In occasione del nostro ultimo colloquio, un autorevole dirigente della Comunità Israelitica ci ha fatto notare un dato statistico molto significativo....
In occasione del nostro ultimo colloquio, un autorevole dirigente della Comunità Israelitica ci ha fatto notare un dato statistico molto significativo.
I Cristiani residenti nei Paesi del Medio Oriente, che alla fine del periodo coloniale rappresentavano circa il tredici per cento della popolazione, sono ridotti attualmente al tre per cento, e la loro diminuzione continua inarrestabile.
A nostra volta, abbiamo fatto notare all’interlocutore che i superstiti rappresentanti di queste comunità – più antiche di quelle dell’Occidente, risalendo agli albori dell’Età Apostolica - sono ormai quasi tutti anziani: i giovani emigrano, a causa della pressione ambientale e della impossibilità di trovare lavoro per chi non sia musulmano.
L’ostilità nei confronti dei Cristiani si basa su due fattori: uno è costituito dalla incapacità – vuoi per limiti culturali, vuoi per una ostilità nei confronti dell’Occidente che porta ad assimilarli agli Israeliti – di distinguere tra quanti vengono genericamente classificati come “infedeli”; l’altro è rappresentato dal ricordo del pur breve dominio europeo – limitato al periodo tra le due guerre – nel corso del quale maturò la convinzione, comunque errata, che i nostri correligionari fossero da considerare come collaborazionisti dei Francesi e degli Inglesi.
Questo non risulta assolutamente vero, dato che l’ida stessa della Indipendenza - come anche l’aspirazione al Panarabismo - vennero concepite nell’ambiente dell’intellettualità borghese, in gran parte per l’appunto cristiana.
Michel Aflaq, un melchita siriano, fu l’ideatore ed il fondatore del Baath, Partito di ispirazione laica e socialista, che propugnava un nazionalismo in cui potessero riconoscersi tanto i Cristiani quanto i Musulmani.
Nella fase in cui il nazionalismo palestinese ebbe in buona parte una ispirazione comunista, molti tra i suoi dirigenti erano anch’essi cristiani, come Hawatmeh ed Habbash.
Solo in seguito ha preso il sopravvento l’orientamento islamista.
Non è casuale - come abbiamo fatto notare al nostro interlocutore – che la strage del Sette Ottobre sia stata perpetrata nell’anniversario della battaglia di Lepanto: con la quale gli Israeliti non hanno nulla a che vedere, ma che viene considerata come un momento dello scontro con l’Occidente risalente addirittura alle Crociate.
“Crociati” è appunto la designazione dispregiativa usata dagli islamisti riferendosi ai Cristiani.
I quali non celebrano più da molto tempo le ricorrenze di Poitiers e, per l’appunto, di Lepanto: solo qualche tradizionalista si riunisce ogni anno sul Kahlemberg per commemorare la fine dell’assedio di Vienna.
I Turchi festeggiano invece ogni anno con grande solennità l’anniversario della presa di Costantinopoli, in cui svolgono un ruolo particolare i bambini, educati nel duplice orgoglio nazionale e religioso.
Il loro travestimento nelle uniformi dell’epoca non ha nulla a che vedere né con le rievocazioni storiche delle battaglie del passato, né tanto meno con il Carnevale: si tratta invece di un gesto identitario.
Il Papa è amico personale di Tantawi, lo Sceicco dell’Università di Al Azhar.
Detto “en passant”, questa Autorità religiosa, considerata - sia pure non ufficialmente - la massima istanza del Islam sunnita, ha approvato l’azione di Hamas: senza prendere le distanze da quelli che anche l’osservatore più benevolo definirebbe quanto meno come degli eccessi.
Si tratta dello stesso personaggio davanti al quale il Papa, rendendogli visita al Cairo, proclamò che tra Musulmani e Cristiani veniva stipulata una “alleanza”.
Le alleanze non sono necessariamente rivolte contro qualcuno, ma si giustificano quanto meno con la necessità di difendere ciò che viene considerato come un bene condiviso.
Nel caso dell’alleanza stipulata al Cairo, si tratta necessariamente degli interessi e delle aspirazioni propri dei popoli del Meridione del mondo, già soggetti al Colonialismo.
Si tratta dunque di un patto per così dire trasversale, destinato inevitabilmente a dividere i Cristiani.
Questa contraddizione assume però nel Medio Oriente le caratteristiche di una guerra, che il Papa teme giustamente possa divenire mondiale.
Fin dove può reggere l’alleanza, se la si colloca in tale prospettiva?
Un punto fermo, una linea che non può assolutamente essere sorpassata, è costituito dal rispetto del principio di Autodeterminazione.
Che vale per tutti o non vale per nessuno, e dunque non può essere negato per lo Stato di Israele.
I contenuti dell’alleanza, in sé positiva, dovrebbero dunque essere precisati da parte della Santa Sede.
La quale viceversa non solleva obiezioni neanche per le pressioni esercitate sui Cristiani del Medio Oriente affinché se ne vadano.
È vero che non si tratta dell’atteggiamento ufficiale di nessuno Stato, ma risulta altrettanto vero che le Autorità civili non muovono un dito per difendere i nostri correligionari.
In questo modo, il conflitto tra Nord e Sud del mondo finisce oggettivamente per assumere le caratteristiche di una guerra di religione.
Che è già stata dichiarata contro gli Israeliti.
Dei quali il Papa ha solennemente dichiarato che sono tuttora il Popolo Eletto, e che questa loro condizione non è venuta meno con l’apparizione di Gesù Cristo, considerato dai Cristiani come il Messia.
La promessa, fatta da Dio ad Abramo, della Terra detta appunto di Israele vale dunque tutt’ora, ma l’Islam non la riconosce come valida.
Siamo dunque in presenza di contraddizioni insolubili.
Si potrebbe però quanto meno rivendicare il rispetto della libertà di culto.
Che viene tuttavia calpestata, non soltanto in Africa.
In Nicaragua, Ortega è riuscito finalmente ad espellere il Vescovo di Matagalpa, il quale aveva preferito il carcere all’esilio.
Come fu fatto a suo tempo per il Cardinale Minzenty, la Santa Sede gli ha imposto – “pro bono pacis” – l’obbedienza.
Non siamo però in presenza di un contenzioso tra lo Stato e la Chiesa simile a quelli che avevamo conosciuto sotto il Comunismo.
Ortega, ispirato da sua moglie, una praticante della magia nera e dei culti ancestrali che ha ordinato l’incenerimento della venerata immagine del Sangue di Cristo, oggetto fin dalla conquista spagnola di grande venerazione popolare, intende sradicare il Cristianesimo, ritenendolo un portato ed una imposizione del dominio coloniale.
Anche Ortega, però, è considerato dalla Santa Sede come un alleato.
Agli alleati è lecito chiedere il rispetto dei propri diritti.
Per che cosa altrimenti si è scelto di combattere insieme?

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Mario Castellano  5/2/2024
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