Leone XIII era Arcivescovo di Perugia al momento dell’elezione al Papato ...
Leone XIII era Arcivescovo di Perugia al momento dell’elezione al Papato, ed esercitando la carica anteriore si era distinto per la persecuzione cui aveva sottoposto i Liberali ed i fautori dell’Unità d’Italia.
Che viceversa, almeno inizialmente, Pio IX era parso favorire.
I moti del Quarantotto, pur essendo ispirati dalla Rivoluzione che aveva portato in Francia all’instaurazione della Seconda Repubblica, furono attribuiti – estendendosi all’Italia – alla speranza di trovare nel Papa un uomo disposto ad assecondare le speranze dei patrioti.
“Gran Dio, benedite l’Italia!” era stato infatti il motto con cui aveva esordito Mastai Ferretti.
Il quale – a detta degli storici – non si richiamava a quella che Metternich riduceva ad “espressione geografica”, bensì alla Nazione.
Quando però Vincenzo Gioberti giunse a Roma per proporre al Pontefice di assecondare il suo progetto di Confederazione, che pure avrebbe mantenuto in vita i cosiddetti “Antichi Stati”, si vide opporre il classico “fin de non recevoir”.
Il Papa, combattuto tra l’appartenenza all’Italia e la fedeltà all’Austria, considerata l’incarnazione del Principio di Legittimità, finì sempre per fare prevalere questo secondo corno del dilemma.
Dopo avere mandato alcuni reparti pontifici a combattere nella Seconda Guerra di Indipendenza, si affrettò infatti a ritirali.
Anche se i “Soldati del Papa” rimasero in parte a fianco dei Piemontesi in qualità di volontari.
Nessuna di queste tendenze altalenanti si era però riflesso nell’atteggiamento e nell’opera di Monsignor Pecci.
Dopo il Venti Settembre, avendo Pio IX confidato la speranza che il  Successore si sarebbe disposto alla Conciliazione, cui egli non intendeva acconsentire tanto a causa dell’età avanzata quanto perché si considerava personalmente offeso dall’azione militare italiana del 1870, Leone XIII volle invece congelare la “Questione Romana”.
Perpetuando in tal modo la congenita debolezza dello Stato unitario.
Su quanto sarebbe avvenuto in Conclave, due persone avevano detto in anticipo la cosa giusta.
Una era il Cardinale giapponese, il quale aveva cinicamente predetto, di fronte alla lacerazione del Sacro Collegio: “Alla fine, decideranno i soldi”.
Se il contributo personale di Trump era stato ufficialmente di quattordici milioni di Dollari, si può immaginare quanto ha pagato il Governo degli Stati Uniti.
A sostegno, naturalmente, delle “Chiese Povere” del Terzo Mondo.
Le cui necessità corrispondono peraltro con quella di mantenere una presenza occidentale, di fronte alla penetrazione cinese ed islamica.
Che contano comunque su ben maggiori risorse.
L’altro “profeta” era stato Cacciari, il quale disse di temere una discontinuità con Bergoglio come espressione di un disegno “carolingio” concepito non più dalla Germania o dalla Francia, bensì per l’appunto dall’Impero Americano.
Il fatto che perfino i giornali di Sinistra accreditino la storia del Papa “progressista” può significare due cose: o gli scribi non hanno capito nulla, oppure l’opera dei cosiddetti “lobbisti” tendente prima a favorire l’elezione di un certo Cardinale, e poi a metterlo in buona luce davanti all’opinione pubblica ha riguardato anche loro.
Il paragone che viene spontaneo è quello con Giovanni Paolo II.
Il quale seppe cavalcare – dimostrando indubbie doti politiche – la crisi del Comunismo in Europa Orientale.
Dove neanche gli stessi dirigenti del Partito credevano ormai più nel loro proprio Regime.
Di cui restava in piedi soltanto l’apparato repressivo.
L’economia era nel più completo disastro, per cui mancava ai Governi perfino un consenso minoritario.
La spallata inferta dalla Chiesa si sarebbe dimostrata dunque decisiva, ma i suoi risultati erano ampiamente prevedibili.
Oggi sono i dirigenti dell’Europa Occidentale che non credono più negli ideali liberali e democratici.
E comunque non sono più all’altezza del loro compito, che dovrebbe consistere nel rappresentarli e nel perpetuarli.
L’esaurimento delle vecchie culture politiche risulta evidente.
Manca – è vero – l’aspetto repressivo, ma in compenso si fa ormai sentire anche da noi la crisi economica.
Destinata, con il venir meno dello “Stato Sociale”, a divenire destabilizzante.
La Chiesa è sempre in grado di prevedere ed anticipare il futuro.
Ed offre all’Occidente da una parte il supporto della propria opera assistenziale, dall’altro una identità, basata sui valori spirituali che essa ancora rappresenta.
Non ci sarà nessuna persecuzione o discriminazione dei non credenti o dei diversamente credenti, ma verrà naturalmente privilegiato chi si riconosce nel nuovo disegno imperiale che ha negli Stati Uniti di Trump il proprio punto di riferimento.
La Meloni, che del Presidente degli Stati Uniti è stata fino d ora l’unica procuratrice al di qua dell’Atlantico, ha esaurito la sua missione con l’elezione del nuovo Papa.
Non per questo naturalmente, dobbiamo aspettarci un cambiamento negli indirizzi politici dell’Italia.
Il richiamo a Leone XIV contiene un messaggio ben preciso, rivolto ai nostri dirigenti.
Ogni loro tentativo – peraltro molto improbabile - di opporsi al disegno della cui realizzazione è incaricato il Pontefice americano può portare addirittura ad una riapertura del contenzioso con la Chiesa.
Questo è il messaggio implicito nella scelta del suo nome.
L’atteggiamento tenuto da Leone XIII era stato a suo tempo la prima causa della debolezza dello Stato Liberale.
Forte della base di partenza offerta dall’Italia, il nuovo Pontefice può dunque partire alla conquista dl resto dell’Europa Occidentale.
L’unico punto debole nel piano di cui egli costituisce l’espressione, ma nello stesso tempo anche il promotore, è rappresentato dalla necessità di indicare un nemico.
Oggi sfilano sulla Piazza Rossa i soldati cinesi, ricordandoci che il loro Paese – e non solo la debole Russia – preme sui nostri confini orientali.
Poi c’è naturalmente anche l’Islam.
I cui seguaci sono convinti e motivati, mentre i Comunisti nel 1978 non lo erano più da tempo.
Certamente l’affermazione di una rinnovata identità europea comporta un arroccamento dell’Occidente, e forse anche una ridefinizione dei confini che restringendoli li renda più difendibili.
La restaurazione in ambito temporale di una Autorità spirituale potrà anche comportare una accentuazione del centralismo nella Chiesa.
Questo potrà influire sulla sorte riservata ai cosiddetti “Modernisti”.
Il nuovo Papa non è un militante dei cosiddetti “MAGA”, né un esponente dichiarato del tradizionalismo cattolico, alleato negli Stati Uniti col fondamentalismo evangelico.
Prevost è però iscritto nelle liste elettorali quale repubblicano, e soprattutto non può trascurare le istanze espresse da chi ha favorito in modo determinante la sua elezione.
Né tanto meno può deviare dal disegno geo strategico di cui il nuovo Pontificato costituisce l’espressione.
Quanto a Parolin, il suo destino ricorda quello di Draghi.
Non appena la Potenza egemone, compiuto il disegno consistente nel sostituire la vecchia classe dirigente post fascista con una nuova - che dal vecchio Regime non mutuava le forme esteriori, ma derivava la propria vocazione autoritaria - lo pregò di accomodarsi fuori di Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio obbedì senza esitare.
Lo stesso ha fatto il Segretario di Stato, deponendo ogni ambizione ad essere promosso.
Ammesso, naturalmente, che l’avesse nutrita.
Il vecchio motto secondo cui chi entra Papa in Conclave ne esce Cardinale è stato confermato, ma soltanto per quanto riguarda le dicerie della plebe.
La volontà delle Potenze Temporali ha invece confermato di essere ancora una volta determinante.
Il Segretario di Stato poteva però almeno avvertire il suo Sindaco affinché il malcapitato non anticipasse delle spese per i festeggiamenti.
Come potrà giustificarle?
Per risolvere questo problema, gli proponiamo un gemellaggio con il Collega di Imperia.
Restando in tema locale, “Mohammed” Bensa ha scelto il momento più sbagliato per farsi musulmano.
Nell’ambiente islamico, pare che il nuovo Capo degli “Infedeli” non sia ben visto.
Tutt’altro è l’apprezzamento espresso dagli Israeliti.
Di questo, però, avremo modo di trattare inseguito.

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Mario Castellano  13/05/2025
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