Poco dopo la stipula dei Patti Lateranensi ...
Poco dopo la stipula dei Patti Lateranensi, si aprì un contenzioso tra lo Stato italiano e la Santa Sede, avente per oggetto l’Azione Cattolica.
Il principale argomento di tale disputa era costituito dal modo in cui venivano designati i suoi dirigenti diocesani.
Molti aderenti a questo Sodalizio avevano militato – fino al suo scioglimento – nel Partito Popolare, e come tali erano in odore di antifascismo.
Mussolini - per evitare che l’opposizione, dopo essere stata cacciata dalla porta, rientrasse dalla finestra - pretese che i Presidenti delle varie articolazioni territoriali dell’Azione Cattolica fossero nominati dai Vescovi.
Che propendevano naturalmente – come quasi tutto l’Alto Clero – per il Regime.
Anche il laicato cattolico venne così reso conforme all’indirizzo dominante.
Il contenzioso verteva però anche su di un altro punto.
L’Azione Cattolica era sorta inalberando il vessillo pontificio bianco e giallo, e pretendeva di mantenerlo anche dopo i Patti Lateranensi.
Il “Duce” ebbe buon gioco ad obiettare che il riconoscimento del Regno d’Italia, reso esplicito nel Trattato, doveva far cessare ogni rivendicazione della restaurazione dello Stato Pontificio.
Da allora, l’Azione Cattolica porta in processione la bandiera italiana.
Tale precedente viene alla mente avendo appreso che sul Duomo di Milano è stato issato il vessillo palestinese.
Questa manifestazione di solidarietà con una causa del tutto estranea al cristianesimo non ha precedenti.
Se fosse apparsa sul Duomo la bandiera verde dell’Islam, si potrebbe pensare ad un conato – sia pure non condivisibile - di sincretismo religioso.
L’adesione alla causa di Hamas si qualifica viceversa come un atto di ostilità nei confronti degli Israeliti, che il famigerato gruppo terroristico si propone non soltanto di cacciare dalla Palestina, ma anche di sterminare.
È vero che il Papa ha solennemente dichiarato come i nostri fratelli Ebrei mantengano – anche dopo la venuta di Gesù Cristo – la loro qualifica di “Popolo Eletto”.
Dal che si deduce che vale ancora la promessa formulata da Dio ad Abramo in merito alla Terra di Israele.
Il Pontefice ha però anche dichiarato altrettanto solennemente – parlando nell’Università di Al Azhar – che i Cristiani ed i Musulmani sono “alleati”.
Tali, infatti, le due religioni risultano nella visione del riscatto del cosiddetto “Sud Globale”.
Che cosa succede però quando i Musulmani – come ha ribadito proprio lo Sceicco di Al Azhar – proclamano l’appartenenza della Palestina al cosiddetto “Dar Al Islam”?
La Santa Sede si è caciata in una situazione da cui è difficile uscire.
È come se Tizio avesse riconosciuto tanto il diritto di Caio quanto quello di Sempronio sulla stessa casa.
Dare ragione ad entrambi diviene impossibile “per la contraddizione che nol consente”, come direbbe Dante Alighieri.
I sostenitori cattolici di Hamas possono comunque appellarsi al Magistero del Papa.
Di qui l’esibizione del vessillo di tale organizzazione, malgrado essa non goda di un’ottima fama.
Neanche quando il Sindacato Libero di Walesa combatteva il regime comunista, la pur doverosa simpatia per la causa della Polonia aveva portato alcun cattolico ad issare accanto alla Madonnina i colori di quella Nazione.
Chi ha visitato il Duomo di Milano può testimoniare delle imponenti misure di sicurezza ivi fatte osservare da un nutrico corpo di “Vigilantes”.
Risulta dunque molto improbabile che il gesto dimostrativo sia passato inosservato.
Nella denegata ipotesi di una distrazione delle Guardie Giurate, la Curia Arcivescovile - che dispone di un efficiente Ufficio Stampa - poteva quanto meno esprimere la propria dissociazione.
Non avendolo fatto, se ne può trarre la conclusione che Monsignor Delpini sia d’accordo con i filopalestinesi.
