Il polverone sollevato dall’Opposizione in seguito alla esibizione di nostalgismo inscenata dalla Destra romana ad Acca Larenzia non coglie la vera sostanza del problema.
Il polverone sollevato dall’Opposizione in seguito alla esibizione di nostalgismo inscenata dalla Destra romana ad Acca Larenzia non coglie la vera sostanza del problema.
Quando anche venissero abbandonati i saluti romani e le altre imitazioni dei costumi propri del Ventennio, rimarrebbe il contenzioso – ben più grave e sostanziale – riguardante la interpretazione della nostra vicenda nazionale.
Chi si occupa della Storia come scienza, e quindi la legge senza lasciarsi condizionare dalle passioni, deve riconoscere che il Fascismo costituì l’unica soluzione possibile – nel contesto di allora – al problema posto dalla Prima Guerra Mondiale.
Avendo le masse fatto irruzione sullo scenario politico – riservato in precedenza ad un ristretto ceto magnatizio – occorreva inserirle nello Stato.
I Socialisti e i Popolari, tanto per la loro immaturità quanto per la loro reciproca incompatibilità, non ci riuscirono.
Ci riuscì invece Mussolini, sia pure al prezzo di sottometterle ad una disciplina ideologica totalitaria e ad un inquadramento paramilitare.
Ciò non toglie che – sia pure imponendo un prezzo molto esoso - il Duce abbia risolto il problema.
Ogni italiano che ha risieduto o viaggiato all’estero si è sentito rivolgere l’inevitabile domanda su che cosa pensi del Fascismo.
Noi, in base al discorso che qui abbiamo ancora una volta riassunto, abbiamo sempre risposto che si trattò a suo modo di un fenomeno progressivo.
Il contenzioso con la Meloni non riguarda tanto l’idealizzazione di quella esperienza, cui la Presidente del Consiglio è indotta dalla sua formazione.
Esso riguarda piuttosto quanto è accaduto dal 25 luglio del 1943 fino al giorno in cui questa Signora si è insediata a Palazzo Chigi: cioè, per settantotto anni.
Durante i quali si è tentato di costruire una democrazia.
Il che significava mantenere le masse inserite nello Stato, ma liberandole da ogni tutela autoritaria.
Che questo tentativo sia fallito, lo ha implicitamente riconosciuto la vecchia classe dirigente nel momento stesso in cui Draghi si è fatto da parte permettendo alla Meloni l’accesso al potere.
Cui la Signora si è affrettata a dare un fondamento ideologico: che non consiste nella restaurazione del Fascismo, quanto piuttosto nella liquidazione di quanto avvenuto dopo di allora, considerandolo “tout cout” come decadenza e degenerazione.
Cui occorre dunque porre rimedio, eliminando una eredità ritenuta perniciosa.
I convenuti ad Acca Larenzia non sono pericolosi per il loro nostalgismo: se si trattasse solo di questo, saremmo davanti ad un fenomeno folcloristico.
Costoro erano inquadrati militarmente: chi si accorge del saluto romano, e non di questo fatto – ben più preoccupante - dimostra di non cogliere il pericolo.
Che non consiste in una Restaurazione, bensì nella fondazione di un ordine autoritario diverso da quello proprio del Ventennio.
Per edificarlo, non ci sarà peraltro bisogno di usare la forza, come avvenne dopo la Prima Guerra Mondiale: basterà esibirla.
Le dittature si affermano con dei colpi di Stato, mentre le democrature si instaurano rispettando – e mantenendo in vita formalmente – le Istituzioni preesistenti.
Esse però si fondano su di un nuovo blocco sociale.
Che peraltro è già in via di formazione.
La Mittal disinveste in Italia: se lo fanno le grandi Società nazionali, come la FIAT, non ci si deve scandalizzare per come si comportano gli stranieri.
I Sindacati implorano a questo punto il Governo di statalizzare le acciaierie, cioè di trasformare gli attuali lavoratori dell’industria privata in dipendenti statali.
La Meloni acconsentirà alla richiesta, sia pure licenziandone una parte, come è successo per l’ex Alitalia.
A questo punto, il Governo avrà trasformato migliaia di potenziali disoccupati in propri sostenitori.
Mussolini fece lo stesso creando dei poli industriali laddove le “Inique Sanzioni”, colpendo le nostre esportazioni, avevano causato della disoccupazione.
A tale funzione provvide l’IRI, affidata all’ex socialista Beneduce.
Questo carrozzone venne sbaraccato da Prodi, il quale – essendo fautore dell’economia di mercato – ritenne che lo Stato non potesse continuare a produrre tutto, dalle automobili ai panettoni.
La vittoria della Destra segna invece il ritorno al capitalismo assistito.
La Sinistra, però, applaude, rimangiandosi la sua revisione ideologica: come fece a suo tempo la platea della CGIL ricevendo la Meloni.
La quale a suo modo contraccambia l’ovazione.
Tra i neofascisti dichiarati ed inquadrati militarmente di Acca Larenzia e gli operai di Taranto trasformati “non gré mal gré” in meloniani esiste un comune destino: essere entrambi arruolati nel seguito di un regime tanto autoritario quanto assistenziale e paternalista.
Capace però di amministrare il consenso sociale.
Il cavallo di battaglia del Partito Comunista di Imperia fu per decenni la richiesta di installare nella nostra Città una industria a Partecipazione Statale.
Questa bandiera gli venne tolta proprio da Prodi, cioè dall’unico dirigente della Sinistra che riuscì a vincere una elezione.
Nel frattempo, i Comunisti imperiesi si erano però dati da fare per liquidare le industrie private.
Segno che anch’essi propendevano per il capitalismo assistito.
Che trasferisce la selezione delle persone da assumere dagli odiati “Padroni del Vapore” ai Signori delle tessere.
Quali erano e sono precisamente i funzionari delle Federazioni.
Poiché però costoro non controllano il Governo, sarà la Meloni a decidere chi potrà lavorare.
I dirigenti del Partito Comunista divengono così dei Generali senza soldati.
Cui non rimane – per sbarcare il lunario - che mendicare qualche consulenza.
La Paita, giustamente accusata di tradimento per quanto perpetrato in occasione delle Regionali, ha cortesemente invitato i Democratici – parlando con “Il Secolo XIX” - a verificare chi è stato chiamato a dare per l’appunto delle “consulenze” al Porto di Genova.
Questo spiega per quale motivo l’Opposizione non esiste.
Per quanto riguarda la Destra, constatiamo che il “pendant” dei paramilitari di Acca Larenzia è costituito, dalle nostre parti, dai “tifosi” della Pallanuoto.
Non a caso la prima uscita pubblica di tali soggetti ebbe luogo a suo tempo nelle “curve” degli stadi.
Gli strumenti repressivi vengono però esibiti senza bisogno di usarli.
Dopo il 1922, i lavoratori passarono dalla CGIL ai Sindacati fascisti.
Questo avvenne in quel tempo come conseguenza di una guerra civile perduta.
Oggi lo stesso spostamento, avendo luogo senza violenza, permette alla Destra di costituire il proprio blocco sociale.
Sun Tzu diceva che il migliore stratega è chi vince senza fare la guerra

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Mario Castellano  10/1/2024
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