Abbiamo già scritto abbondantemente sul metodo di tante manifestazioni...
Abbiamo già scritto abbondantemente sul metodo di tante manifestazioni, cui si è aggiunta l’aggressione da parte dei Centri Sociali di Torino ai danni della Polizia: può anche darsi che a Pisa si sia commesso un errore usando la forza contro chi dimostrava in modo pacifico, ma si trattava pur sempre di persone che stavano commettendo un reato.
Tale è infatti la manifestazione non autorizzata.
La Schlein omette però di ricordare ai suoi seguaci che ogni azione politica deve essere compiuta nell’ambito della legalità.
Questa regola vale fino a quando esiste lo Stato di Diritto.
Dove invece si è instaurata una dittatura, dove non si permette l’esercizio dei diritti più elementari, i cittadini hanno la facoltà – anzi l’obbligo – di ribellarsi contro l’ordine costituito, e la scelta tra i mezzi illegali ma pacifici e quelli violenti dipende da una valutazione esclusivamente politica.
Se i Russi, ad esempio, anziché limitarsi a diffondere clandestinamente i messaggi dell’Opposizione, prendessero le armi per abbattere il regime di Putin, ne avrebbero il pieno diritto.
Le libertà civili vennero restaurate in Italia nel 1945, con l’abbattimento della dittatura fascista.
Da allora, si sono sostenute infinite battaglie per rafforzarle e per ampliarle.
È vero che questa tendenza si è invertita con l’avvento della Meloni.
Fino a quando però esistono gli spazi per un’azione legale, i suoi limiti devono essere scrupolosamente rispettati.
Negli Anni Settanta, vedendo scemare la militanza organizzata nella fila del Partito Comunista, il suo Deputato locale credette di ovviare a questa carenza portandosi dietro in giro per le Sezioni, come se si fosse trattato di un cane da passeggio, un soggetto (comunque non tesserato) già dedito alla violenza verbale.
l’Onorevole scagliava costui contro i propri competitori interni.
Il nostro Parlamentare, avendo partecipato alla Resistenza, non si rendeva conto di sminuire – con il comportamento proprio e del suo tirapiedi – l’importanza dei risultati conseguiti con la Liberazione.
Un bel giorno, scoprimmo che “l’insultatore su commissione” - dedito ad usare termini riesumati dai processi staliniani di Mosca degli Anni Trenta, quali “deviazionista piccolo borghese” o “frazionista al soldo del Capitale” - era stato arrestato per gravi reati di terrorismo.
In seguito, costui venne colpito da una condanna passata in giudicato.
Il Deputato, oltre a rimediare una pessima figura, danneggiò gravemente tutto l’intero Movimento dei Lavoratori, e nocque anche allo sventurato che usava per regolare i conti con i propri rivali: se lo avesse fermato a tempo - anziché aizzarlo – questo soggetto avrebbe forse evitato la galera.
Quando la Schlein omette di ricordare ai giovani che il sacrosanto diritto di manifestare si esplica rispettando le cosiddette “modalità di esercizio”, cioè, inviando il preavviso alla Questura, attendendone l’autorizzazione ed osservando quanto stabilito in merito al percorso, cade nello stesso errore commesso a suo tempo dal nostro Deputato.
Il quale fu il classico “cattivo maestro”, anche se – per fortuna – rovinò un solo discepolo.
C’è poi da ricordare, al riguardo, quanto afferma la Costituzione: si deve manifestare “pacificamente e sena armi”, comprese naturalmente quelle improprie.
Ciò detto, formuliamo due osservazioni su quanto avvenuto.
In primo luogo, è interessante notare che la Questura di Pisa – e dietro di essa i Servizi di Sicurezza – non conoscevano i movimenti che avevano indetto il corteo.
Segno questo che si assiste al pullulare di nuovi soggetti eversivi.
È lecito domandarsi se si tratta di una germinazione spontanea, o se dietro tale fenomeno si celi l’opera di qualche agente straniero.
I dirigenti russi non fanno mistero della loro intenzione di destabilizzare l’Europa Occidentale, essendo in atto – a loro avviso – una destabilizzazione della Russia.
Il fatto di non richiedere l’autorizzazione per la manifestazione potrebbe rivelare – oltre alle intenzioni poco pacifiche – anche la volontà di mantenere anonimi quanti promuovono e dirigono le agitazioni.
Questo è un motivo in più per ammonire i giovani a non intrupparsi dietro a degli sconosciuti.
Per quanto riguarda la cosiddetta “piattaforma” delle dimostrazioni, cioè gli obiettivi che esse si prefiggono, riflessi nelle parole d’ordine, la Signora Schlein dovrebbe ricordare che tutti sono liberi di sostenere qualsiasi causa, ma questo non significa che il suo Partito la condivida.
Ad Imperia, abbiamo assistito a ben due cortei, organizzati dalla locale Comunità Islamica con l’adesione di alcuni esponenti della Sinistra locale, che facevano propri ed esaltavano gli obiettivi di Hamas: cioè, la distruzione di Israele.
Che è cosa ben diversa dalla costituzione di uno Stato palestinese.
