Il Ministro degli Esteri dell’Iran ha avvertito il Governo degli Stati Uniti ...
Il Ministro degli Esteri dell’Iran ha avvertito il Governo degli Stati Uniti che il suo Paese lo riterrò responsabile di un eventuale – ma ormai sempre più probabile – attacco sferrato da Israele contro i propri siti nucleari.
Il che significa né più né meno che avvertire l’Occidente di una estensione del conflitto.
Cioè, di una distruzione dei pozzi di petrolio della Penisola Arabica, certamente di proprietà delle Monarchie sunnite, ma indispensabili per il funzionamento dell’economia dell’Europa Occidentale.
A questo punto, a prescindere da ogni possibilità di partecipazione attiva al conflitto, verranno introdotte necessariamente delle misure restrittive dei diritti civili, ed anche dei diritti personali.
Quelle messe in vigore – a scopo sperimentale – durante la cosiddetta “epidemia”.
Che è servita per misurare le reazioni della popolazione.
Un anticipo è venuto dall’America, dove sono stati espulsi tutti gli studenti stranieri iscritti all’Università di Harvard.
Il che significa sanzionare anche chi non ha nessuna responsabilità per le attività illegali compite soprattutto ai danni di Docenti e discenti israeliti.
Che naturalmente devono essere represse con la massima severità, ma senza ledere il principio del carattere personale della responsabilità penale.
Vale tuttavia la regola “A la guerre comme à la guerre”: per cui si prospetta il venir meno di regole che credevamo consolidate ed intangibili.
Come quella relativa all’Autonomia delle Università, violata gravemente nel momento in cui il Governo Federale prevarica l’Autorità Accademica.
L’unico usbergo sarà costituito in prospettiva dal prestigio – ed anche dal privilegio – proprio di alcune Istituzioni.
In primo luogo la Chiesa.
L’elezione del nuovo Papa significa da un lato il suo pieno allineamento all’Occidente, ma dall’altro sconsiglia le Autorità temporali dall’intromettersi nelle questioni di competenza di quelle Ecclesiastiche.
Dove corre il confine tra le rispettive competenze?
Questo limite è determinato in sostanza dal rapporto di forze.
Che cambia profondamente in occasione di ogni guerra, essendo determinato tanto dal prevalere dell’una parte sull’altra quanto dall’apporto che ciascuna di esse può ricevere dai propri alleati.
Se da una parte il centralismo è destinato a rafforzarsi, in quanto nelle situazioni di conflitto i Governi tendono ad affermare e ad espandere il proprio potere – anche oltre i limiti costituzionali – dall’altra parte i soggetti tanto di Diritto Pubblico quanto di Diritto Privato diversi dallo Stato possono esigere un prezzo per il loro apporto alla causa comune.
Gli esempi che fornisce al riguardo la Storia sono innumerevoli.
Ricordiamo però che entrambe le Guerre Mondiali furono vinte dalle talassocrazie.
Non solo però in quanto erano munite di flotte più potenti, quanto perché potevano contare sulla sicurezza dei porti e dei territori situati oltre Oceano da cui proveniva il loro rifornimento di materie prime.
Destinate tanto all’industria bellica quanto al sostentamento dei combattenti e dei civili.
Se l’attacco ai pozzi di petrolio della Penisola Arabica costituisce per il momento una minaccia, non si può dire lo stesso per il terrorismo.
Che ha colpito un obiettivo israeliano nella Capitale dell’Impero di Occidente, cioè nel luogo teoricamente più protetto e meno vulnerabile.
Se gli Islamisti possono agire indisturbati in una Città che è soltanto sede di Istituzioni pubbliche, possiamo immaginare che cosa può avvenire nelle Capitali dell’Europa.
Dove risiedono i Capi di Stato, i Governi, i Parlamenti e le Ambasciate, ma anche molte attività economiche.
E soprattutto è presente una popolazione eterogenea, composta anche in gran parte da Musulmani.