L’ostentazione di un simbolo ormai riferito più alla causa islamista che a quella nazionale su di un luogo destinato al culto cristiano si ricollega con l’ostilità di un certo mondo cattolico nei confronti dello Stato italiano.
Che riemerge periodicamente, pur essendo ormai trascorso quasi un secolo dalla Conciliazione.
È vero – e noi non abbiamo nessuna remora ad ammetterlo – che da parte dei Cattolici liberali il riconoscimento della Repubblica, la quale estende la sua sovranità anche sugli antichi territori pontifici, costituisce un passo verso la piena laicità dello Stato.
Il quale, nella nostra visione, dovrebbe avere facoltà di regolare unilateralmente il fenomeno religioso, garantendo naturalmente la più assoluta libertà di culto e di coscienza.
Sul versante opposto non mancano tuttavia quanti si propongono apertamente di restaurare il confessionalismo, se non addirittura la teocrazia.
Che fu in vigore a Roma fino al fatidico Venti Settembre.
In questo variegato ambiente, non manca chi ragiona in base al criterio per cui “i nemici dei miei nemici sono miei amici”.
Un Alto Prelato nostro congiunto aveva identificato nel Partito Comunista il soggetto incaricato di abbattere lo Stato Liberale: anche nella sua versione molto edulcorata (usiamo un eufemismo) definita dall’accordo del 1929 tra Mussolini ed il Cardinale Gasparri, consacrata col suo inserimento nel famoso Articolo Sette.
Questo Religioso si prestò perfino a partecipare alle campagne elettorali dei seguaci di Berlinguer.
Qualche maligno osservò come tale “penchant” fosse propiziato dai cospicui finanziamenti del Monte Dei Paschi di Siena.
Per fortuna, il tentativo di costituire uno Stato confessionale appoggiato dai Comunisti, escogitato da Franco Rodano, fallì.
Come fallì anche il Monte dei Paschi.
Ora qualcun altro, che si avvale del libero accesso alle parti del Duomo di Milano normalmente interdette alle visite dei fedeli e dei turisti, scorge nell’Islam radicale il soggetto destinato ad abbattere lo Stato italiano, riportandoci alla situazione anteriore al Venti Settembre.
Questi soggetti dovrebbero meditare su di un semplice dato statistico: la popolazione cristiana dei Paesi del Medio Oriente era pari a circa il tredici per cento fino alla Guerra detta “dei Sei Giorni”;
da allora, però, i nostri correligionari hanno cominciato ad essere perseguitati e costretti all’espatrio, esattamente come era successo agli Israeliti dopo il 1948.
Col risultato di ridursi ad una percentuale quasi insignificante.
Ciò però non scuote i Cattolici amici di Hamas, come non scuoteva i “Cattocomunisti” la persecuzione della Chiesa – e di tutte le altre religioni – nell’Europa Orientale.
Il motivo di questo atteggiamento consisteva nel fatto che costoro consideravano non abbastanza autoritaria la Democrazia Cristiana.
Da cui trasmigravano verso il Partito Comunista.
Salvo rompere anche con questa forza politica quando la sua revisione ideologica cominciò a liberalizzarlo.
Questo fu l’itinerario seguito tra gli altri da Raniero La Valle.
Sulle sue orme si muove ora Tarquinio.
Il quale vuole sciogliere l’Alleanza Atlantica, sperando evidentemente che l’arrivo a Roma
dei carri armati di Putin porti al ripristino del Potere Temporale.
A questo punto, l’Occidente sarà finalmente purificato della contaminazione diabolica indotta dal Liberalismo.
Lo stesso risultato – secondo un’altra scuola di pensiero – verrebbe ottenuto mediante l’islamizzazione.
Pazienza se il Duomo di Milano verrà trasformato in una Moschea, come Santa Sofia a Costantinopoli.
Il nostro concittadino “Mohammed” Bensa vuole recitarvi – prima di vedere le “Urì” del Paradiso – alcuni Versetti del Corano.

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Mario Castellano  12/6/2024
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