Si può cogliere un parallelo tra l’adulazione con cui da una parte tutta la stampa di Destra commenta gli asseriti esiti incontro tra la Meloni e Trump...
Si può cogliere un parallelo tra l’adulazione con cui da una parte tutta la stampa di Destra commenta gli asseriti esiti incontro tra la Meloni e Trump, e dall’altra parte il profluvio di annunzi che bombardano i cittadini imperiesi, riguardanti naturalmente le cosiddette “Opere del Regime”.
Che nel maggio parte dei casi non risultano né finanziate, né tanto meno – come si dice con un bruttissimo neologismo – “cantierate” (cioè in pratica già in costruzione).
Si tratta dunque di progetti.
Spesso, per giunta, non ancora redatti dagli Ingegneri e dagli Architetti, e che dunque non possono per il momento venire sottoposte all’esame delle diverse Autorità competenti per il rilascio delle necessarie autorizzazioni.
Queste opere esistono dunque soltanto nella testa del Sindaco.
Come i proverbiali “castelli in aria”, prodotti dalle aspirazioni e dai desideri di ciascuno.
Il Paese che più viveva di queste fantasie era l’Unione Sovietica.
Dove la frustrazione causata da un presente opaco, mediocre e deludente veniva compensata precisamente mediante la cosiddetta “politica degli annunzi”.
Che poteva manifestarsi tanto con dei grandi cartelloni posti per le strade, in cui era scritto che in quel luogo sarebbe sorto qualcosa di nuovo, di utile o di bello, quanto con ciò che veniva scritto sui giornali.
I quali annunziavano mirabolanti pianificazioni.
In un Paese dove non vigeva la diversificazione delle competenze tra le diverse Istituzioni, nel quale il Partito – indicato come organo dello Stato dalla stessa Costituzione – poteva imporre la propria volontà a tutti le altre istanze, questa prassi veniva utilizzata come una sorta di droga.
La cui assunzione proietta chi ne fa uso in un mondo fantastico ed immaginario, provocando una estraniazione dal cosiddetto “hice et nunc”.
Poi, però viene l’inevitabile risveglio.
Il tossicodipendente, ripiombato in una realtà che lo delude, cerca dunque una nuova evasione.
Ricorrendo di nuovo agli stupefacenti.
Da cui diviene in breve tempo dipendente.
Ai nostri concittadini che – per esempio – hanno contemplato a lungo ed invano il plastico, per giunta non tracciato in base ad alcun effettivo progetto, del nuovo Mercato Coperto, viene propalato l’annunzio, anch’esso illusorio, di un’altra opera pubblica.
E così via all’infinito.
L’ammontare delle somme necessarie per trasformare i sogni in realtà, naturalmente, cresce a dismisura.
Rendendone sempre più improbabile la materializzazione.
Come il drogato finisce per rovinarsi, dovendo acquistare sempre nuove dosi di stupefacente, così il Comune ingigantisce il baratro in cui sprofondano le proprie finanze.
A questo punto, una Opposizione quanto meno decente, si rivolgerebbe al Sindaco dicendogli semplicemente: “Claudio, chi paga?”
Gli esponenti della Minoranza si fanno invece complici di questo delirio, aggiungendo nuove fantasticherie a quelle prodotte dalla Maggioranza.
Quando mezzo Corpo Accademico dell’Università di Genova si è riversato ad Imperia per illustrare un mirabolante progetto di riforestazione, si è notata l’assenza da tanta autorevole compagine di un Professore di Finanza Pubblica.
La Sinistra cadde a suo tempo nella più bassa demagogia quando i Capi della cosiddetta “Triplice Sindacale” proclamarono che il salario era una” variabile indipendente” dalla produzione.
Ottenendo ciò malgrado che venisse costantemente aumentato.
Oggi paghiamo quella grande illusione con la fine dell’Italia quale Paese manifatturiero.
La Destra, che viceversa aveva un tempo incarnato il rigore finanziario, accompagnato coerentemente dalla probità dei costumi praticata dai suoi esponenti – Quintino Sella predicava le “Economie fino all’osso”, ma pagava di tasca propria l’affrancatura della corrispondenza – cade ora in una demagogia di segno opposto.
In base alla quale lo Stato spende sistematicamente i soldi che non ha.
Ieri, nel corso di una trasmissione televisiva, è stato domandato a Mario Monti da dove verranno fuori i fondi destinati al riarmo.
L’illustre economista ha detto che risulteranno dalla “spending rewiew”.
Suscitando l’ilarità degli altri partecipanti al dibattito.
Il rigore scientifico viene prostituito alla pretesa di ottenere la proverbiale “botte piena e moglie ubriaca”.
Quanto alla revisione delle spese, varrebbe la pena segnalare ciò che si è consumato con la” Pista Ciclabile”.
Dove alle spese per la realizzazione dell’opera (evidentemente non inclusive di necessari lavori di drenaggio, il che fa temere per l’autunno una situazione simile al Diluvio Universale) si sono aggiunte quelle per la faraonica festa di inaugurazione.
Non è finita: il documentario che magnifica questa “Ottava Meraviglia del Mondo” sarà proiettato d’Osaka, propiziando – così si spera – l’arrivo in massa di turisti giapponesi.
