Il Governo ha praticamente vietato le celebrazioni del Venticinque Aprile...
Il Governo ha praticamente vietato le celebrazioni del Venticinque Aprile, stabilendo genericamente, in un modo poco consono con la chiarezza richiesta negli atti di Diritto Pubblico - che tali manifestazioni debbano svolgersi “con sobrietà”. Poiché non ci risulta che tali atti siano mai stati caratterizzati da ubriacature, ciò significa che non vi sarà alcuna commemorazione, ovvero dovrà limitarsi ad atti formali. Quali la deposizione di corone di alloro ai Monumenti ai Caduti. Genova farà eccezione, in quanto – sotto l’usbergo della presenza di Mattarella – qualche oratore potrà dire che la Resistenza fu un fatto di popolo. In modo particolare laddove si era effettivamente combattuto. Il Sindaco di Ospedaletti vieta di cantare “Bella Ciao”, allineandosi con diversi altri suoi Colleghi. I quali violano manifestamente, con tale decisione, la libertà di espressione. Rimarrebbe inoltre paradossalmente nell’ambito del lecito chi intonasse “Giovinezza”, ovvero lo “Horst Wessel Lied”, inno ufficiale del Partito Nazista. Che viceversa è severamente proibito in Germania. “Dulcis in fundo”, qualcuno ha proposto – più coerentemente – di abolire la festività della Liberazione, declassandola a “Solennità Civile” come il Venti Settembre ed il Quattro Novembre. Mentre però non vi erano più superstiti di Porta Pia, i combattenti della Grande Guerra, ormai in numero esiguo, si videro anche privati della loro festa da una Patria ingrata e matrigna nei loro confronti. Se vi sono ancora dei Partigiani – che in realtà si contano ormai sulle dita – moriranno dunque ultracentenari avendo subito lo stesso affronto. Il “Bassotto” ha colto al volo l’occasione per evitare anche uno di quegli atti ufficiali – del tipo “Vietato Fumare” – cui ci aveva abituati negli anni scorsi, limitandosi ad esporre sul “Municipio Vecchio” di Oneglia un lenzuolo – peraltro già usato - con i ritratti di Cascione e Bonfante. Il Sindaco non si è però limitato a questo, facendo pubblicare su “La Stampa” una “velina” emessa dall’apposito Ufficio Comunale in cui non si rievoca la Resistenza, bensì l’uccisione di un gruppo di “repubblichini” avvenuta subito dopo la Liberazione nei pressi del Cimitero di Oneglia. Lo scopo consiste nel criminalizzare un movimento che certamente conobbe – come sempre avviene in questi casi – delle cosiddette “bavures”, ma non può certamente essere ridotto a tale dimensione parziale e fuorviante. Che cosa hanno da dire al riguardo gli stalinisti arruolati tra i “Bassotti”? Di costoro ricordiamo le invettive dirette contro il “revisionista “ Berlinguer. Il quale però non si sarebbe mai sognato di recidere le radici antifasciste del suo Partito. Occorre dunque dire chiaro e tondo che questi squallidi personaggi sono dei venduti, disposti ad ingoiare tutto in cambio dei loro stipendi. Più in generale, l’Ottantennale si dovrebbe celebrare essudando le passioni e valutando viceversa la Storia. La quale inserisce la Resistenza italiana nell’ambito più vasto del processo di emancipazione dei popoli. Iniziato con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e tuttora in corso nel mondo intero. Essendo animato dalle ideologie più diverse. Che risultano essere però soltanto gli strumenti politici di cui ci si è serviti a seconda delle contingenze. Lo scopo comune essendo costituito dalla Indipendenza. Montini, che non era certamente un rivoluzionario, diede questa interpretazione delle vicende del Novecento nella “Populorum Progressio”, riconoscendo la liceità, ed anzi la funzione per l’appunto progressiva insita anche nel ricorso ad ideologie diverse da quella cui si ispiravano il Papa e la Chiesa. Se valutiamo in questa prospettiva ciò che sta succedendo in Italia, constatiamo una evidente regressione. Non già in quanto si smette di commemorare una data, quanto perché si rinnega “in toto” il processo storico che da essa ha preso inizio. La Meloni considera infatti come una degenerazione tutto quanto avvenuto a partire da una data ancora anteriore, cioè il Venticinque Luglio. Nella sua “damnatio memoriae”, la Presidente del Consiglio non include soltanto i Partigiani, ma anche De Gasperi, e perfino il Generale Badoglio. Se poi non si propone di ricostituire il Fascismo nelle sue forme storiche, ciò comunque non scalfisce il carattere autoritario e centralistico della sua azione di Governo. Che include anche una restrizione delle Autonomie Locali. Camminiamo dunque nella direzione opposta rispetto all’affermazione dell’Autodeterminazione, di cui la Liberazione dell’Europa ha costituito una tappa non certamente unica - e tanto meno finale - ma in ogni caso importate. Secondo la Meloni, non ebbero dunque torto soltanto i Partigiani che fucilavano i repubblichini, ma anche tutti quei poveri soldati e popolani male armati che avevano tentato disperatamente di fermare i nazisti quando entravano a Roma da Porta San Paolo. Non si saprà mai quanti morti ci furono tra gli Italiani, ma pare siano stati circa cinquecento. Fecero anche male i Marinai che tentarono di sottrarre ai nazisti la corazzata Roma, e morirono quasi tutti nel suo affondamento. Fecero male i poveri soldati che si fecero uccidere a Cefalonia – circa ottomila – per non avere ceduto alle pretese dei Tedeschi. Il Fascismo – e prima ancora la Monarchia – aveva messo in ombra le Cinque Giornate di Milano, la difesa della Repubblica Romana e quella della Repubblica di Venezia, limitandosi a ricordare gli aspetti dinastici del Risorgimento a scapito di quelli contrassegnati dalla partecipazione popolare. Non aveva però formalmente rinnegato questo processo storico quale fondamento e fonte di legittimazione dello Stato. Ora, invece, si vuole rimuovere tutto quanto avvenuto nell’arco degli ottanta anni intercorsi tra la caduta di Mussolini e l’avvento della Meloni. La quale da un lato non pratica il cosiddetto “nostalgismo”, ma dall’altro lato lo afferma in forme ben più gravi del saluto romano e della camicia nera. Basta infatti il divieto di intonare un inno, o di svolgere una manifestazione, per qualificare l’attuale regime come una “democratura”. Soprattutto in quanto i Sindaci usurpano una funzione attribuita al Questore. L’Abuso in Atti di Ufficio è stato però depenalizzato. La Schlein va a sfilare a Milano. Per quale ragione non viene a cantare “Bella Ciao” ad Ospedaletti? Perché non c’è la Stampa Estera.