Sarebbe opportuno che il Nazareno affermasse di non condividerli, altrimenti risulta ipocrita manifestare in solidarietà con gli Ebrei, massacrati solo in quanto tali.
Hamas esalta infatti il Sette Ottobre come un gesto eroico della Resistenza contro “l’occupazione sionista della Palestina”.
Al di là delle ambiguità della Schlein, rimane la domanda sul perché dei giovani stiano ripetendo l’errore compiuto dai loro padri, anzi dai loro nonni.
I quali avevano ragione quando sostenevano la giusta causa dei Vietnamiti, ma confondevano la necessità di porre termine alle battaglie di retroguardia ingaggiate dall’Occidente nel perpetuare le ultime eredità del Colonialismo con l’adesione all’ideologia propria dei cosiddetti “Movimenti di Liberazione”.
Dimenticando che essi usavano come strumento politico il pensiero marxista – leninista, ma la sua trasposizione acritica nella realtà occidentale rendeva obsoleta la Sinistra, impedendole di assumere il Governo in base ad un programma riformista: che era – ed è ancora – l’unico possibile.
Quanto ciò fosse sbagliato lo dimostra “a contrario” il fatto che Brandt, Kreisky e Mitterand realizzarono l’alternativa socialdemocratica nei loro rispettivi Paesi proprio avendo completato quella revisione ideologica che veniva invece rifiutata da Berlinguer.
Il quale usava spregiudicatamente la causa del Vietnam proprio per evitare questa revisione, impiegando il mito rivoluzionario come oppio del popolo, come un diversivo offerto alla base per farle credere che la Rivoluzione presupponeva la fedeltà al dogma marxista – leninista.
Oggi si rischia di fare lo stesso uso spregiudicato e sbagliato della causa palestinese: che per giunta – diversamente da quella vietnamita – non è neanche giusta, quanto meno se la si imposta nei termini propri di Hamas.
L’abbattimento del Governo Meloni è un obiettivo che condividiamo, ma la nostra divergenza con la Schlein verte sulla definizione della alternativa.
La Segretaria cerca di costituire il cosiddetto “Campo Largo”, anzi “Larghissimo”, ma ci riesce soltanto dove si sommano due condizioni.
La prime delle quali è costituita dalla presentazione di un candidato unitario credibile in quanto prestigioso: a volte lo si trova, e a volte non lo si trova.
L’imperiese Bracco non era tale, ed infatti ha perso disastrosamente, senza scalfire l’egemonia della Destra, e soprattutto senza chiarire quale fosse l’alternativa.
Se né la sconfitta, né le sue dimensioni erano da addebitare al candidato, egli mancò tuttavia di esporre la sua idea della Città.
Essendo ancora sconosciuta, non resta che dire: “Avanti un altro!”
C’è poi il problema ideologico, che non si risolve facendo la somma aritmetica dei “Pentastellati”, dell’estrema Sinistra, dei Democratici, dei Calendiani e dei Renziani, più le solite “Liste Civiche”.
A parte il fatto che ci sono troppi galli (e perfino troppe galline) nello stesso pollaio, l’alleanza - anche laddove è vincente a livello locale - non risulta proponibile in sede nazionale fino a quando non si chiarisce un semplice verità: alla Meloni non si deve contrapporre una cultura politica ed un modello di matrice “terzomondista”.
Questa è precisamente la scelta incarnata dalla “Sorella d’Italia”, che infatti si riflette nella sua concezione di un Paese proiettato verso lidi extraeuropei.
Il mito della “Quarta Sponda”, l’ambizione tartarinesca del Duce di “allungare lo Stivale fino all’Africa Orientale” allontanarono l’Italia dall’Europa.
Il cui pensiero e la cui cultura liberaldemocratica avevano ispirato il nostro Paese fino dall’Illuminismo.
La Meloni deve essere mandata via se vogliamo rimanere nell’Occidente.
Se invece preferiamo andare alla deriva nel Mediterraneo, possiamo tenercela.
I giovani dovrebbero dunque essere sollecitati a manifestare contro un autoritarismo che sta distruggendo le basi dello Stato di Diritto, e contro un centralismo che vuole coartare le identità cittadine e regionali.
I migliori momenti della nostra vicenda nazionale vennero vissuti quando queste identità poterono esprimersi pienamente.
Abbiamo bisogno di una nuova Età dei Comuni, di un nuovo Rinascimento, mentre la Meloni ci vuole propinare un’altra Controriforma, un altro Predominio Spagnolo.
La Schlein gareggia invece con la Presidente del Consiglio a chi è meno occidentale, a chi è meno europeo, e questo è davvero il colmo per una persona di formazione anglosassone e germanica.
In tale competizione, una Signora elvetico – germanico – statunitense non può peraltro che perdere, essendo messa a confronto con chi viene dalle Borgate di Roma.
Se invece la Segretaria proponesse la piena adesione agli ideali propri del Liberalismo, della Socialdemocrazia, del Cattolicesimo Democratico, l’Italia riprenderebbe il cammino del suo progresso civile.

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Mario Castellano  06/3/2024
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