Scajola – per evidenti motivi fisici – non ha potuto emulare il Duce, intento a trebbiare il grano a torso nudo.
Il Sindaco non intende infatti esibire la propria insufficienza toracica, ma in compenso si muove disinvoltamente in bicicletta.
A parte il fatto che bisognerà doppiare il filmato in giapponese, naturalmente a spese del Comune (peccato che Toshirō Mifune sia morto, essendo il più qualificato per prestare la propria voce al “Bassotto”), la trasmigrazione verso il Sol Levante di una gigantesca delegazione comporterà anch’essa un esborso.
A quale Capitolo del Bilancio verrà imputato?
Scajola, emulando il Generale De Gaulle, risponderebbe a questa domanda dicendo che “l’Intendence suivra”.
Le previsioni oscillano tra le Pubbliche Relazioni ed i Lavori, naturalmente anch’essi Pubblici.
Il Pubblico intanto viene intrattenuto dai giornalisti de “La Stampa” e de “Il Secolo XIX”.
I quali superano, nel loro adulatorio conformismo, i colleghi della “Pravda” nell’era di Breznev.
Con la differenza che in Italia la verità riesce ancora ad affiorare, nonostante le veline.
Per il ventisettesimo mese consecutivo, la produzione industriale è diminuita.
Malgrado si sia entrati nella buona stagione, tradizionalmente foriera di qualche sollievo.
Come si spiega dunque che l’occupazione cresca?
È in atto evidentemente una lotta senza quartiere tra gli addetti alle diverse statistiche.
Alcuni dei quali devono manipolare le cifre per assecondare la propaganda della Meloni.
La quale è andata in America millantando un mandato per negoziare a nome e per conto dell’Unione Europea, conferitole – a suo dire – dalla Von Der Leyen in persona.
Con cui effettivamente la Presidente del Consiglio si è sentita per telefono.
Se però la Signora della Garbatella rappresentava ufficialmente le Autorità di Bruxelles, che cosa era andato a fare a Washington un suo esponente?
Il quale praticamente ha incrociato la Meloni sulla porta dello Studio Ovale.
Essendone uscito a mani vuote.
Per giunta, è in programma oggi l’incontro a Palazzo Chigi con il Vicepresidente degli Stati Uniti.
Non si poteva risparmiare almeno uno di questi due viaggi?
La realtà è che la Meloni ha rotto il fronte degli Europei.
Patrocinando, con la scusa di “rifare grande l’Occidente”, la causa di chi intende accettare i dazi americani senza reagire.
Una Europa già debole e divisa vede uno dei suoi grandi Paesi fondatori propugnare la propria resa alle prepotenze di Trump.
Se la Meloni avesse portato a casa quanto meno una attenuazione dei dazi sul Prosecco e sul Parmigiano, assisteremmo in queste ore ad un comizio dinnanzi ai loro produttori osannanti.
Cui la Presidente del Consiglio propone invece di sostituire le vigne e le stalle con le caserme.
O quanto meno con le fabbriche di armi.
Mancano, però, i soldi necessari.
E ne avremo ancora di meno in quanto cesserà il gettito fiscale prodotto delle esportazioni verso l’America.
Ciò non di meno, lo scambio di “amorosi sensi” con Trump è stato messo in evidenza: il “tycoon” ha perfino baciato la mano dell’ospite.
Un tempo, i gentiluomini riservavano questo gesto alle Signore.
Poiché però il Presidente è uno zotico - che si vanta di “prendere le donne per la fica” – esso significa nella fattispecie l’omaggio del discepolo al Maestro.
O meglio, alla Maestra.
La quale ha già realizzato in Italia quella sottomissione del Legislativo all’Esecutivo in cui Trump è ancora impegnato.
E che viene resa difficili, nel caso degli Stati Uniti, dalla lettera della Costituzione, come anche dalla prassi del cosiddetto “Balance of Powers” cui tutti i Presidenti hanno dovuto adeguarsi a partire dalla Indipendenza.
Il Cavallo di Troia inserito nell’Europa funge sia come strumento per convertire il nostro Continente ad una concezione sempre più autoritaria dello Stato, sia come premessa per coinvolgerlo in un’azione militare, sia infine per fare dell’Italia la “Quinta Colonna”, utilizzata al fine di sottomettere tutti quanti alla politica daziaria di Trump.
Avremo dunque una Europa sempre più povera, e nello stesso tempo sempre più lontana dalla sua naturale vocazione ad essere luogo di pace.
Dove non solo si evita la guerra, ma si opera anche per spegnerla nelle altre parti del mondo.
La Meloni ripudia espressamente il pensiero politico di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, ma anche quello di Alcide De Gasperi.
Ed offre a Trump una Italia disposta fungere da pedina nel suo disegno di sottomissione dell’Europa.
Analogamente, il nostro Sindaco propone alla Presidente del Consiglio una prefigurazione dell’Italia quale conforme con i suoi intenti.
Cioè, di una Italia senza opposizione.
In cui chi la pratica viene costretto all’emarginazione sociale.
Al punto che non può più neanche frequentare i locali pubblici.
I mezzi di comunicazione plaudono intanto ossequiosamente alle mirabolanti realizzazioni dell’Amministrazione Comunale.

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Mario Castellano  06/05/2025
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