La cosiddetta “Coalizione dei Volonterosi”, ...
La cosiddetta “Coalizione dei Volonterosi”, ha assunto l’incarico di organizzare un intervento militare occidentale in Ucraina, ma non ha chiarito – almeno fino a questo momento – se esso dovrà seguire un eventuale ed improbabile armistizio - nel qual caso si tratterebbe di una classica missione di “peace keeping” - ovvero propiziarlo, dissuadendo la Russia dal proseguire le ostilità.
Forse i contatti tra i Paesi che compongono questa nuova ed informale coalizione - che non coincide né con l’Unione Europea, né con l’Alleanza Atlantica – proseguono riservatamente: ovvero sono interrotti in attesa che un nuovo evento offra il “casus belli” necessario per varcare il Rubicone.
Intanto, tutti i mezzi di comunicazione occidentali danno risalto ai fatti di Sumy, indubbiamente gravissimi, ma inseriti nella tragica “normalità” di ogni guerra moderna.
Che, essendo combattuta soprattutto utilizzando le armi aeree, non può risparmiare la popolazione civile.
L’Intervento pende dunque su tutti noi come una spada di Damocle.
Abbiamo già spiegato come la visita in Italia del Re d’Inghilterra abbia avuto lo scopo di garantire la lealtà del nostro Pese ai suoi alleati tradizionali.
Che sono tali – salvo l’effimera e tragica parentesi rappresentata dal cosiddetto “Asse” con la Germania nazista – fin dal 1855.
Quando Cavour, mandano i Bersaglieri in Crimea, ottenne diversi obiettivi con una sola mossa.
In primo luogo, ottenne di presenziare alla successiva Conferenza di pace di Parigi quale rappresentante di tutta l’Italia.
In secondo luogo, prospettò all’Inghilterra l’eliminazione della migliore flotta mediterranea sua rivale, cioè quella del Regno di Napoli.
Dove il Re Ferdinando II, avendo affermato i propri diritti sullo zolfo – che all’epoca costituiva la principale risorsa energetica, quale oggi è il petrolio – si era inimicato precisamente la Gran Bretagna.
Alla minaccia di un intervento armato da parte del Governo di Londra, il Borbone aveva risposto predisponendo degli allestimenti difensivi.
La leggenda vuole che la sua morte precoce, avvenuta meno di un anno prima dello sbarco di Garibaldi a Marsala, sia stata il risultato di una congiura ordita tanto dal Piemonte quanto dall’Inghilterra.
Se l’Eroe avesse dovuto fronteggiare “Re Bomba”, certamente avrebbe incontrato difficoltà ben maggiori rispetto a quelle che poté frapporgli Francesco II.
Il quale tuttavia non era così imbelle come lo descrisse la storiografia successiva, ma si trovò impotente di fronte ad un disegno concepito da Cavour con la complicità della Gran Bretagna.
La storia successiva all’Unità vede un Regno debole a causa del suo carattere composito, cui poteva opporre soltanto l’autoritarismo ed il centralismo forzoso imposto dalla Casa Regnante, alla ricerca di un sostegno straniero.
La Triplice Alleanza, stipulata nel 1882, fu imposta da tale rapporto di forze.
La Marina Austriaca, che scorrazzava per l’Adriatico ostentando le proprie navi davanti a Venezia, ricordava eloquentemente quale minaccia pendesse sul nuovo Stato.
Che dovette allearsi con il suo nemico tradizionale per rassicurarlo sulle proprie intenzioni.
Crispi giunse a destituire un Ministro, il Vivoda, solo perché aveva presenziato ad un raduno irredentista.
L’altro strumento di ricatto e di pressione nelle mani di Vienna era costituito dal Partito cattolico, e dall’intenzione mai sopita della Santa Sede di riprendere i territori già costituenti lo Stato Pontificio.
Ancora nel 1903, il Veto di Francesco Giuseppe fece annullare l’elezione a Papa del Cardinale Rampolla, ritenuto capo del “partito” filofrancese in seno al Collegio dei Cardinali.
In realtà il Porporato siciliano guidava piuttosto il settore ecclesiastico favorevole alla Conciliazione, ed una precoce soluzione della “Questione Romana” avrebbe eliminato uno dei principali fattori di debolezza dell’Italia Unita.
Se in Vaticano prevaleva l’atteggiamento filoaustriaco, lo Stato italiano mirava viceversa inevitabilmente a completare il processo unitario.
L’Interventismo fu dunque patrocinato dalle Potenze dell’Intesa.
Le stesse, con l’apporto determinante degli Stati Uniti, che avrebbero cacciato successivamente cacciato dalla Penisola l’invasore nazista.
Determinando una collocazione internazionale dell’Italia che si è mantenuta intangibile a partire dall’Armistizio di Cassibile.
Ora vi è chi spera che la Meloni compia un passo falso, e che la sua sostituzione con l’ennesimo Governo “tecnico”, ovvero “del Presidente”, elimini la preponderanza acquisita dall’estrema Destra nella guida del Paese.
In realtà, ai nostri alleati non importa molto della conformità del nostro Governo con gli ideali della democrazia liberale.