Che non sono naturalmente tutti terroristi, ma tra i quali è difficile discernere chi rispettala Legge da chi è disposto a violarla.
Le regole dello Stato di Diritto non devono naturalmente venire intaccate.
Mantenendo ferma l’osservanza del principio, già ricordato, in base al quale la responsabilità penale è personale, e ricordando anche che non si deve confondere l’apologia di reato dalla partecipazione attiva all’attività criminosa.
Anche ieri, purtroppo, abbiamo assistito nella nostra Città a disgustose scene di esultanza – specialmente da parte di chi male intende l’entusiasmo tipico dei neofiti – per un delitto assolutamente ingiustificabile.
La vecchia ”Squadra Politica”, che un tempo schedava come “sospetto comunista” chiunque dimostrasse anche la più vaga simpatia “di Sinistra”, evidentemente non dimostra lo stesso zelo nei riguardi degli Islamisti più estremisti e più facinorosi.
Il problema non riguarda soltanto il lavoro che lo Stato deve esigere dalle Questure.
È in gioco, infatti, lo stesso diritto alla vita – oltre che la libertà di coscienza e di culto – non soltanto dei nostri concittadini israeliti, ma anche degli stessi Cristiani.
Gli attacchi alle Chiese, dato l’orientamento manifestato dal nuovo Papa, sono purtroppo destinati ad estendersi.
Esiste comunque il precedente dell’attentato alla Cattedrale di Nizza.
Dove sono state uccise delle persone colpevoli soltanto di esservi andate per pregare.
Noi non abbiamo mai creduto nel mito di un Occidente destinato ad espandersi e a dominare.
Il Colonialismo è finito, anche se devono ancora essere superate le sue conseguenze sull’assetto economico mondiale.
Crediamo viceversa nell’Occidente inteso come l’ambito in cui tutte le Libertà e tutti i Diritti Civili rimangono pienamente vigenti.
Compreso naturalmente il Diritto all’Autodeterminazione.
Se le metropoli dovessero divenire teatro di conflitti, la grande Provincia europea sarà usata necessariamente come luogo in cui mantenere una convivenza sicura e pacifica.
Nel futuro, questa prova di tolleranza costituirà la base per l’affermazione dell’aspirazione all’Indipendenza da parte di tanti soggetti periferici.
Lo stesso ruolo della Religione nella difesa dell’identità dell’Occidente risulterà rafforzato dall’esistenza di una trama di luoghi - anche fisici - in cui si manifesta e si mantiene viva la Fede.
La difficoltà nei trasporti, rendendo difficili gli spostamenti e la tessa circolazione delle merci, finirà con il rafforzare le identità particolari di ogni Regione, di ogni Città e perfino di ogni Paese.
In cui si eserciteranno necessariamente nuove forme di autogoverno territoriale.
Non sappiamo quali processi di trasformazione della convivenza sociale può produrre la situazione cui andiamo incontro, ma almeno una cosa risulta già certa: non si può vivere di rendita sulle investiture ideologiche conferite da poteri sempre più lontani e sempre meno effettivi.
L’Italia del Medio Evo si frammentò dapprima nei feudi, poi nei Liberi Comuni ed infine raggiunse il suo assetto moderno con l’avvento degli Stati Regionali.
Quello Nazionale - al pari, comunque, degli altri instaurati nell’Europa Occidentale – risulta troppo piccolo per governare l’economia – tanto più in una situazione di guerra – e troppo grande per governare il territorio.
Noi crediamo dunque in un ritorno, di cui già si colgono i sintomi, da un lato alla dimensione continentale, fondata sulla religione comune – e dall’alto lato per l’appunto a quella regionale.
La Chiesa pare essersi conto per prima di questa prospettiva, aderendo ad un progetto “Carolingio” di restaurazione dell’unità dell’Occidente.
Anche se dovremo sempre vigilare sul rispetto della libertà di coscienza e dell’uguaglianza tra le persone.

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Mario Castellano  10/06/2025
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