L’attentato a Trump costituisce l’evento,...
L’attentato a Trump costituisce l’evento, che come sempre attrae – anzi monopolizza - l’attenzione dei mezzi di comunicazione, essendogli dedicati i titoli di prima pagina dei giornali ed i servizi di apertura dei notiziari radiotelevisivi.
I fatti che lo hanno preceduto – determinando l’inevitabile rielezione dell’ex Presidente – sono almeno due.
Uno è costituito dalle visite che gli hanno reso alcuni Capi di Stato e di Governo attualmente in carica, cui si è attribuito carattere non già privato, bensì ufficiale.
A questi incontri hanno fatto da “pendant” i contatti ufficiosi intercorsi tra gli emissari di Trump ed altri dirigenti di Stati esteri, più prudenti nell’esprimersi pubblicamente ma accomunati dal considerare l’interlocutore come un pari grado.
L’altro fatto è costituito dall’organizzazione – cui si procede alla luce del sole, pubblicizzandola sui mezzi di comunicazione - di milizie di Partito.
I cui componenti sono scelti per giunta tra i possessori di armi da guerra, avendo il compito di entrare nuovamente in azione – come già avvenne con l’assalto al Campidoglio – nel caso di un ulteriore asserito broglio elettorale.
Trump si comporta dunque, sia agendo sul piano internazionale quale un Capo di Stato, sia dispiegando - come avviene per ogni Governo - una  “Forza Pubblica” posta alle sue dipendenze, come se fosse già nuovamente alla guida degli Stati Uniti: ovvero come se si collocasse – novello Jefferson Davis - a capo di una entità secessionista.
Nel primo caso, i colleghi che gli rendono visita danno per scontata la sua vittoria, mentre nel secondo caso considerano acquisita la costituzione di un uovo Stato.
Nel mondo, ne esistono – oltre ai centonovantatre membri delle Nazioni Unite – numerosi altri.
Con cui a volte non si stabiliscono rapporti diplomatici, né si concede loro il riconoscimento, ma dei quali bisogna in qualche modo tenere conto.
Se non altro quando si accede al loro territorio, sottoponendosi al relativo controllo di Polizia.
La conseguenza di tutto ciò consiste nel fatto che la rielezione di Trump si configura come inevitabile – al punto che vi si è rassegnato perfino Giuliano Ferrara – per evitare guai maggiori.
Facendo coincidere la situazione “de jure” con quella già esistente “de facto”.
Ed evitando con ciò il rischio di una guerra civile.
La Sinisra, accusata della responsabilità morale dell’attentato per avere istigato all’odio – come se Trump non avessa fatto ben di peggio, fino a tentare un colpo di Stato - rinunzia da parte sua a difendere la legalità costituzionale.
Poichè l’eventuale vittoria di Biden sarebbe ritenuta dal rivale un “casus belli”, ci si rassegna alla sua sconfitta.
Per evitare la guerra, in altre parole, la si considera perduta senza combatterla.
In Italia è successa esattamente la stessa cosa quando Mattarella ha evitato di respingere le dimissioni di Draghi, rinviandolo alle Camere.
Se il Presidente del Consiglio fosse stato sfiduciato, il loro scioglimento si sarebbe configurato come un atto dovuto.
Se invece Conte non avesse avuto il coraggio di votare contro il Presidente del Consiglio, il Governo – e la Legislatura – sarebbero durati sei mesi in più.
Si è invece avuto paura del rischio che la “leader” di un Partito col tre per cento dei voti gridasse da parte sua al Colpo di Stato, con il pretesto che si manteneva in carica un Governo non eletto dai cittadini.
Applicando tale logica, si introduce ora una riforma costituzionale che priva il Parlamento del potere di conferire e di revocare la fiducia.
Per guarire una malattia della democrazia, la si abolisce.
Quanto meno nelle forme esistenti negli Stati di Diritto dell’Occcidente.
In Liguria, non si chiama la gente a manifestare per richiedere le dimissioni di Toti.
Il che sarebbe cosa ben diversa dall’occupare con le armi via Fieschi, o piazza De Ferrari.
Con il risultato di lasciare inoperanti i meccanismi giuridici che portano – in simili circostanze – a ridare la parola agli elettori.
Quando finalmente si voterà, la Destra verrà dunque prevedibilmente riconfermata alla guida della Regione.
L’originale essendo logicamente preferito alla copia, dubitiamo che gli elettori accettino la proposta formulata da Orlando.
Che consiste semplicemente nel sostituirsi a Toti quale interlocutore di una classe imprenditoriale non meno corrotta dell’attuale dirigenza politica, proseguendo – solo con maggiore prudenza – nella rapina del territorio.
Come abbiamo già detto, si tratta di ripristinare il “sistema Burlando”.
Ad Imperia, il Potere Giudiziario sentenzia che il Sindaco ha facoltà di emanare un atto amministrativo manifestamente nullo per vizio totale di forma, come quello con cui si è disposta verbalmente (?!) la destituzione di una Funzionaria.
Tale atto è stato dichiarato infatti non lesivo di alcun Diritto Soggettivo, e dunque pienamente legittimo.
Visto che il sistema è inamovibile, prosegue dunque la corsa ad aderirvi.
Anche qui, i comportamenti di fatto hanno ricevuto una consacrazione sul piano giuridico.
In conclusione, si assiste, tanto nella Capitale dell’Impero quanto nella Capitale dello Stato e tanto nel Capoluogo della Regione quanto nel Capoluogo della Provincia, alla inevitabile conclusione di uno scontro impari.
Da una parte vi è chi – incarnando il Potere – tende a sbarazzarsi dei vincoli posi dal Diritto, e dall’altra chi vi si attiene, in quanto li considera ancora vigenti.
A ben vedere, si tratta della stessa situazione già vissuta nel 1924: quando l’Aventino invocava il rispetto dello Statuto, e Mussolini lo considerava viceversa desueto.
Tutto questo avviene anche oggi, in quanto i cambiamenti avvenuti nella società rendono impossibile la convivenza delle diverse istanze politiche in un sistema di regole condivise.
In questi casi, o si convoca una Costituente, incaricata di concordare delle regole nuove, oppure chi è più forte impone unilateralmente le sue.
Dal 1924 al 1939 passarono tre lustri, por cui non vi era l’imminenza di una nuova guerra tra le cause di questo esito.
Oggi, i vari Trump, Meloni e Scajola – è il caso di dire “si parva magnis componere licet”, dal momento che l’ex Presidente è uomo di statura gigantesca, mentre la Presidente del Consiglio ed il Sindaco sono entrambi dei brevilinei – si dimostrano tutti quanti più lesti nel cogliere lo “zeit geist”. La guerra imminente esige uomini – e donne – all’altezza (non necessariamente in senso fisico) della situazione.

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Mario Castellano  27/7/2024
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