenti ad un Comitato in difesa dell’aborto.
Rispetto a questa pratica siamo stati invece sempre contrari.
La stessa persona che aveva commesso questa scorrettezza ispirò la Circolare emanata dalla Regione Liguria, in base alla quale la Legge veniva interpretata in pratica come prescrittiva – e non facoltativa - dell’interruzione della gravidanza.
Ora chi cade nel tranello teso dalla Schlein va al Circo Massimo per dimostrare solidarietà con le donne, ma finisce per esprimersi – suo malgrado – in favore del terrorismo.
La famosa doppiezza togliattiana è ormai decaduta, nei tardi epigoni del “Migliore”, a praticare furbizie degne dei bambini dell’asilo.
Un’ultima annotazione riguarda la “Sinistra” locale.
I cui dirigenti si dividono – anche in base all’appartenenza degli uni al Partito Democratico e degli altri ai gruppi fiancheggiatori – tra quanti si dedicano al mercimonio con la parte politica avversa e quanti viceversa si occupano di conferire a tale comportamento una giustificazione ideologica.
L’Antifascismo è stato usato prima per aderire alla causa della “Grande Serbia”, poi a quella della “Grande Russia”.
Ora si usa l’opposizione allo “imperialismo” per giustificare e praticare l’antisemitismo.
A questi sotterfugi sono addetti certi soggetti noti per la loro androginia.
Rivelano una ben maggiore onestà intellettuale quanti sfilano in corteo per sostenere Hamas.
Per non parlare del fatto che costoro – a differenza dei Democratici - dimostrano di avere un seguito.
L’Occidente rischia di cadere in una situazione di guerra civile strisciante, a causa del terrorismo praticato dagli estremisti musulmani.
Chi tiene il piede in due staffe finisce sempre per rompersi i coglioni.
Oggi si svolge a Roma la manifestazione “nazionale” contro la violenza sulle donne.
La causa è nobilissima, ma – come sempre avviene quando ogni persona sensata può soltanto dichiararsi d’accordo – questa mobilitazione risulta perfettamente inutile.
Le concentrazioni ed i cortei servono soltanto se la causa che intendono promuovere è divisiva: fatto salvo il doveroso rispetto per le convinzioni altrui, il loro scopo consiste nel misurare la consistenza numerica e la determinazione di chi si riconosce in una certa posizione.
Questo prò non vale quando si manifesta genericamente “per la Pace”.
Posto che in ogni conflitto – potenziale o già in atto – ciascuna delle parti ha (o sostiene di avere) le sue motivazioni, quando si scende in piazza con la speranza di impedire lo scoppio delle ostilità – o di farle cessare – si finisce inevitabilmente per favorire non già chi ha più ragione, bensì chi è più forte: o quanto meno chi ha interesse a mantenere una certa situazione di fatto.
C’è un libro di Jean Paul Sartre – a nostro avviso quello più valido dal punto di vista politico, se non dal punto di vista estetico – di cui raccomandiamo la lettura a tutti i generici pacifisti.
L’opera si intitola “Le Sursis”, tradotto non precisamente in italiano con “Il Rinvio”, ed è ambientato a Parigi nei giorni in cui si riuniva la Conferenza di Monaco.
La cui conclusione sollevò un grande entusiasmo popolare, in quanto molti ritennero che la pace fosse stata salvata regalando a Hitler i Sudeti e sacrificando la Cecoslovacchia.
Su questo esito si ricordano due sentenze, una pronunziata da Churchill, e l’altra da Daladier.
Il futuro Primo Ministro della Gran Bretagna, rivolgendosi ai governanti del suo Paese, disse: “Avete creduto di evitare la guerra al prezzo del disonore: avrete la guerra e il disonore”.
Il Presidente del Consiglio francese, quando il suo aereo stava atterrando a Parigi, venne informato che l’aeroporto era gremito di manifestanti, e credette che costoro protestassero contro di lui.
Avendo saputo che erano viceversa accorsi per osannarlo, disse: “Che coglioni!”
Su questa frase termina il racconto di Sartre, che si sviluppa descrivendo con ironia le iniziative dei pacifisti francesi.
I quali credevano di prescindere da due valutazioni: in primo luogo, su chi avesse ragione e chi avesse torto; in secondo luogo, se la capitolazione delle democrazie avrebbe impedito veramente la guerra, oppure l’avrebbe resa più probabile e più disastrosa.
Poiché la solidarietà con le donne vittime di violenze da parte degli uomini è certamente doverosa, ma in tanto risulta efficace in quanto si esprime in gesti concreti anziché nel gridare degli slogan, i dirigenti del Partito Democratico hanno aggiunto alla manifestazione di Roma un’altra motivazione: la folla convenuta al Circo Massimo invocherà – “ça va sans dire” – la Pace.
Il che – salvo le dovute eccezioni, causate dalla ingenuità, ovvero dalla completa ignoranza della situazione – significa soltanto una cosa: esigere che Israele cessi le ostilità.
Ammesso che le Autorità di Gerusalemme accettino questa sollecitazione, quali conseguenze concrete avrebbe una simile decisione?
Quella di lasciare intatta – o comunque solo parzialmente menomata – la capacità di un gruppo terrorista di perseguire il suo obiettivo dichiarato, che consiste nella distruzione del loro Paese.
