Mentre nelle “Congregazioni” previe al Conclave i Cardinali ostentano la loro cosiddetta “Parresia”...
Mentre nelle “Congregazioni” previe al Conclave i Cardinali ostentano la loro cosiddetta “Parresia”, discutendo con metodo conciliare, o sinodale, dell’Agenda della chiesa, lo Stato italiano - avvitato nella condizione autoreferenziale delle sue vetuste Istituzioni, e destinato ad una incontenibile decadenza - dimostra di avere perduto il dono della Parola. “In principio erat Verbum”, dice il Vangelo “Gnostico”, anche se le versioni più corrette dell’Esoterismo affermano che in principio vi era in realtà il Pensiero. Senza il quale la Parola – cioè, il Verbo - non sarebbe possibile. Mattarella, preso da un delirio auto censorio che lo avvicina a Vittorio Emanuele III, sempre timoroso di offendere il “Duce” e di conseguenza cacciato per essere sostituito da una Repubblica o dal Duca d’Aosta – dapprima scrive nel testo da leggere a Latina che molte famiglie italiane stentano ad arrivare alla fine del mese. Si tratta della banalità udita più frequentemente al bar, al mercato, sui luoghi di lavoro, sugli autobus ed in treno. Salvo negli scompartimenti di Prima Classe, dove viceversa si invoca la Pena Capitale. I loro occupanti essendo tra i pochi non afflitti da problemi economici. Mattarella si è evidentemente pentito della sua affermazione sovversiva e contraddittoria rispetto alle asserzioni della Meloni, e non l’ha letta in pubblico. I Giornalisti, basandosi sul testo diffuso dal Quirinale, l’hanno però riportata. A questo punto, il Presidente se l’è presa con i malcapitati scribi, dando ulteriore prova di essere un pusillanime. “Non licet” infatti smentire la Meloni quando decanta un immaginario Paese del Bengodi, simile a quello descritto sulla “Pravda” al tempo di Breznev, allorché i Moscoviti gremivano la stazione della Transiberiana in attesa del treno, che trasportava i “borsisti neri” latori del salame prodotto in provincia. Tanto che questo convoglio era soprannominato per l’appunto “Salame”. La Presidente del Consiglio è così a mettere la mordacchia al Capo dello Stato. Il quale, dato il suo carattere, la sopporta senza alcun apparente sacrificio. La Chiesa rimane dunque, nel contesto italiano, l’unico soggetto che non soltanto più praticare la “resilienza”, ma può anche offrire protezione a quanti vi si dedicano. C’è un bellissimo quadro del Brea, gioiello del Convento dei Domenicani di Taggia e massima espressione pittorica del Rinascimento nel Ponente Ligure, che raffigura la “Ecclesia Mater”, ritratta nell’atto di coprire il popolo con il suo manto. Questo luogo di preghiera è tornato ad essere per nostra fortuna un punto di irradiazione della cultura cristiana nella zona. Considerando che non si produce più nessuna cultura politica, se ne sentiva il bisogno. Forse si avvicina il momento in cui il disastro dello Stato italiano indurrà un giorno a restituire Roma al Papa Speriamo che nell’immediato il nuovo Papa sappia guidare la Chiesa in un momento in cui essa può perdere tutto, ma anche viceversa riguadagnarlo. Avvicinandosi una guerra, si dovrà forse scegliere il suo migliore diplomatico. Esattamente come nel 1939, quando divenne Papa Eugenio Pacelli. Una cosa è certa: non si può andare indietro. Tanto più che i venti di guerra spirano sempre più forti dall’Est. L’ultimo miracolo di Bergoglio è consistito nel fare incontrare Trump e Zelensky. I quali si sono messi d’accordo, stipulando due Trattati. Con uno di essi, l’Ucraina cede agli Stati Uniti tutte le sue ricchezze minerarie. Che devono naturalmente essere pagate. Quanto riceverà il Governo di Kiev – o meglio, di Kijev – in cambio di queste risorse, ritornerà però in America Uniti quale corrispettivo per la ricostruzione. Dimentichiamoci dunque di fare partecipare qualche impresa italiana. Con grave scorno della Meloni. Zelensky si garantisce la sopravvivenza politica ma rinunzia definitivamente ai territori occupati dalla Russia. L’Ucraina diviene – in cambio della garanzia prestata dagli Stati Uniti per la sopravvivenza della sua parte occidentale - un loro protettorato. L’Europa registra il suo ennesimo fallimento, dovuto al fatto di non esistere: proprio come il Cavaliere descritto da Italo Calvino nel suo romanzo, per l’appunto di ambientazione carolingia. I “Ventisette” non sono né in grado di sostenere un confronto con La Russia – quale si renderebbe necessario se si scegliesse la guerra - né di imporre a Zelensky le condizioni della pace stabilite da Trump, che ha dovuto finalmente accettare. Il rischio di ampliamento della guerra inizia però paradossalmente proprio adesso. Gli Ingegneri Minerari incaricati di estrarre le “Terre Rare” e gli Ingegneri Civili che ricostruiranno le infrastrutture dovranno necessariamente essere difesi dai “Marines”. Tanto più in mancanza di una tregua dichiarata ufficialmente. Si prospetta dunque l’unica soluzione possibile, salvo naturalmente una capitolazione, con la conseguente estinzione dell’Ucraina Occidentale. Si tratta della soluzione cosiddetta” coreana”. Che in tanto risultò possibile in quanto vennero stanziate in permanenza nella Penisola le truppe americane. Era stato proprio per impedire un esito simile che Putin aveva scatenato ben due guerre. Può accettarlo adesso? L’annessione dei territori orientali costituisce un contentino insufficiente, e di conseguenza l’Uomo del Cremlino può essere tentato dal compiere una mossa disperata ed apocalittica per impedire un risultato peggiore – dal suo punto di vista – della stessa adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica. Le truppe americane poste a guardia delle miniere non sarebbero infatti poste agli ordini di Bruxelles, bensì direttamente agli ordini di Washington. La pace è dunque in maggior pericolo, e i Cardinale devono sbrigarsi ad emettere la “Fumata Bianca”. Proprio nell’estate del 1914, e poi nell’estate del 1939. In una Monarchia Assoluta, l’assenza del Capo comporta infatti la mancanza di ogni organo in grado di decidere. Noi inviamo questo testo a Roma il Due Maggio. Quando arriverà a destinazione, probabilmente avremo già il nuovo Papa.