Fino a qualche anno fa, nella ricorrenza del Venti Settembre, i nostalgici dello Stato Pontificio si riunivano in San Luigi dei Francesi per partecipare ad una Messa ...
Fino a qualche anno fa, nella ricorrenza del Venti Settembre, i nostalgici dello Stato Pontificio si riunivano in San Luigi dei Francesi per partecipare ad una Messa in commemorazione dei soldati e dei volontari transalpini accorsi a difendere il Potere Temporale nel 1849, nel 1860, nel 1867 ed infine per l’appunto nel 1870. Tutti questi caduti sono commemorati nella Chiesa Nazionale francese di Roma con apposite lapidi. Da qualche tempo, la cerimonia religiosa – cui assistette regolarmente, finché visse, l’Onorevole Giulio Andreotti - non ha più luogo. Si dice che una commemorazione avvenga in forma privata nella Cappella Gentilizia di Palazzo del Drago, essendo stata a suo tempo la Marchesa tra i principali promotori di quella pubblica. Mancano però conferme ufficiali al riguardo. Più ampio risulta l’ambito di quanti vengono raggiunti dalle trasmissioni emesse da Rado Maria a cura della Professoressa Pellicciari. La quale proviene da Fabriano, nelle Marche: terra dove i nostalgici del Potere Temporale abbondano ancor a oggi. Anche perché i Marchigiani erano incaricati, al tempo del Potere Temporale, della riscossione delle gabelle per conto del Papa Re. Ciò ne ha originato la cattiva fama presso gli altri suoi antichi sudditi. La studiosa di Storia racconta a puntate la vicenda risorgimentale considerata dal punto di vista dei Papalini. Che la sua narrazione scolastica - di cui tutti ci siamo obbligatoriamente abbeverati fin dalle Elementari - risulti parziale, non vi è alcun dubbio. Secondo la Professoressa Pellicciari, però, il Venti Settembre non segnò soltanto una ingiustizia – in effetti venne violato il Diritto Internazionale – ma anche un regresso dal punto di vista civile. Lo stesso Andreotti testimoniava di come perfino molti fautori dell’Unità finirono per rimpiangere lo “status quo ante”. Tutto questo però testimonia di come gli Italiani siano ancora divisi dall’interpretazione della loro vicenda nazionale. Nel Meridione ci sono ancora i fautori della restaurazione dei Borbone – Napoli. La cui pubblicazione ufficiale, denominata “L’Alfiere” data dal1961, ed in tutto questo tempo non ha mai smesso di uscire. Fino a divenire uno dei periodici più antichi d’Italia. L’iniziativa della pubblicazione costituì una reazione alle celebrazioni ufficiali del Centenario dell’Unità. In occasione del cento cinquantenario, i fautori dei Borbone riuscirono a beffare la vigilanza di Polizia, esponendo uno striscione di protesta davanti al Panteon. Dove tanto il Presidente Napolitano quanto i rappresentanti la casa Savoia – per una volta essendo uniti i Carignano e gli Aosta – rendevano omaggio alla tomba del “Padre della Patria” Vittorio Emanuele II. Alcun Commissari presenti all’evento per conto della Questura riuscirono a fare ammainare la scritta, che accusava lo Stato italiano di crimini di guerra ai danni dei Meridionali. Ora il Papa sembra far propria, almeno implicitamente, una lettura di quelle lontane vicende alquanto critica nei confronti del processo unitario. Cui risale la fine del Potere Temporale. Sulla quale esistono divergenze anche in ambito cattolico. L’allora Cardinale Montini – nel suo ultimo discorso ufficiale, pronunziato in Campidoglio poco prima di essere eletto Papa – affermò che la fine dello Stato Pontificio era stato un evento provvidenziale per la Chiesa. Tale valutazione risulta ovvia in base ad una lettura “ex post” degli eventi dell’Ottocento, ma soprattutto considerando il prestigio acquisito dalla Chiesa per non dovere governare dei sudditi. Se vi è chi dissente dal Magistero, figuriamoci che cosa direbbero i critici in merito alla nomina del Sindaco – anzi del “Senatore” - di Roma, nonché addirittura di quello di Bologna. Nello Stato Pontificio non esisteva infatti nessuna carica elettiva. Per non parlare del fatto che Roma fu l’ultimo luogo di tutta l’Europa in cui gli Israeliti erano rinchiusi nel Ghetto, e non godevano né dei diritti civili, né di quelli personali attribuiti agli altri sudditi del Papa. La Professoressa Pellicciari non chiarisce se intenda restaurare – insieme con il Potere Temporale – anche tutta la sua legislazione. Il Trattato inserito nei Patti Lateranensi, non fa peraltro menzione delle cessioni territoriali compiute dalla Santa Sede. L’unico riferimento alla situazione “de facto”, divenuta “de jure” nel 1929, essendo il seguente: “La Santa Sede riconosce il Regno d’Italia con capitale Roma”. Lo riconosce – si deduce dalla lettura del testo – nei suoi confini, essendogli sottratto il territorio destinato a costituire lo Stato della Città del Vaticano. Il riconoscimento allo Stato italiano dell’ambito su cui esercita la propria sovranità la propria sovranità risulta dunque formulato soltanto indirettamente. Ciò malgrado, un Porporato francese – tale Cardinale Billot (da non confondere con il quasi omonimo Segretario di Stato Villot) protestò perché il Papa aveva cessato di rivendicare lo Stato Pontificio, accusando Pio XI di avere tradito la memoria dei connazionali caduti per difendere Pio IX. Il Papa reagì togliendo a Billot la condizione di Cardinale, e costringendolo