Tale intenzione si è già manifestata con una azione rivolta in particolare contro le donne: le quali sono state uccise oscenamente, violentate e umiliate in ogni modo possibile.
Una manifestazione di solidarietà nei confronti del loro sesso dovrebbe dunque includere quanto meno la protesta contro simili misfatti: che non si giustificano neanche in una situazione di guerra.
Agli organizzatori della dimostrazione è stato dunque opportunamente richiesto un chiarimento su questo punto.
Anziché includere nella loro protesta gli atti consumati da Hamas, costoro hanno però emesso un comunicato che riconosce le asserite ragioni di questo Movimento.
Se così stanno le cose, chi voleva scendere in piazza in favore delle donne farebbe bene a ritirare la propria adesione: la solidarietà con le vittime della violenza maschile viene infatti usata come specchietto per le allodole per manifestare la propria adesione ad una delle due tesi attualmente in conflitto.
Le quali si qualificano come altrettanti postulati, da cui discendono le rispettive inevitabili conseguenze.
Alcuni partono dal presupposto che lo Stato di Israele non ha diritto ad esistere, in barba al principio di autodeterminazione, e quindi chi tenta di distruggerlo ha ragione: per cui la strage cui abbiamo assistito deve essere considerata un atto di resistenza, come tale lecito dal punto di vista tanto della morale quanto del Diritto.
Sull’altro versante si collocano quanti – come noi – ritengono viceversa che lo Stato di Israele abbia diritto ad esistere: il che comporta il conseguente diritto ad esercitare l’autodifesa, e - “last but not least” – quello di decidere, in conformità con le norme internazionali, con quali mezzi perseguire tale scopo.
In mezzo, ci sono soltanto coloro che si barcamenano: con maggiore o minore ipocrisia.
Come quanti, nell’ottobre del 1938, ritenevano giusto sacrificare i diritti della Cecoslovacchia.
Traendone la conseguenza che il suo territorio poteva essere menomato.
Nel novero di costoro si colloca oggi la Signora Schlein.
Noi abbiamo sempre rifiutato di prendere la tessera del suo Partito, e questa si rivela “a posteriori” una delle poche decisioni giuste che abbiamo compiuto nella nostra vita.
Tralasciamo i comportamenti ostili dei dirigenti locali, che sono arrivati a boicottare la presentazione del nostro libro, e guardiamo a quanto di ben più grave viene perpetrato in queste ore.
La Schlein si colloca dalla parte di coloro che negano il diritto dello Stato di Israele all’esistenza, come affermato espressamente nel comunicato emesso dagli organizzatori della manifestazione di Roma, che fa propria la posizione di Hamas.
Dopo la sua pubblicazione, l’adesione del Partito Democratico non è stata ritirata, né i suoi dirigenti hanno espresso alcun distinguo.
Da ciò si evince che la Segretaria, non avendo il coraggio di aderire ai cortei organizzati dagli Islamisti, assimila le loro rivendicazioni a quelle delle femministe.
Molti anni fa, ci venne chiesto dalla Professoressa Oddone di esprimerci sul referendum abrogativo della Legge sull’aborto.
Noi rispondemmo a tale richiesta chiarendo in un articolo che riconoscevamo – in quanto Cattolici liberali – la facoltà dello Stato di regolare i rapporti tra le persone senza necessariamente adeguarsi al precetto proprio di alcuna confessione religiosa.
Tanto bastò per farci inserire – a nostra insaputa e contro la nostra volontà – tra gli aderenti ad un Comitato in difesa dell’aborto.
Rispetto a questa pratica siamo stati invece sempre contrari.
La stessa persona che aveva commesso questa scorrettezza ispirò la Circolare emanata dalla Regione Liguria, in base alla quale la Legge veniva interpretata in pratica come prescrittiva – e non facoltativa - dell’interruzione della gravidanza.
Ora chi cade nel tranello teso dalla Schlein va al Circo Massimo per dimostrare solidarietà con le donne, ma finisce per esprimersi – suo malgrado – in favore del terrorismo.
La famosa doppiezza togliattiana è ormai decaduta, nei tardi epigoni del “Migliore”, a praticare furbizie degne dei bambini dell’asilo.
Un’ultima annotazione riguarda la “Sinistra” locale.
I cui dirigenti si dividono – anche in base all’appartenenza degli uni al Partito Democratico e degli altri ai gruppi fiancheggiatori – tra quanti si dedicano al mercimonio con la parte politica avversa e quanti viceversa si occupano di conferire a tale comportamento una giustificazione ideologica.
L’Antifascismo è stato usato prima per aderire alla causa della “Grande Serbia”, poi a quella della “Grande Russia”.
Ora si usa l’opposizione allo “imperialismo” per giustificare e praticare l’antisemitismo.
A questi sotterfugi sono addetti certi soggetti noti per la loro androginia.
Rivelano una ben maggiore onestà intellettuale quanti sfilano in corteo per sostenere Hamas.
Per non parlare del fatto che costoro – a differenza dei Democratici - dimostrano di avere un seguito.
L’Occidente rischia di cadere in una situazione di guerra civile strisciante, a causa del terrorismo praticato dagli estremisti musulmani.
Chi tiene il piede in due staffe finisce sempre per rompersi i coglioni.

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Mario Castellano  03/12/2023
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