La gestione del servizio di Nettezza Urbana – che non comprende soltanto la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, bensì anche una serie di attività collaterali, quali ad esempio la pulizia delle strade – è attribuita nella nostra zona non già individualmente ai singoli Comuni, bensì collettivamente – in base ad una apposita ad una Convenzione – a tutti quelli insiti nel Comprensorio di Imperia, nel Comprensorio di Diano e nel Comprensorio di Andora. Appartenente, quest’ultimo, alla confinante Provincia di Savona. Va subito chiarito come questi Enti Locali abbiano creato un Consorzio; che – qualora esistesse – sarebbe munito di una propria Personalità Giuridica, e costituirebbe dunque un soggetto di Diritto Pubblico a sé stante. La Convenzione è stata stipulata a suo tempo per conformarsi ad una Direttiva dell’Unione Europea che prescrive la gestione comune per aree abbastanza estese ed omogenee – dei diversi Servizi Pubblici. La ”ratio legis” della norma emanata da Bruxelles è di per sé condivisibile, essendo costituita dalla opportunità di concentrare la domanda per contenere il prezzo unitario, addebitato agli utenti, di ciascun servizio. Esiste inoltre la necessità di pianificare in un ambito territoriale più vasto la costituzione delle infrastrutture necessarie. Nel caso della raccolta dei rifiuti, si tratta dei parchi degli autoveicoli, ma soprattutto delle discariche e degli impianti destinati all’incenerimento. In realtà, in ben pochi casi il criterio che aveva indotto le Autorità dell’Unione Europea a prescrivere la gestione congiunta dei servi ha comportato un effettivo risparmio. Non certo, comunque, nel caso di Imperia, dove la bolletta addebitata agli utenti è costantemente aumentata. Per adeguarsi comunque alla Direttiva, le diverse Amministrazioni locali hanno deciso per la gestione congiunta della Nettezza Urbana per l’appunto mediante la Convenzione, designando quale “Comune - Capofila” quello di Imperia. Il cui operato è teoricamente sottoposto al controllo esercitato dalla loro Assemblea. L’inesistenza di un Consorzio esclude però la possibilità di costituire un organo più ristretto, e dunque dotato di maggiori capacità operative. Quanto meno potendosi riunire con maggiore frequenza, ed essendo composto da persone di particolare competenza, scelte in base alla loro conoscenza della materia. Il “Comune - Capofila” risulta dunque munito della facoltà di compiere degli atti tanto di Diritto Pubblico quanto di Diritto Privato - quali rispettivamente l’indizione delle Gare di Appalto per scegliere il soggetto incaricato della gestione del servizio e la stipula della relativa Convenzione – che producono i propri effetti nella sfera giuridica di ciascuno dei Comuni inclusi nei tre Comprensori citati. Ciascuno dei quali può esprimersi naturalmente attraverso in propri rappresentanti in sede di Assemblea, ma – qualora venga messo in minoranza (ricordiamo che Imperia detiene in questa sede la maggioranza quasi assoluta delle quote – può soltanto deliberare la propria uscita dalla Convenzione. Senza però che questo comporti la cessazione per quanto lo riguarda degli effetti prodotti dagli atti emanati o compiuti dal “Comune - Capofila”. In pratica, la convenzione stipulata con il soggetto di Diritto Privato titolare dell’appalto del servizio continuerebbe a vincolare anche l’Amministrazione che decidesse di uscire dalla Convenzione. Il quale otterrebbe dunque il solo risultato di non potersi più esprimere in sede di Assemblea. Non sappiamo in base a quale criterio siano state calcolate le quote spettanti a ciascun contraente la Convenzione: se si faccia riferimento al numero dei residenti, ovvero al numero degli utenti, o alla quantità di rifiuti prodotta annualmente o infine all’estensione territoriale. È anche possibile si sia adottato un criterio che contemperi tutti questi parametri. Non vi è però alcun dubbio sul fatto che i Comuni si trovino per così dire inclusi in una sorta di “doppia gabbia”: l’una delle quali determinata dalla prescrizione, da parte