Poiché il nostro articolo di ieri, soprattutto a causa dei riferimenti ai rapporti tra il Partito Comunista ed il nostro Paese di adozione, ha causato una reazione particolarmente risentita negli ambienti “democratici”, aggiungiamo a quanto già esposto un dettaglio non irrilevante.
Poiché il nostro articolo di ieri, soprattutto a causa dei riferimenti ai rapporti tra il Partito Comunista ed il nostro Paese di adozione, ha causato una reazione particolarmente risentita negli ambienti “democratici”, aggiungiamo a quanto già esposto un dettaglio non irrilevante.
La nostra partenza per Managua venne ritardata, da parte della dirigenza genovese dell’Associazione per l’Amicizia col Nicaragua, per dare tempo ad un Consigliere Regionale dell’estrema Sinistra di compiere un periplo – naturalmente turistico – in tale Paese.
Si diede il caso che costui – al fine di accattivarsi la simpatia della Polizia Politica locale - non solo annunziò il nostro successivo arrivo, comunque già programmato, bensì la mise in guardia dalla nostra persona.
Benché ci fossimo incontrati con lui solo occasionalmente, costui ci qualificò – “ça va sans dire” – come uno spione.
In cambio di tale delazione, naturalmente falsa, gli venne assegnata una automobile, con cui l’uomo venne scorrazzato in lungo e in largo a su piacimento.
All’epoca, non c’era in Nicaragua neanche il combustibile necessario per portare all’ospedale i malati gravi.
Quanto a noi, appena arrivati, venimmo portati in una base segreta della “Seguridad del Estado”, dove fummo sottoposti ad interrogatorio dalle nove del mattino alle nove di sera.
Se il Partito Democratico avesse veramente cambiato la sua politica estera rispetto a questo passato, oggi sarebbe al Governo al posto della Meloni.
Invece manda ancora in giro per il mondo i personaggi come la Signorina di Milano.
Questa volta, però, è scoppiato lo scandalo.
Ci pentiamo amaramente per non averlo suscitato noi a suo tempo.


L’attuale Sindaco di Imperia, nell’unico periodo della nostra vita in cui avemmo occasione di collaborare con lui, si lanciò verso la parte occidentale della nostra Provincia, avendo ricevuto da Taviani l’incarico di espugnarla per conto della sua corrente.
La roccaforte degli “Scelbiani”, i quali facevano riferimento a Lucifredi e contavano tra i loro esponenti locali il Senatore Zaccari, uomo preparato ed integerrimo, nonché tale Napoleone (“nomen, omen”) Cavaliere – sulla cui figura è meglio stendere un velo pietoso - si rivelò tuttavia un osso più duro del previsto.
Le tessere, nelle Sezioni di Sanremo, venivano comprate all’ingrosso, e le risorse finanziarie dei Tavianei risultavano ben inferiori a quelle della corrente opposta.
Lo stallo, simile a quello in cui gli opposti eserciti si ritrovano nelle guerre di posizione, pareva non poter essere sbloccato.
Finché Taviani si decise di sostituire il proprio giovane ed irruente Capo di Stato Maggiore con il più smaliziato Parodi: il quale era solito definirsi testualmente come una “puttana vecchia”.
Parodi comprese immediatamente la necessità di reclutare delle truppe sul posto: precisamente come si faceva con gli Ascari nelle Colonie.
Vennero così chiamati alle armi i “Giovani Leoni”, che in seguito sarebbero stati travolti dallo scandalo del Casino.
Narra la leggenda metropolitana che, quando venne avanzata la candidatura al Consiglio Comunale dello sconosciuto Vento qualcuno cercò sue notizie non già presso la Benemerita, e nemmeno nelle Parrocchie, bensì consultando l’elenco telefonico.
In cui il nome del futuro Sindaco appariva quale titolare - insieme con tale Cino Barli, personaggio altrettanto oscuro – di una Agenzia di Assicurazioni.
Dell’Esercito di Napoleone si diceva che ogni soldato portasse nello zaino il bastone di Maresciallo: tale similitudine si rivelò esatta, in quanto la “nouvelle vague” - in cui figuravano anche gli allora giovanissimi Accinelli ed Andreaggi (ambedue di rito ambrosiano, essendo l’uno il referente locale di Formigoni, l’altro provenendo direttamente dalla metropoli lombarda) - sbaragliarono la “Vecchia Guardia”.
Fu così che Napoleone Cavaliere conobbe la sua Waterloo.
Senza però che la partecipazione di Scajola alla vittoria risultasse decisiva, e nemmeno – a dire il vero – rilevante.
Essendo il Partito transitato dalla Destra alla ”Sinistra”, e coincidendo quella lontana stagione con l’Unità Nazionale, venne varata la versione locale del “Compromesso Storico”.
La quale risultò decisamente più Compromesso che Storico.
Il “Partito Trasversale”, il cui modello veniva importato dal Capoluogo, coinvolse naturalmente “in primis” gli storici dirigenti “resistenziali” del Partito Comunista.
I quali trovarono però la loro controparte non già in quelli democristiani, bensì in Piero Parise, che si era inserito nella partita quale terzo incomodo, e fu sul punto di varare una Giunta con Napolitano.
