I motivi per cui un imputato in attesa di giudizio può essere privato della libertà personale sono ...
I motivi per cui un imputato in attesa di giudizio può essere privato della libertà personale sono notoriamente tre: il pericolo di fuga, il pericolo di inquinamento delle prove ed infine quello della reiterazione dei reati per cui questo soggetto è stato sottoposto a procedimento penale. Il pericolo di fuga, nel caso del detenuto agli arresti domiciliari Toti, evidentemente non sussiste. Il Presidente della Giunta Regionale della Liguria non chiede di lasciare il suo lussuoso domicilio coatto di Ameglia per raggiungere qualche lido esotico, situato in Paesi posti ai margini della legalità internazionale, con i quali non vige nessun Trattato di estradizione. Gaucci ha raggiunto la Repubblica Dominicana, e Casimirri comanda le Truppe Speciali del Nicaragua. Le quali si esercitano a Corn Island sotto la sua esperta guida: l’ex brigatista, autore materiale dell’uccisione di Moro, istruisce con il grado di Generale i locali Incursori della Marina Militare (la quale, non disponendo di alcun natante, risulta peraltro inesistente). La meta che Toti è ansioso di raggiungere è viceversa via Fieschi, dove i suoi correligionari lo attendono affinché riprenda le redini della nostra povera Regione. Escluso dunque il pericolo di fuga, si deve valutare se l’uomo sia in grado di inquinare le prove. Tale rischio, a detta dei Giudici, non sussiste: tutto quanto essendo già acquisito agli atti del processo, a cominciare dalle esilaranti registrazioni, dalle quali risulta come gli imputati valutassero la corruttibilità dei possibili complici. Toti, parlando di uno di costoro, dedito alla professione forense, afferma che lo si può comprare con una “carta unta”. Si tratta di una efficace espressione vernacolare toscana, equivalente dell’italico “soldo bucato”. Se questo personaggio si è effettivamente venduto, tale epigrafe costituisce per lui un contrappasso dantesco più infamante di ogni condanna in sede penale. Rimane la reiterazione dei reati. Esistendo questo pericolo, Toti rimarrà confinato nella sua lussuosissima magione. Qualcuno può cogliere una possibile contraddizione tra tale possibilità ed il fatto che gli stessi Giudici abbiano autorizzato il “Governatore” a riunire in villa non solo i colleghi della Giunta, ma anche i vertici della sua parte politica. Rischiando che proprio in occasione di tali conciliaboli la reiterazione dei reati venisse consumata. In realtà, proprio richiedendo la presenza in casa propria non solo e non tanto degli Avvocati Difensori, dei familiari, dei Medici o di qualche Ministro del Culto (sarebbe interessante sapere se l’Uomo ha sentito la necessità di confessare quanto meno al Padreterno le proprie azioni) , bensì di quanti gli hanno prestato la propria complicità – sul piano politico, se non su quello penale - il Presidente ha fornito ai Giudici l’argomento principe su cui si fonda la decisione di tenerlo ancora “dentro”. Se infatti i reati attualmente “sub judice” sono ormai consumati, ed attendono soltanto la valutazione dei Magistrati incaricati di valutarli nel merito, in tanto si può dare una prosecuzione dei comportamenti criminali pregressi in quanto tutto l’apparato amministrativo della Regione si è trasformato in un’unica Associazione a Delinquere. Al cui confronto le più ramificate Cosche della Mafia - o “N’drine della “N’drangheta” o “Paranze” della Camorra - fanno la figura della classica “banda del buco”. La decisione con cui viene disposto il mantenimento dei “Domiciliari” ha finito per essere un anticipo della sentenza di merito. Laddove si afferma che Toti & Compagni hanno trasformato una Amministrazione Pubblica in una sorta di impresa privata: naturalmente di carattere illegale. Per cui il fatto stesso di ritornare pienamente alla sua guida determina inevitabilmente – questo è il ragionamento svolto dai Giudici – una prosecuzione dell’attività criminosa. Qui, però, il discorso si allarga dall’operato specifico dei vari Toti e Signorini per investire l’intero “modus operandi” della loro parte politica. Ove è forse ancora possibile la presenza di qualche soggetto non dedito a commettere reati, ma non per questo si tratta di persone per bene. Non spetta naturalmente alla Magistratura valutare la moralità dei cittadini, dovendosi limitare a constatare se gli imputati hanno commesso o meno dei reati, ma la gente onesta si astiene normalmente dal frequentare gli ambienti in cui la Legge viene ignorata, ovvero considerata alla stregua di un incomodo intralcio. Il semplice ritorno di Toti a via Fieschi – a prescindere dalla sua futura attività amministrativa – viene infatti ritenuto dai Giudici alla stregua della piena reintegrazione di una banda di criminali. La quale, dopo essersi riunita - e tutt’al più dopo avere celebrato una bicchierata per festeggiare il ritorno di chi si era temporaneamente assentato per motivi di forza maggiore – riprende a fare ciò per cui si era costituita. Cioè, a svolgere una attività delittiva. Questo significa che nella Destra ligure – ma possiamo presumere che lo stesso valga per quella nazionale – non ci sono le classiche mele marce. Le quali, una volta appartate dalla cesta, non possono più contaminare quelle sane. Il criterio in base al quale si è inseriti nel “cavagno” – come lo chiamerebbe Osvaldo”Braccioforte” Martini Tiragallo – consiste anzi precisamente nell’essere bacati. La Destra si configura dunque come il classico “Stato nello Stato”, munito di proprie gerarchie e di proprie leggi. Esattamente come avviene per le varie Mafie. La dimostrazione “a contrario” della validità di tale assunto risulta dalla reazione compatta di tutti i correligionari – anche di quelli non sospetti di complicità con gli imputati – alla promozione dell’azione penale. Secondo i vari Leghisti, Berlusconiani, Fratelli della Meloni e seguaci del Partito di Lupi – in cui è approdato Toti, e che costituisce l’attuale interfaccia del movimento confessionalista di Formigoni – il “Governatore” ha fatto bene a comportarsi nel modo che la Magistratura Inquirente ritiene invece configuri dei reati. Di conseguenza, tale atteggiamento non verrebbe smosso neanche da una eventuale sentenza definitiva di condanna. I Capi mafiosi sono dei criminali dal punto di vista dello Stato, ma vengono considerati “Uomini d’Onore” dai loro complici. A questo punto, l’Opposizione non può limitarsi ad auspicare ritualmente che la Giustizia svolga il suo compito. Essa deve assumere nei confronti dell’attuale sistema di potere un atteggiamento rivoluzionario. Non ci troviamo più infatti nell’ambito della normale dialettica tra Maggioranza e Minoranza, in quanto il ripristino dello Stato di Diritto richiede lo sradicamento di un intero sistema di potere. I Giudici fanno il loro dovere, ma da Orlando non è venuta neanche la più flebile dissociazione dalla “Dottrina Burlando”: né la Redazione di Genova de “La Repubblica” lo ha sollecitato a pronunziarsi in questo senso. Sostituire Toti nella “partnership” con dei soggetti imprenditoriali che perseguono il solo fine di continuare nella rapina del territorio significa proporre una nuova complicità. Dopo che quella precedente è finita nei guai per avere esagerato.