a ritirarsi nel Convento di Galloro, all’epoca appartenente ai Benedettini, in seguito passato ai Gesuiti. Billot ricordò anche come non fosse l’Italia, bensì per l’appunto la Francia, la “Figlia Primogenita della Chiesa Cattolica”. Nel nome di questo vincolo, risalente alla conversione di Clodoveo, Napoleone III aveva inviato a Roma gli Zuavi, mentre altri francesi si arruolarono volontari tra i “Sodati del Papa”. Passati alla storia come proverbialmente imbelli e dotati di scarso spirito guerresco. La rilettura delle vicende del passato avviene quasi sempre in funzione della situazione politica presente. Nelle nostalgie borboniche convergono non soltanto elementi considerati “di Destra” – in base alle vecchie “dicotomie”. Il promotore della pubblicazione de L’Alfiere”, rivista comunque nota per il suo indubbio rigore scientifico – non si dedica infatti all’agitazione, bensì alle ricerche storiche, affidate a studiosi di indubbia serietà – era un Deputato di Napoli del Movimento Sociale. Chi invece rilesse – sulla scia di Antonio Gramsci – le vicende del cosiddetto “Brigantaggio” quale conseguenza della conquista da parte dei Piemontesi di una Colonia interna, fu il Professor Aldo De Jaco. Il quale era militante del Partito Comunista. La Sinistra, pur essendo infatuata di tutte le battaglie contro il Colonialismo, non ha mai saputo trarre le dovute conseguenze da tale interpretazione degli eventi italiani. Soltanto negli Anni Settanta, un gruppo di giovani studiosi riuniti nell’Università della Calabria – allora appena costituita – ripresero questa lettura, pubblicando alcuni numeri, ormai introvabili, di una rivista di orientamento marxista: ovviamente “non ortodosso”. Questa piccola ma combattiva comunità scientifica finì presto per disperdersi. Non fu certamente estraneo a tale destino l’Onorevole Giorgio Amendola. Il quale dettava con autorevolezza, ma anche con parzialità, la “linea” ufficiale del Partito sulla “Questione Meridionale”. Amendola, nipote di un garibaldino, considerò sempre l’Unità nazionale come un fatto “progressivo”. Napolitano, che fu il suo migliore allievo, diede in seguito veste ufficiale – quale Capo dello Stato – a questa lettura. Ora, però, anche se i programmi scolastici non sono stati ancora cambiati per quanto riguarda la ”vulgata” di tali questioni, la Meloni afferma che tutto quanto avvenuto a partire dal Venticinque Lugli è stato soltanto degenerazione. E – quanto più conta – la Presidente del Consiglio agisce di conseguenza. Fatto sta peraltro che tanto i Fascisti quanti gli Antifascisti si rifacevano al Risorgimento, accusandosi a vicenda di averlo tradito. Tale conflitto ideale ricorda - “Si parva magnis componere licet” – quello tra la Destra e la Sinistra Hegeliana. Che finirono per scontrarsi a Stalingrado. Essendo però entrambe condannate dal Magistero della Chiesa, ed in particolare, da quello elaborato da Giovanni Paolo II. Il quale, essendo polacco, aveva avuto modo di non apprezzare né l’una né l’altra di queste correnti filosofiche. Leone XIV ha dunque buon gioco nell’affermare – per ora solo implicitamente – che la degenerazione era iniziata il Venti Settembre. Se così non fosse stato, il suo omonimo Predecessore Gioacchino Pecci non avrebbe avuto motivo di condannare lo Stato unitario. Viene in mente l’atteggiamento assunto dal nostro principale pensatore tradizionalista, Julius Evola, il quale considerò il Fascismo come un regime piccolo – borghese, che aveva usurpato alcuni elementi della Tradizione per rafforzare giustificare il proprio potere. Senza però mai avere titolo per rappresentarla. Non esisteva d’altronde in quell’epoca nessun soggetto in grado di farlo. Oggi sui affaccia la possibilità che questo soggetto esista, e si identifichi con la Chiesa. Che assiste all’esaurimento di tutte le culture politiche presenti negli Stati liberal democratici. Ammesso che questa interpretazione risulti corretta, non crediamo però che la Chiesa conceda un qualsiasi “endorsement” ad uno specifico Partito. È viceversa più probabile che il disegno “carolingio” espresso nell’elezione di Leone XIV si riveli in realtà più propriamente un disegno “neoguelfo”. “Neo Guelfi”si proclamarono gli unici cattolici condannati dal Tribunale Speciale per avere distribuito tra i pellegrini stranieri convenuti a Roma in occasione dell’Anno Santo del 1933 dei volantini antifascisti. In cui si negava ogni apparentamento tra il Regime di Mussolini ed il Cattolicesimo. Può essere dunque che il Papa – o chi per lui – affermi lo stesso a proposito del confuso apparato ideologico della Meloni. La possibile “querelle” vertendo sulla lettura del Medio Evo. Quello descritto da Tolkien, cui si ispira la Signora della Garbatella – la quale non ha certamente letto Le Goff - è pagano. Come era pagana l’ispirazione del Nazismo in Germania. Il Papa, la cui vocazione religiosa è sorta contemplando le vetrate neogotiche delle Chiese americane – pensa invece al medio Evo Cristiano. A parte il dislivello culturale tra Prevost e la Meloni – su cui non vale la pena infierire – la Chiesa conta su di un pullulare di raggruppamenti ispirati ai “Monaci Guerrieri”. I quali si propongono per costituire la nuova”Militia Christi”. Di “guerriero”, la Destra non ha che la Rari Nantes Imperia.