Anche Salandra era un dirigente della Destra, il cui avvento al potere aveva posto fine all’epoca del riformismo giolittiano.
Quanto importava all’Intesa era l’Intervento, e di conseguenza il mantenimento - con tutti gli strumenti repressivi necessari alla bisogna – della compattezza del fronte interno.
Immaginare – “Quod volimus, libenter credimus” - che una adesione non abbastanza forte e convinta della Meloni al fronte occidentale che si accinge – avendo alla sua testa ancora una volta gli Inglesi ed i Francesi – ad intervenire in Ucraina può significare una pericolosa e vana illusione.
Delle due l’una: se si ritiene che partecipare a questa operazione sia nell’interesse nazionale, non rimane che garantire – non certo alla Presidente del Consiglio, bensì direttamente a Londra e a Parigi -l’adesione del settore democratico italiano; se viceversa si rifiuta in linea di principio questa prospettiva, si finisce per oscillare tra una ripetizione dell’infausto “né aderire né sabotare” ed una opposizione rigettata irrimediabilmente fuori dall’ambito legalitario.
Come quella che ha manifestato violentemente nei giorni scorsi per le vie di Milano.
Dimostrando la presenza di una nuova generazione che precisamente esprime il proprio bisogno irrefrenabile di opporsi allo “status quo”.
Tanto più forte e giustificato quanto più il Governo si dimostra autoritario, ed anche indifferente alla situazione sociale.
A sua volta destinata inevitabilmente a degenerare.
L’Opposizione legalitaria si trova a questo punto nella classica “alternativa del Diavolo”.
Se scende a sua volta in piazza, non soltanto colleziona degli insuccessi, come è accaduto a Genova, con la Schlein alla testa di cinquecento funzionari del suo Partito, ma rischia per giunta di essere additata come sleale verso lo Stato.
Se viceversa la cosiddetta “Sinistra” si accoda alle scelte dell’Esecutivo, abbandona l’esercizio dell’Opposizione a soggetti eversivi.
Che non possono certamente fare la Rivoluzione, ma possono altrettanto sicuramente determinare in prospettiva una situazione di insicurezza cronica.
La Schlein ha già deciso di andare al traino del “movimentismo” dei Pentastellati”, subendo la loro egemonia.
Peggio ancora se la Signora elvetico – germanico – statunitense si accoda agli “Antagonisti”.
Che fare dunque?
I nostri Alleati dimostrano di avere bisogno dell’Italia.
Se così non fosse, il vecchio Re - ancora brillante, ma anche stanco ed ammalato - non avrebbe lasciato la cura delle sue tenute per viaggiare fino a Roma.
Petrini e Cucinelli possono benissimo visitarlo nei suoi possedimenti per conversare di agricoltura e di allevamento: pare che il Sovrano abbia confezionato una coppa - intesa nel senso di salume – degna di competere con il migliore “culatello” emiliano.
La Schlein è persona di scarsa cultura umanistica e politica, ma almeno conosce bene le lingue.
Porti dunque al Sovrano un messaggio molto chiaro: se l’Italia cui egli si rivolge è quella liberale del Risorgimento, dell’Interventismo democratico e della Guerra di Liberazione, non può essere rappresentata dalla Meloni.
La quale – esattamente come Mussolini – tanto più crede di parlare inglese, tanto meno riesce a farsi capire.
Evidentemente, la Signora della Garbatella è stata promossa all’Alberghiero per meriti politici: non sarebbe infatti in grado di discutere il “menu” con un cliente straniero.
Soprattutto, però, la Presidente del Consiglio non ha dietro di sé un autentico consenso, quanto piuttosto un’assenza di dissenso organizzato e credibile.
Al di sotto di una sottile crosta, formata dal ceto ristretto dei cosiddetti “garantiti”, fruitori di prebende elargite direttamente o indirettamente dallo Stato – preme una grande maggioranza di Italiani in preda al malcontento, e privi di chi sappia assumere la loro rappresentanza.
Se il problema è la tenuta del fronte interno -e il Re d’Inghilterra lo ancora meglio del suo Primo Ministro – la Sinistra è ancora in grado di garantirlo.
La Destra, comunque, non è all’altezza di questo compito: dietro all’inaugurazione delle “Piste Ciclabili” c’è il nulla.
Il “Bassotto”, accecato dalla sua “ubris” – detta anche “surenchère” - non se ne accorge, ma il Questore dimostra di rendersene conto, grazie al suo fiuto di vecchio poliziotto.
Tanto che manda a Roma dei rapporti molto allarmati.
Che trasmette perfino ai giornali, sperando che il Sindaco - svegliandosi dalla sua ubriacatura – rinsavisca.
Il messaggio da recapitare ai nostri Alleati è dunque chiaro e semplice.
Voi dovete trattare con l’Italia di oggi, ma siamo noi che rappresentiamo l’Italia di domani.
Della quale dovete tenere conto.

Sperare in un cambio di cavallo in corsa, in una crisi di Governo che scoppi inopinatamente nel mezzo di una situazione internazionale convulsa, determinando la sostituzione della Meloni con un “tecnico” designato al Quirinale può rivelarsi una speranza illusoria, dannosa per chi la concepisce.

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Mario Castellano  20/04/2025
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