L’Unità, nei tempi in cui la dirigeva l’eretico Pietro Ingrao...
L’Unità, nei tempi in cui la dirigeva l’eretico Pietro Ingrao, veniva considerata la “Marina” del Partito Comunista, dovendo affrontare il mare aperto del dibattito politico per compiere le azioni più spericolate.
Le “Botteghe Oscure”, popolate da grigi burocrati, costituivano invece la fanteria, tanto disciplinata quanto incapace di osare.
La Redazione di Genova de “La Repubblica”, che costituisce l’organo ufficiale del Partito Democratico della Liguria, assomiglia più alla “Pravda” dell’era di Breznev che – per l’appunto – all’Unità di Pietro Ingrao.
Ecco spiegato il motivo per cui, al pari de “Il Secolo XIX” - anch’esso “di Sinistra” avendo appartenuto al Gruppo GEDI – non pubblica una panoramica di piazza De Ferrari durante il comizio tenuto dalla Schlein: cui si è aggiunto Conte, cioè un “progressista” - in tutti i sensi - di complemento, nonché altri due dirigenti di partitini dell’Estrema detti “del prefisso telefonico”, dato che il loro risultato elettorale corrisponde allo zero virgola.
Costoro devono dunque affidarsi – come a suo tempo i Radicali – all’ex Partito Comunista per accedere agli stipendifici di Montecitorio e di Palazzo Madama.
“La Repubblica” non si domanda naturalmente perché la manifestazione sia fallita.
Tanto meno se lo domanda la Signora elvetico – germanico – statunitense, approdata nel Bel Paese quando già la “Sinistra” non riusciva più a riempire piazza De Ferrari.
Se ci ricordiamo dei tempi in cui vi convergevano il corteo del Ponente – partito ore prima da Voltri, percorrendo l’itinerario dell’autobus numero 1, diretto a Caricamento – e quello arrivato da Brignole, alla cui testa si ponevano i Vigili Urbani in uniforme, anch’essi in sciopero nominalmente illegale e per questo ovazionati dai concittadini, vuole dire che siamo già vecchi come il Cucco.
Così vecchi che ci ricordiamo ancora di quando Valcado era saragattiano, e dunque buoni ormai soltanto per il cimitero.
La Signora Schlein – come tutti i turisti stranieri – non va invece oltre una immagine da cartolina dell’Italia.
Mancandole, per poterla capire, l’intuizione artistica del suo concittadino Volfango Goethe o del francese Stendhal: i quali non avevano imparato l’italiano, ma avevano compreso gli Italiani.
Per cui è ritornata a Roma – in attesa di raggiungere Zurigo – come ogni banalissimo Herr Muller, reduce da una vacanza “all included” sulla Riviera Romagnola.
La colpa di tale incapacità di comprensione non è tanto sua, quanto di chi avrebbe dovuto aprirle gli occhi, ma se ne è per guardato bene, dovendo nascondere le proprie vergogne.
La Von Der Leyen può almeno contare sulla collaborazione dei Servizi Segreti tedeschi e francesi, che l’hanno consigliata di stare alla larga dalla Meloni.
Malgrado i viaggi in elicottero sull’Emilia ed i soggiorni nei resort di lusso della Puglia.
Perché la “Sinistra” non riesce più a mobilitare i Genovesi?
Perché il nostro carattere regionale ci rende capaci di grandi slanci, ma ci fa anche odorare le fregature.
Se la Segreteria Regionale del Partito Democratico - senza bisogno di ripetere i processi staliniani di Mosca negli Anni Trenta, né i fasti della Commissione di Controllo, guidata durante la Guerra Fredda dallo staliniano Secondo Pessi – avesse semplicemente emanato un comunicato – stampa per far sapere che Burlando andava sul panfilo di Spinelli a titolo personale, piazza De Ferrari si sarebbe di nuovo riempita.
E Toti sarebbe stato defenestrato a furor di popolo.
È invece inutile aspettare questo documento, in quanto l’ex Governatore – che si dimostra sprovveduto quando guida l’automobile, ma non quando si tratta di imbastire degli affari – potrebbe opporre ad ogni disaccreditamento una delega scritta della Direzione Regionale.
Dimostrando quanto sanno anche le pietre: il Partito Democratico, anche se i suoi dirigenti sfuggono alle responsabilità penale, è parte integrante del sistema di potere del “Partito Trasversale” scoperchiato dalla Magistratura.
Il quale è stato sgominato, mentre quello imperiese, che lo aveva preceduto di molti anni, era sopravvissuto fino alla caduta del Muro di Berlino.
Per un motivo che Burlando non ha saputo valutare: allora sedeva allo stesso tavolo dei rappresentanti della Destra e della “Sinistra” un convitato di pietra, rappresentato dagli emissari di Belgrado.
I quali erano intoccabili, risultando protetti dagli equilibri politici tanto internazionali quanto interni all’Italia.
Perfino il Partito Emiliano aveva inviato un suo rappresentante a dare man forte ai “Compagni” locali, dedicandosi da un lato alla loro copertura e dall’altro alla diffamazione di chi si opponeva ad un siffatto sistema di potere.
Natta, intanto, vigilava da Roma.
Fino a quando il crollo del Comunismo portò l’inviato di Bologna sull’orlo del suicidio.
Possono oggi i dirigenti democratici esigere con un minimo di credibilità che Toti se ne vada, e che la “Sinistra” torni ad occupare via Fieschi?
Ammesso – e non concesso - che ciò risultasse possibile, non cambierebbe niente.
Ecco perché i Genovesi insorsero nel 1746, e poi nel 1849, ma rimasero passivi nel 1815: quando il destino di una Città e di una Regione è segnato, non serve ribellarsi.
Meglio attendere tempi più propizi.
Non è vero che siamo avari: siamo piuttosto parsimoniosi, per cui non sprechiamo le nostre risorse umane.
Il cui dispiego risulta a volte tanto eroico quanto inutile.
Certamente, alla scadenza del mandato di Toti si tornerà a votare.
Quale sarà però l’alternativa offerta ai cittadini?
Un cambio di colore del Governo Regionale in tanto risulterebbe utile in quanto segnasse una rivendicazione della nostra Autonomia – se non della nostra Indipendenza – umiliata dall’invio di un “gauleiter” proveniente non da Roma, ma da Cologno Monzese.
Ed allora tanto vale assistere alla sua sostituzione con un Fratello della Meloni.
La quale – visti i risultati prodotti dal connubio tra Berlusconi e “Comunisti” alla Burlando - potrà proporre un commissariamento mascherato come il male minore.
Che tale sarà in quanto i Liguri si dimostrano incapaci di governarsi.
Questa è la triste morale della vicenda cui abbiamo assistito.
Quando Siri, Taviani e Bo facevano sopravvivere Genova con le commesse dello Stato per l’Italsider, c’era ancora quanto meno l’orgoglio della propria professionalità, dal proprio lavoro.
Oggi Burlando propone ai Liguri di custodire i cabinati dei Milanesi nei porti turistici.
I cui posti barca rimangono comunque desolatamente invenduti.
Non rimane dunque all’Ingegnere – una volta sbarcato da Spinelli – che riunire gli amici a pranzo nel noto ristorante di lusso di Galleria Mazzini.

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Mario Castellano  27/7/2024
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