Mentre scriviamo, una delegazione del Governo degli Stati Uniti si trova a Mosca...
Mentre scriviamo, una delegazione del Governo degli Stati Uniti si trova a Mosca, dove tenta di fare accettare da Putin quanto concordato a Gedda con gli Ucraini.
Non possiamo naturalmente prevedere se la proposta verrà accettata.
Le prime reazioni da parte del Cremlino fanno pensare ad un “placet juxta modum””, trattandosi di una base negoziabile per la trattativa, e non del cosiddetto “prendere o lasciare”.
Gli Europei Occidentali – secondo il loro inveterato costume - litigano intanto su di una questione che non esiste, cioè sulla opportunità o meno di inviare una forza militare di interposizione.
La Meloni ha già detto che non vi parteciperanno comunque i nostri militari.
Il Generale Bellacicco non rischia dunque di essere richiamato in servizio, venendo distolto dal lavoro dei campi cui si dedica, novello Cincinnato, da quando - una volta rientrato dall’ingloriosa spedizione in Afghanistan - ha preso un sacco di legnate da nemici molto meno temibili dei “Talebani”, quali Za Garibaldi e Chiappori.
Il quale ultimo, dopo la clamorosa vittoria riportata a Diano Marina, ha varcato lo Sterio – come aveva fatto a suo tempo Giulio Cesare passando il Rubicone – per conquistare la confinante San Bartolomeo al Mare.
Dove però ha trovato anch’egli la propria Waterloo.
Aggravando in tal modo la portata della disfatta subita dal Generale di Diano Marina.
Il figlio del Maresciallo è riuscito infatti a perdere contro un rivale che in un Comune ancora più piccolo è riuscito nell’impresa – veramente eccezionale – di arrivare ultimo.
Essendo superato perfino dai suoi ex Compagni “Comunisti”.
Nella pittoresca “Corte dei Miracoli” della Destra imperiese ci sono troppi galli nello stesso pollaio.
Che per giunta risulta molto piccolo.
Per quanto si moltiplichino i posti nelle Giunte, negli Enti controllati dai Comuni e dalla Provincia, ma soprattutto nelle cosiddette “Partecipate”, non si riesce sfamare la torma assatanata dei dirigenti.
Che assomigliano sempre più – restando in tema militare – ad un Esercito composto soltanto da Generali.
La Meloni sbaglia dunque quando priva i nostri Alti Ufficiali perfino della speranza di essere mandati in Ucraina.
Tale prospettiva servirebbe infatti a distoglierli dalla politica nazionale, scatenando feroci conflitti intestini nelle Forze Armate (“Divide et impera!), combattuti a colpi di anzianità nel grado e di servizi prestati in “Zona di Operazioni” (!?).
In ambiente ecclesiastico si cita spesso il proverbio che dice: “Homo homini lupus, mulier mulieri lupior, Sacerdos Sacerdoti lupissimus”.
Se sostituiamo questa ultima locuzione con “Miles militi lupissimus”, abbiamo un quadro dei rapporti - tutt’altro che cordiali – tra i nostri Alti Gradi.
Tornando però a Mosca, questa sera sapremo forse se Putin accettala tregua proposta da Trump, ovvero la rifiuta.
Risulta comunque certo che quanto rifiuterà in ogni caso è la presenza in Ucraina di truppe occidentali.
Se il Presidente ha iniziato la guerra per mantenere questo Paese fuori dall’Alleanza Atlantica e dall’Unione Europea, non può certo accettare che quanto ne rimane sia presidiato dalle loro Forze Armate.
Il paragone con la Corea risulta dunque improprio, in quanto la presenza delle truppe americane garantisce da una ripetizione dell’attacco sferrato nel 1950.
L’Ucraina finirebbe piuttosto come la Georgia, in parte annessa di fatto alla Russia mediante due “secessioni” ed in parte sottomessa ad un governo fantoccio.
Putin può anche decidere però di non decidere, lasciando l’interlocutore nella più completa incertezza sulle proprie determinazioni.
Costringendo inoltre la parte avversa a proseguire la guerra, ma con minore determinazione, vista svanire la prospettiva di cessare le ostilità.
Se la tregua entra in vigore, Putin può vantarsi coi connazionali di avere “redento” – come si diceva in Italia di Trento e Trieste – il venti per cento dell’Ucraina.
Se viceversa non ci sarà nessun cessate il fuoco, il nuovo Imperatore di tutte le Russie continuerà la guerra contro un nemico indebolito dalla contraddizione aperta tra l’Europa e l’America.
La minaccia delle sanzioni è completamente inefficace, in quanto queste misure non scalfiscono la forza di un Paese autosufficiente dal punto di vita tanto energetico quanto alimentare.
Non regge dunque neanche il paragone con la situazione dei cosiddetti “Imperi Centrali” durante la Grande Guerra.
Quando la Germania e l’Austria erano assediate, mentre Putin conta su di un retroterra comprendente quattro Continenti su cinque.
Animato per giunta da un “animus” contrario all’Occidente.
Noi non azzardiamo previsioni, ma rileviamo che siamo portati – per un vizio derivante dal ritenerci ancora superiori anche culturalmente rispetto ai non Europei – a supporre che costoro ragionino in base ai nostri criteri.
Influisce infatti su di noi – anche se non scontiamo in questo conflitto alcuna perdita umana- il timore di pagare anche soltanto in termini economici.
Il che si sconta al momento del voto, cioè al più tardi entro cinque anni.
Le dittature possono invece permettersi da un lato di spendere anche le loro risorse umane, mentre dall’altro lato il fattore tempo gioca in loro favore.
Per non parlare di come l’Asia – che comprende dal punto di vista culturale anche la Russia - può contare anche sul fattore spaziale: “Asia est”.
Alessandro Magno vinse tutte le battaglie, ma dovette ugualmente ritirarsi, perché le sue truppe rischiavano di smarrirsi in un territorio troppo ampio per essere controllato.
Se questo valeva per una guerra di conquista vittoriosa, figurarci quando è l’Asia a premer sui nostri confini.
Come precisamente avviene nel Donbass.
Dugin ha pubblicato un altro dei suoi saggi.
Nel quale rileva come la crisi morale dell’Occidente sia precipitata negli Anni Settanta.
Cioè, in un periodo che noi consideriamo già remoto, durante il quale il liberismo economico ha dominato l’economia – il regresso dello Stato Sociale risale infatti a Reagan ed alla Thatcher – ed il liberalismo ideologico ha dominato la cultura.
Non rimane dunque che attendere gli esiti del logoramento iniziato in quel tempo.
La continuazione della guerra, senza neanche congelarla con una tregua, favorisce dunque nel lungo periodo il disegno imperiale della” Terza Roma”.
Tanto più quando nella Prima non c’è neanche più il Papa.
I cui cortigiani poligami non temono ormai di essere rimproverati nel nome dell’Etica Cristiana.

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Mario Castellano  03/04/2025
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