dell’Unione Europea, della gestione collettiva dei Servizi pubblici; l’altra viceversa di origine “volontaria”, avendo ciascuno dei componenti deliberato di aderire alla Convenzione e di accettarne le regole. Nel caso di Imperia, bisogna però anche tenere conto del fatto che una Legge Regionale attribuisce al Presidente della Provincia il potere di controllo sulla gestione dei Sevizi Pubblici erogati dagli Enti Locali. Il nostro Primo Cittadino è dunque il controllore di sé stesso, in quanto – come si è già visto – il “Comune – Capofila” emana e stipula tutti gli atti giuridici disposti o contratti a nome e per conto degli aderenti alla Convenzione. Non è stabilita peraltro nessuna incompatibilità tra la carica di Sindaco e quella di Presidente della Provincia; il quale ultimo non viene designato non più dai cittadini, bensì scelto nel proprio ambito da un Collegio di “Grandi Elettori” composto “in primis” dai Sindaci. Che cosa potrà avvenire quando – scaduta l’attuale Convenzione - si dovrà bandire una Gara d’Appalto per scegliere il soggetto di Diritto Privato incaricato di gestire il servizio? Il suo prezzo è notoriamente “amministrato”, cioè, stabilito dall’Ente Pubblico che attribuisce l’appalto: nel nostro caso dall’insieme dei Comuni aderenti alla Convenzione. La quale potrebbe decidere di “spalmare” il corrispettivo pagato dagli utenti per usufruire del servizio in modo eguale su tutti i residenti. Bisogna tenere però conto del fatto che i tre Comprensori sono composti da Comuni “turistici” – nei quali la popolazione presente durante i mesi estivi si moltiplica rispetto ai residenti permanenti, e dove inoltre operano molti alberghi e ristoranti. I quali sono degli utenti diversi dalle abitazioni, e dunque tassati in una misura maggiore rispetto agli altri. È noto che l’ammontare di questo tributo ha causato nella categoria dei gestori di Pubblici Esercizi dei malumori nei riguardi della nostra Amministrazione Comunale, essendo considerato eccessivo. Il Sindaco potrebbe dunque decidere di spostare una parte dell’onere costituito dal pagamento della Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani dai propri amministrati ai residenti dei Comuni minori. I quali però non beneficiano dei proventi del Turismo, né generano la quantità di spazzatura prodotta dagli alberghi e dai ristoranti Il Sindaco di Imperia metterebbe dunque nei guai i Colleghi dell’Entroterra, facendo di loro il bersaglio del malcontento dei rispettivi elettori, ma nello stesso tempo potrebbe sbandierare davanti ai Pubblici Esercenti del Capoluogo – già suoi entusiasti sostenitori – un alleggerimento del balzello da cui sono afflitti attualmente. Se si fosse costituito un Consorzio, sarebbe almeno dotato di organi collegiali muniti in base al suo Statuto di una propria competenza. La scelta della Convenzione ha invece concentrato un maggior potere nelle mani del Sindaco – Presidente. Il quale – esattamente come Trump tenta di annettere il Canada e la Groenlandia – si dedica anch’egli ad una politica espansionista, conquistando Andora e le sue Valli. La Democrazia Cristiana progettava negli Anni Cinquanta la cosiddetta “Provincia Lunga”, estesa fino ad Alassio. Tanto per mettere la parte “bianca” del Savonese al sicuro dalla prevalenza delle Sinistra nella zona orientale della Provincia confinante, quanto per rafforzare ulteriormente la propria egemonia sul Ponente. Ora Scajola tende ad una rettifica “de facto” dei confini. Simile a quella ottenuta da Putin nel Donbass. O a quella strappata da Hitler con la cessione di territori appartenenti alla Cecoslovacchia, avvenuta a Monaco nel 1938. I seguaci della Destra allocati oltre Capo Mimosa sono pronti ad agire come una “Quinta Colonna” agli ordini del “Bassotto”. Analogamente a quanto fecero i Tedeschi dei Sudeti, guidati da tale Heinlein. Cui Hitler aveva raccomandato di chiedere sempre di più. Supponiamo che una analoga raccomandazione abbia impartito Scajola a Vaccarezza, suo “Gauleiter” nel Savonese. Si comincia con la “rumenta”, ma non si sa dove si finisce.