Parodi corse ai ripari, da un lato distaccando dalle truppe di Parise il solito Asseretto – il quale vi era confluito con obiettivi propri, ben distinti da quelli del capolista – e poi offrendo ai Comunisti l’ingresso nella Maggioranza, senza tuttavia mettere le mani sugli Assessorati.
Sanremo era così allineata con Roma, e la Democrazia Cristiana con quella nazionale.
Noi fummo così ingenui da considerare questo pateracchio come una vittoria della “Sinistra”.
È proprio vero che “Deus quos perdere vult dementat”.
Ciò valse però soprattutto per i “Giovani Leoni, finiti in galera con lo stesso sventurato Parodi.
L’operazione ebbe tuttavia il risultato di mantenere Scajola al di qua della Fiumara di Taggia, che segna il confine tra le due parti – tra loro irriducibili – dell’estremo Ponente.
Ora la storia si ripete, rovesciando però il detto di Marx: in questo caso, infatti, la farsa ha preceduto la tragedia.
Che si dice contrassegnata dall’irruzione sullo scenario di un “Deus ex Machina”: niente meno che il Principe di Monaco.
Voci insistenti lo qualificano come l’Eminenza Grigia che muove le fila della candidatura a Sindaco di un uomo tanto irreprensibile dal punto di vista professionale quanto alieno da apparentamenti politici pregressi: il quale, unificata la Destra grazie al connubio con Zoccarato, si accinge ad espugnare Palazzo Bellevue.
Quanto al Sindaco uscente – come affermava Oscar Wilde a proposito della Camera dei Comuni – “non ha nulla da dire, e lo dice”.
Da diversi anni, Biancheri cerca nella Destra una onorevole via di uscita, essendo ancora troppo giovane per ritirarsi a vita privata.
Col risultato che ha completamente disarmato la “Sinistra”.
Il cui candidato – kamikaze dice che si accontenterebbe del quindici per cento.
La sua parte politica soffre a Sanremo della stessa malattia che l’affligge ad Imperia, essendo incapace di fare i conti col proprio passato.
Il “trasversalismo” che l’aveva portata al disastro negli Anni Settanta si riproduce oggi in dimensioni sempre più meschine.
La “Sinistra” nostrana assomiglia a quei personaggi dello spettacolo che si riducono in provincia: il repertorio non cambia, ma vengono meno le doti sceniche.
“Si vera sunt exposita”, il Principe intende trasformare in influenza politica quella acquisita mediante una serie di operazioni economiche: alcune delle quali con fini - beninteso leciti - di lucro, altre dovute al suo intelligente mecenatismo.
Scajola, escluso dallo scenario sanremese, proprio come era avvenuto agli albori della sua carriera, pare sostenga Mager: un candidato di disturbo che non riesce nemmeno a disturbare.
Per cui gli conviene, per l’appunto, togliere il disturbo.
Salvo che voglia fare la fine di Zarbano e di Belacicco: entrambi condottieri sconfitti rovinosamente per essersi opposti al “mainstream” del momento.
In conclusione – lo diciamo con la dovuta cautela – siamo davanti ad un inatteso cambio di scenario: la mancanza di agganci al di fuori di una realtà omogenea ma autoreferenziale come quella del Capoluogo limita la capacità di Scajola di uscire dalla sua ristretta dimensione.
L’uomo ricorda l’ultimo Imperatore del Vietnam, tale Bao Dai, che i Francesi soprannominarono “l’Empereur des Casinos”, specializzato nello stappare le bottiglie di Champagne con un colpo di sciabola.
Il Nostro non è più in grado di muovere né verso Genova (Roma si trova ormai su di un altro pianeta), né verso la stessa Sanremo.
Dove si verificano movimenti finanziari e politici inediti, più facili da padroneggiare dall’altra riva del Garavano che dalla sponda orientale della Fiumara di Taggia.
Il Principato è molto attivo sullo scenario estero, forte della sua personalità di Diritto Internazionale.
A Roma, nell’ambiente vaticano, si nota da tempo come l’azione della sua Ambasciata – soprattutto in campo culturale – risulti ben più efficace di quella sviluppata da Villa Bonaparte, sede della Rappresentanza Diplomatica della Francia presso la Santa Sede.
A Genova, si muove con autorevolezza il suo Console Onorario, espressione di quel Patriziato che riappare periodicamente sullo scenario pubblico cittadino.
Specialmente ora che la “Sinistra” non ha più nulla da dire, mentre alla Destra conviene tacere.
Nessuna meraviglia, dunque, se il Principe dice la sua anche nella nostra zona.
L’uomo non è solo un grande esperto di finanza, circondato da ottimi collaboratori - soprattutto di estrazione anglosassone - ma sa anche fare politica: con discrezione, ma avendo ben chiari i propri obiettivi.
Noi riteniamo positiva la sua penetrazione quale antidoto al provincialismo dei “Bassotti”, ma aspettiamo che entri in scena anche un altro personaggio, anch’egli capace di dire autorevolmente la sua.
Quest’uomo si chiama Christian Estrosi.


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Mario Castellano  5/2/2024
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