Le migliori qualità delle persone sono sempre quelle che risultano ...
Le migliori qualità delle persone sono sempre quelle che risultano – e che risaltano – soltanto “post mortem”.
Tanto perché la loro rivelazione tardiva permette – ed anzi impone - di annoverarne, un’altra, la più preziosa di tutte, e cioè la modestia.
Quanto perché la dipartita di un uomo – o di una donna – rappresenta il momento in cui si può finalmente tracciare il bilancio della sua esistenza, essendo ogni debito ed ogni credito morale finalmente rivelato.
Senza che sia più possibile alcun occultamento, né alcuna revisione - per quanto tardiva - del dare e dell’avere.
Quando il morto è un credente, chi gli sopravvive tenta di immaginare quale sia stato il giudizio di Dio: un giudizio che nel momento del commiato è già avvenuto, ma ci rimane ancora ignoto.
La Signora Jolanda Sessa, vedova Vuocolo, è stata per tutta la vita una cristiana praticante.
Non già nel senso che si limitasse ad assolvere – come tanti altri - al precetto festivo, concepito da molti come occasione per esibire la propria fede solo per convenienza, o quanto meno solo per abitudine.
La Signora Sessa apparteneva a quella ristretta schiera di credenti che vanno in Chiesa ogni giorno, la cui pratica religiosa è per ciò stesso conosciuta soltanto dai pochi che condividono il loro costume, nonché naturalmente dal Sacerdote incaricato di officiare.
In occasione della funzione esequiale, Don Paolo, Parroco della Sacra Famiglia, ha ricordato ai molti amici e familiari che ne erano all’oscuro come Jolanda Sessa fosse tra le tre persone da lui stesso enumerate – tra i tanti fedeli affidati alla sua cura d’anime – che si rendevano presenti anche con il tempo peggiore, in ogni giorno dell’anno.
La Bibbia dice: “I giorni del mondo, chi potrà contarli?”
Forse li può contare soltanto chi li consacra tutti alla pratica religiosa.
Questo costume permette di capire come non sia vero che i giorni sono tutti eguali.
È bensì vero che ogni giorno – proprio in quanto vissuto “sub specie aeternitatis” - è diverso, poiché si declinano in modo sempre diverso le verità immutabili della Fede.
Cambia, certamente, la Liturgia, ma soprattutto cambiamo noi, per effetto dello scorrere del tempo e del susseguirsi delle vicende collettive e individuali.
Rimane immutata la Fede, il cui esercizio costituisce la costante dell’esistenza terrena di chi la concepisce e la mantiene.
Ripensando alla figura della Signora Jolanda Sessa, non ritroviamo nella memoria alcuna sua presenza ad una manifestazione esteriore della nostra religione, né alcun esplicito riferimento ad essa nel pur lunghe e frequenti conversazioni, interrotte soltanto dalla malattia che l’ha condotta all’incontro con Dio.
“Pertransit ad Deum”, si dice appunto di chi ci ha preceduti.
Per i credenti, e soprattutto per i praticanti, questo Transito – la parola stessa viene usata in particolare per i Santi, cioè per quanti hanno raggiunto la perfezione – costituisce la meta cui conduce l’intera loro vita, considerata come un cammino verso questo incontro.
Ci sono poi i ricordi che conducono alle radici.
La Signora Jolanda Sessa, della grande Comunità insediata tra noi ed originaria di Senerchia, Paese annidato sui monti dell’Irpinia, era l’anima, la custode della memoria collettiva.
Oggi si dice della sua identità.
Che si è espressa nell’erezione in San Giovanni Battista ad Oneglia di una statua di San Michele, Patrono del Paese e venerato nel suo Santuario, secondo per devozione delle genti irpine soltanto a quello di Montevergine.
Ogni anno, la Comunità si riunisce anche qui nella grande festa del Trenta Settembre, una data a noi cara, essendo San Michele anche il Patrono della nostra Città di adozione.
La Venerata Immagine, copia conforme di quella conservata a Senerchia, viene anche portata dai compaesani nella Processione di San Giovanni.
Immagini e testimonianze viventi, tutte queste, di un felice trapianto culturale, della persistenza di una identità tenace e profonda quanto le sue radici.
Certamente, le comunità in tanto possono sopravvivere nell’emigrazione in quanto nei loro luoghi di origine la religione mantiene ancora una dimensione sociale.
Come potrebbe però darsi questo fenomeno se fosse prodotto solamente di una abitudine, se al di sotto delle manifestazioni esteriori – che possono anche esternarsi nel folclore - non vi fosse una intima condivisione individuale?
Che questa convinzione esista, e quanto essa risulti tenace, lo dimostra proprio il fatto che la Signora Jolanda Sessa pregava quasi soltanto sola, mantenendosi lontana dalle occasioni e dalle manifestazioni pubbliche del culto.
Essendo la convinzione l’opposto esatto dell’esibizione.
Tale è la miglior garanzia della sopravvivenza della nostra Fede.
Per questo dobbiamo essere grati a Jolanda Sessa del suo esempio.