Il funerale di Vittorio Emanuele di Savoia costituisce la classica notizia che ne contiene molte altre ...
Il nostro Movimento Autonomista, denominato “Grande Liguria”, ha potuto partecipare alle ultime Elezioni Regionali – analogamente a quanto avvenuto per il suo omologo del Veneto, mentre quelli del Piemonte e della Lombardia rimanevano purtroppo assenti dalla competizione – grazie ad una norma della Legge vigente su questa materia che permette l’omissione della raccolta delle firme qualora una lista venga sostenuta da un componente del Parlamento Nazionale o del Parlamento Europeo.
Gli Autonomisti del Tirolo Meridionale - i quali si erano dimostrati avveduti e lungimiranti nel respingere ogni rapporto di collaborazione con la Lega sedicente “secessionista” nei suoi anni ruggenti, avendo capito come il centralismo “padano” fosse in realtà peggiore di quello incarnato dallo Stato nazionale - ci fecero questa cortesia.
Potemmo dunque usufruire - nel corso della campagna elettorale – di un “diritto di tribuna”, grazie al quale proponemmo ai cittadini della nostra Regione la rivendicazione dello Statuto Speciale.
Ora il Governo Meloni intende riformare la materia mediante un apposito Decreto-legge: con cui la Presidente del Consiglio commette in primo luogo la scorrettezza consistente nel modificare le regole del gioco quando la partita è già iniziata.
La nuova norma prevede che possa patrocinare una lista, permettendole di prescindere dalla raccolta delle firme dei presentatori, soltanto il Senatore, il Deputato o il Parlamentare Europeo eletto nel proporzionale, escludendo da tale facoltà quanti sono stati viceversa scelti nell’uninominale.
Gli eletti del Tirolo Meridionale e della Valle d’Aosta appartengono tutti a quest’ultima categoria, e la loro nomina è stata resa possibile – durante l’intero Dopoguerra – grazie alla concentrazione nelle rispettive Regioni delle popolazioni alloglotte.
La nuova misura, che certamente verrà convertita in Legge da un Parlamento supino alla volontà del Governo, si propone chiaramente lo scopo escludere i Movimenti Autonomisti espressi dalle Regioni non alloglotte tanto dal Parlamento Europeo quanto dal Parlamento Nazionale.
Risulta infatti difficile la raccolta delle firme per chi non dispone dell’apparato proprio dei Partiti “nazionali”.
Qualora risulti impossibile ovviare a tale “handicap” in occasione delle prossime Elezioni Europee, non ci rimarrà che sollevare un giudizio sulla illegittimità costituzionale della nuova norma dinnanzi alla Consulta.
Poiché però questa pronunzia può essere proposta solo mediante un giudizio incidentale, occorrerà presentare la nostra lista senza un numero sufficiente di firme per poi impugnare davanti alla Giurisdizione Amministrativa l’atto con cui prevedibilmente sarà stata rigettata.
Nel frattempo, però, le Elezioni avranno già avuto luogo.
Una accettazione del ricorso comporterebbe dunque, paradossalmente, il loro annullamento.
Esponiamo a beneficio dell’opinione pubblica i motivi su cui intendiamo fondare la questione di illegittimità costituzionale.
In primo luogo, la nuova norma viola il Principio di Eguaglianza stabilito dall’articolo 3 della Costituzione in quanto determina una disparità tra i cittadini elettori, per via del fatto che i poteri attribuiti ad alcuni tra gli eletti al Parlamento risultano minori rispetto a quelli propri di altri loro colleghi: non si vede infatti per quale motivo ad un Senatore o un Deputato eletto nell’uninominale debbano essere attribuite facoltà diverse da quelle di cui dispone un componente delle Camere scelto nel proporzionale.
A suo tempo, la Destra aveva sollevato una “querelle” sulla possibilità che i Senatori Vitalizi votassero la fiducia al Governo: il quale sopravviveva grazie al suffragio espresso da Rita Levi Montalcini.
Questa obiezione fu ritenuta infondata da tutti gli studiosi del Diritto: la Costituzione non distingue infatti tra le competenze proprie dei Senatori Vitalizi e quelle dei Senatori Elettivi.
Risulta del pari vulnerata la norma contenuta nell’articolo 6 della Costituzione, che così dispone: “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”.
La disposizione in oggetto determina invece addirittura – per i motivi che abbiamo già esposto - una disparità di trattamento a danno dei cittadini alloglotti rispetto a quelli di espressione italiana.
In terzo luogo, viene violato il principio, stabilito dall’articolo 67, in base al quale “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”: non solo, dunque, i cittadini elettori residenti nel suo Collegio, né tanto meno solo quanti lo hanno votato.
Gli eletti nelle zone alloglotte vengono ora rinchiusi in una sorta di ghetto, non potendo dispiegare i poteri loro attribuiti in altri ambiti territoriali.
La Meloni reitera l’espressione del suo centralismo autoritario, tentando di impedire l’espressione delle istanze autonomistiche: che costituiscono l’unico vero contrasto alla tendenza impressa dalla sua Maggioranza alla politica nazionale.
I Democratici tacciono davanti a tale sopruso, nella convinzione – rivelatrice delle loro corte vedute – che si può accettare la limitazione dei diritti altrui, purché non vengano menomati i propri.
Quanto agli amici del Partito espressione della minoranza di lingua tedesca del Tirolo Meridionale – i quali si sono alleati nella Giunta Provinciale coi “Fratelli d’Italia”, dando luogo ad una curiosa “commixtio sanguinis” - non pare che lo zelo da loro dimostrato nel compiacere il nuovo potere romano venga ripagato.
La concezione che dimostra avere di loro il Governo Meloni è simile a quella che animò a lungo l’Amministrazione degli Stati Uniti nei confronti dei cosiddetti “Original Americans”, designati anche con l’epiteto razzista di “Pellerossa”.
I quali non godevano nemmeno della cittadinanza, e quindi del diritto di voto.
Quello riconosciuto ai nostri concittadini di Bolzano viene invece soltanto limitato nei suoi effetti giuridici.
Per ora.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  19/2/2024
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved