Tra poche ore, conosceremo l’esito della disfida di Sanremo.
Tra poche ore, conosceremo l’esito della disfida di Sanremo.
Quale che sia il risultato, tanto Mager quanto la “Sinistra” avranno perduto una occasione.
Risulta indubbio che una vittoria del Candidato “civico” produrrebbe un effetto positivo, garantendo alla Città una buona e corretta Amministrazione, e contenendo il contagio del sistema di corruzione rivelato dal procedimento penale in corso a Genova.
Noi auspichiamo naturalmente che Mager, uomo di assoluta onestà, possa svolgere il compito che a suo tempo è stato proprio dell’Ingegner Capacci ad Imperia, e poi del sindaco Biancheri nella stessa Sanremo.
Che è consistito nel preservare l’Amministrazione, a prescindere dalle sue realizzazioni, da ogni contaminazione malavitosa.
Questo, tuttavia, non basta, in quanto la correttezza nel governo della Città può e deve trasformarsi in una bandiera politica, costituendo il terreno di incontro tra tendenze diverse ed il laboratorio in cui sperimentare la loro collaborazione.
Quando il Generale Dalla Chiesa arrivò a Palermo, si recò ad incontrare i lavoratori dei Cantieri Navali.
Un operaio gli si rivolse dicendo: “Generale, che cosa sei venuto a fare a Palermo, la Rivoluzione?”
Il nuovo Prefetto gli rispose che il suo compito consisteva unicamente nel fare rispettare la Legge.
Questo, però, in un sistema malavitoso, costituiva il massimo atto rivoluzionario.
Come avrebbe provato l’uccisione di Dalla Chiesa, voluta dalla Reazione.
Che in effetti ottenne con questo delitto il suo scopo, consistente nella Restaurazione del sistema.
Mager ha fatto bene – come gli abbiamo riconosciuto – a dichiararsi moderato.
Sia per non mentire agli elettori, sia perché tale risulta la condizione indispensabile per guadagnare consensi in una Città tipicamente di Destra: quale è peraltro ogni realtà che si regge su di una economia sovrastrutturale.
Il fatto di dichiararsi fautore della legalità, dell’onestà e della correttezza avrebbe però conferito alla nuova Amministrazione – in caso di vittoria – una connotazione politica, avrebbe permesso di trovare un denominatore comune per la convergenza con chi rende possibile la vittoria al secondo turno.
Non c’è d’altronde oggi in Italia nulla di più rivoluzionario che il ripristino della legalità.
Nella cui assenza prosperano ogni sorta di estremisti e di malavitosi.
Come rivelano i fatti di Genova.
Riguardanti lo stesso sistema di potere che tenta di estendersi a Sanremo.
Ci auguriamo, avendo recato alla causa di Mager il nostro granello di sabbia, che il Candidato civico riesca a vincere malgrado abbia inspiegabilmente omesso di inserire un argomento tanto importante nella sua campagna elettorale.
In questo caso, non verrà certamente meno la correttezza della nuova Amministrazione, ma si sarà perduta l’occasione per conferirle un significato politico: tale da propiziare una inversione della tendenza su cui è incamminata la nostra Provincia.
Una Amministrazione Comunale in controtendenza, sia pure installata nella Città più importante di tutto l’estremo Ponente, risulta però – se non è in grado di qualificarsi - come “enclavé” nel resto del territorio.
Se Mager, pur praticandola, ha sbagliato nel non innalzare la bandiera dell’onestà, risulta ancor più grave l’errore commesso da Fellegara.
Il quale ha certamente compiuto un atto di coraggio - di cui gli va riconosciuto il merito - accettando l’amputazione dalla coalizione del settore “trasversale”.
I suoi Compagi di Imperia non ne sono stati capaci, tanto a causa della loro inferiore statura politica quanto perché nel Capoluogo risultano ben più profonde le radici del “Superpartito”.
Il Candidato della Sinistra avrebbe recato però all’alleanza con Mager un apporto ben maggiore e più qualificante dichiarando che il terreno comune era quello della buona e corretta Amministrazione.
Bastava peraltro fare riferimento su quanto afferma la Costituzione a proposito del suo “buon andamento” e della sua “imparzialità”.
Non serve sbandierare in Parlamento il testo della Legge Suprema se poi non si combatte per la sua vigenza in tutte le realtà locali.
E se non ci si vanta di comportarsi in questo modo, tale essendo il dovere di ogni democratico.
Che la scelta compiuta da Fellegara abbia irritato il “Partito Trasversale” non soltanto lo attesta la scissione nella sua coalizione, ma lo provano altri due fatti, ben più gravi.
Uno è costituito dalla scomunica fulminata dall’Ispettore Bracco.
Il quale crede di assomigliare a Robespierre, ma ricorda piuttosto Fouquier - Tynville, il Procuratore del Terrore: se non addirittura il boia Samson, addetto a manovrare la ghigliottina.
L’Ispettore giunge al punto di denunziare Fellegara quale collaborazionista di Scajola.
In realtà, il collaborazionista è lui.
Lo prova il fatto che ha taciuto quando i vari Barbagallo e Cammarata invitavano pubblicamente a votare per il Sindaco uscente.
Scampando non soltanto ad un procedimento disciplinare, ma anche ad una semplice dissociazione da parte degli organi dirigenti del Partito.
Del quale Bracco non ha la tessera: salvo che l’abbia presa dopo essere stato eletto, come ha fatto la Schlein.
In entrambi i casi, ci si attende che il necessario tirocinio freni l’entusiasmo dei neofiti.
Lo dice qualcuno che milita nel movimento democratico da molto più tempo dell’Ispettore.
Senza ottenere alcuna prebenda.
Abbiamo ancora nelle orecchie l’accusa di essere un malato di mente, profferita nei nostri riguardi dal Direttore della campagna elettorale di Bracco.
Se l’accusa era mossa a nome del candidato, esigiamo le sue scuse; se invece esprimeva un parere personale, esigiamo una smentita.
Ancora più grave risulta il fatto che il Segretario Provinciale non si sia espresso sulle scelte di Fellegara.
Riconoscendole conformi con la linea del Partito, o quantomeno pienamente lecite.
Tanto più che neanche questo Signore ha avuto nulla da obiettare sul comportamento tenuto ad Imperia da Barbagallo e da Cammarata.
Un tempo, tale comportamento si sarebbe definito “antipartito”.
Quel tempo segnò però l’auge del “Partito Trasversale”.
Che oggi finalmente ha trovato chi non gli si allinea.
Chi ha vissuto quell’epoca, ricorda molto bene come il Partito Comunista di Imperia si fosse ridotto ad operare come corrente esterna della Democrazia Cristiana, favorendo il suo settore più reazionario.
Fellegara, dovendo scegliere tra l’estrema Destra e quella moderata, tra i fiancheggiatori di Toti e di Signorini ed i loro oppositori, ha compiuto l’opzione giusta.
Riconoscerlo, come sarebbe dovere della Segreteria Provinciale, significherebbe però dare torto a Burlando.
Il che può costare la poltrona.

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Mario Castellano  05/7/2024
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