Il Dottor Tarquinio, ex Direttore di “Avvenire”, candidato alle Elezioni Europee quale indipendente nelle liste degli ex Comunisti, si è distinto per una “boutade” su Israele.
Il Dottor Tarquinio, ex Direttore di “Avvenire”, candidato alle Elezioni Europee quale indipendente nelle liste degli ex Comunisti, si è distinto per una “boutade” su Israele.
Poiché l’accusa di “genocidio” sarebbe risultata eccessiva, il noto giornalista ha ripiegato su quella di “pulizia etnica”.
Tale prassi consiste in una violenza, praticata da uno Stato o da un movimento insurrezionale, mirante a porre un soggetto nazionale o religioso diverso nella alternativa tra emigrare, venire forzatamente assimilato o essere soppresso fisicamente.
A ben vedere, la differenza con il genocidio consiste soltanto nel fatto che questa ultima ed estrema misura consente alle sue vittime delle alternative, accettando le quali possono sottrarsi allo sterminio.
Il genocidio, invece, le colpisce soltanto in base alla loro origine: “Semel judeus, semper judeus”.
Edith Stein aveva rinnegato la religione israelitica, si era convertita al Cristianesimo, si era fatta suora ed infine era stata perfino eletta – a causa del suo zelo – Madre Badessa.
Ciò non la salvò dalla deportazione in un campo di sterminio e dal finire tra le vittime dell’Olocausto.
Se i nazisti si fossero accontentati (si fa per dire) della pulizia etnica, la monaca avrebbe avuto salva la vita.
I casi di pulizia etnica, per tutto il corso del Novecento, sono innumerevoli, e purtroppo questa prassi è tutt’altro che cessata.
Nella sua applicazione, si distinguono i Comunisti cinesi, i quali la stanno infliggendo ai Tibetani ed agli Uiguri.
Qualsiasi cosa si pensi della politica praticata dal Governo di Israele, non lo si può accusare di pulizia etnica.
Le Autorità di questo Paese non hanno infatti mai costretto i Palestinesi a convertirsi, e la loro espulsione – sempre ammesso che non si sia trattato di una fuga volontaria, causata dal rifiuto di vivere in uno Stato nazionale proprio di una etnia diversa – si limitò ai circa settecentocinquantamila fuggiti all’atto dell’Indipendenza.
Noi propendiamo comunque per la tesi che attribuisce questo esodo essenzialmente ad una decisione presa dai Palestinesi: i quali ritenevano che l’intervento degli Stati Arabi avrebbe distrutto Israele, riportandoli a casa.
Chi rimase, gode di pieni diritti civili: nei giorni scorsi, un arabo di religione cristiana è stato eletto Rettore dell’Università di Haifa, ed un altro ha ricoperto a lungo la carica di Presidente della Corte Suprema, mentre molti sono impiegati nel servizio diplomatico, anche in qualità di Ambasciatori.
Certamente Israele è lo Stato nazionale degli Ebrei, e tale si dichiara.
L’impossibilità tanto di assimilare, quanto di espellere o addirittura di eliminare i Palestinesi fa si
tuttavia, che questo Paese si avvii ad avere una popolazione in maggioranza araba.
Come ha messo in luce il noto studioso di demografia Professor Della Pergola, fiorentino di Gerusalemme.
Anche l’Italia è comunque uno Stato nazionale, ma non per questo la Repubblica può essere considerata responsabile di una pulizia etnica ai danni di alcuna minoranza linguistica: ci riferiamo in particolare ai Tedeschi del Tirolo Meridionale ed agli Sloveni del Confine Orientale.
I quali, grazie al loro “status” giuridico, permisero a lungo ai connazionali inseriti nella Jugoslavia di esportare in tutta l’Unione Europea senza pagare alcun dazio.
Le merci slovene erano spacciate per prodotti di imprese italiane, di cui erano titolari gli Sloveni di Trieste e di Gorizia.
Peggior sorte, notoriamente, toccò agli Italiani dell’Istria e della Dalmazia.
Circa trecentocinquantamila di loro dovettero fuggire, mentre alcune migliaia vennero uccisi.
Il Partito ex Comunista di Imperia non gradisce che si ricordi questa verità storica, ma il suo primo interlocutore in Jugoslavia – Paese di cui esso subiva l’influenza tanto ideologica quanto economica – era un certo Buic, eletto Sindaco di Parenzo.
Il quale si chiamava in realtà Bucci, ma aveva ritenuto conveniente scegliere l’assimilazione.
Se dunque a Tarquinio non piace la pulizia etnica – come naturalmente non piace a nessuna persona civile – dovrebbe condannarla a prescindere da chi la pratichi.
Quella compiuta dagli Jugoslavi viene però considerata dal Direttore come “progressista”, mentre è “reazionaria” se viene imputata ad Israele.
Con questo arriviamo al punto nodale della questione.
Nel dopoguerra, la Sinistra non comunista si pose, dando a questo problema risposte diverse - la questione di promuovere una revisione ideologica dei Comunisti, permettendo così di utilizzare in funzione del riformismo il loro notevole seguito elettorale.
Che serviva quando si trattava di difendere la Repubblica dai rigurgiti autoritari, ma non serviva per costruire una alternativa.
Alcuni – come modestamente anche noi – non ritennero utile, al fine di perseguire questo obiettivo, candidarsi con i Comunisti.
Ciò comportava infatti dare per acquisita una revisione che non c’era ancora stata, e doveva essere dunque stimolata dall’esterno: non demonizzando ed emarginando “uti cives” i seguaci di Berlinguer, ma neanche praticando loro degli sconti immeritati.
Altri accettarono la candidatura offerta dalle Botteghe Oscure.
Ci fu chi lo fece in buona fede, e chi per ambizione: tutti però avevano in comune non solo il garantire che il Partito Comuniste fosse - per così dire - utilizzabile “tel quel”, ma addirittura che la sua revisione risultasse dannosa, anziché doverosa ed auspicabile.
Citiamo alcuni esempi a caso.
Tale Albani, Vicepresidente Nazionale delle ACLI, venne eletto Senatore nel 1968, e si distinse soltanto per proporre la denunzia del Concordato.
La Valle venne mandato anch’egli a Palazzo Madama, ma poi osteggiò perfino il cambiamento di nome del Partito, che a suo avviso avrebbe dovuto mantenersi fedele all’ideologia marxista -
leninista: cui il Direttore dell’Avvenire d’Italia comunque non aderiva.
Costoro ripudiavano la Democrazia Cristiana, e fin qui nulla di male.
Il fatto è che la ripudiavano non ritenendola abbastanza autoritaria.
Essi dunque frenavano, e non favorivano, la revisione che pure i Comunisti stavano faticosamente compiendo.
Ad Imperia avemmo Valcado, già capofila della Destra Saragattiana di Paolo Rossi, il quale
aveva osteggiato – insieme col democristiano Scelba ed il repubblicano Pacciardi -
il Centro Sinistra, e comunque aveva promosso le due scissioni subite dal Partito Socialista.
Questo personaggio fu il candidato a Sindaco del “Partito Trasversale”, la cui componente comunista era composta dagli stalinisti più irriducibili.
Ora i Democratici compiono una regressione che li conduce a ritrattare le scelte compiute in politica estera a partire da Berlinguer.
Invece di impegnarsi per mantenerli in Occidente, Tarquinio vuole portarli sulle posizioni di Hamas.
La causa della democrazia richiede un impegno nella direzione esattamente contraria.

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Mario Castellano  11/5/2024
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