La decadenza di una classe dirigente non viene rivelata soltanto dalle superficialità...
La decadenza di una classe dirigente non viene rivelata soltanto dalle superficialità, dalle bugie e dalle millanterie di quanti ricoprono degli incarichi pubblici, bensì anche – diremmo anzi soprattutto – dall’incapacità di demistificare tutto questo da parte della Stampa. Che in uno Stato di Diritto costituisce il “Quarto Potere” proprio perché in grado di compiere un’opera di controllo e di denunzia. Che manca viceversa del tutto dove lo Stato di Diritto non esiste. Il che non esime purtroppo chi opera nel contesto di una dittatura dal leggere attentamente i giornali. Per anni, abbiamo dovuto svolgere tale compito nel Paese di adozione. Essendo certi che tutto quanto veniva stampato sugli unici due quotidiani – che costituivano l’uno la fotocopia dell’altro (esclusa naturalmente la testata) - era pura falsità, intervallata da lunghissimi testi di argomento ideologico, ripresi dagli organi ufficiali dei Paesi del cosiddetto “Socialismo Reale”. Dove si provvedeva – per evitare malintesi o volontarie deformazioni – anche alla loro traduzione ad uso del pubblico straniero. Perché dunque infliggere a noi stessi tale fatica? Per capire quale fosse il motivo per cui una certa bugia venisse pubblicata proprio in quel dato momento. Il che permetteva a volte di prevedere le mosse imminenti del Potere. La Stampa di un Paese in cui vige lo Stato di Diritto si inserisce invece nella dialettica tra l’Esecutivo, il Legislativo ed il Giudiziario. Il che significava un tempo causare delle indagini da parte dei Magistrati, nonché stimolare il Parlamento a svolgere le sue funzioni ispettive sull’attività del Governo. Un esempio da un lato della scarsa serietà del Potere Esecutivo, e dall’altro del venir meno dei giornalisti al loro compito si è avuto nelle scorse ore. Quasi contemporaneamente, alcuni organi di informazione noti un tempo per la loro serietà – la stampa scandalistica è sempre esistita – hanno annunziato l’imminenza di accordi tra Hamas, Israele e gli Stati Uniti su Gaza, tra gli Stati Uniti e l’Iran sul “nucleare” ed infine tra Ucraina e Russia. Nei primi due casi, il “lancio” informativo è avvenuto in base a dichiarazioni di esponenti del Governo americano, e più precisamente – per quanto riguarda Gaza – dello stesso “Capo Negoziatore”, tale Witkoff. Il quale è un uomo d’affari legato al Presidente, la cui competenza in materia di Diplomazia e di Politica Internazionale risulta quanto meno dubbia. È vero che i Presidenti degli Stati Uniti conferiscono incarichi di Ambasciatori ai sovvenzionatori delle loro campagne elettorali, scegliendoli cioè in base al censo ed in base all’affiliazione partitica. Se però si tratta di negoziare degli atti di Diritto Internazionale, si fa ricorso a studiosi del livello di Henry Kissinger, o a politici del livello di Averell Harrimann. Il quale – dopo essere stato il massimo rappresentate del suo Paese a Mosca durante la Seconda Guerra Mondiale, negoziò in seguito anche i grandi accordi in materia di disarmo. Ora Witkoff – per attribuirsi prematuramente un merito non ancora effettivamente acquisito – ha dichiarato di essersi accordato con Hamas per una tregua. Venendo smentito tanto dai dirigenti del gruppo terroristico quanto dal Governo di Israele. Al quale comunque sarebbe spettata l’ultima parola, essendo necessariamente uno dei contraenti. In realtà le posizioni rimangono inconciliabili. Hamas esige il ritiro di Israele da Gaza, il che gli permetterebbe di mantenere il proprio appartato militare; Israele, da parte sua, richiede viceversa che Hamas venga disarmato, e sostituito da un altro soggetto nel governo della Striscia. Per quanto riguarda l’Iran, gli Americano vogliono che cessi l’arricchimento di uranio prima di arrivare a produrre la Bomba Atomica, mentre i dirigenti di Teheran non intendono assolutamente rinunziarvi. Tra Russia e Ucraina il dialogo risulta, anche in questo caso, tra sordi: Putin vuole l’adempimento delle sue condizioni prima di rendere effettivo il cessate il fuoco, che Zelensky considera invece come una condizione preliminare all’apertura dei negoziati. Quelli di Istambul, dati per certi per lunedì prossimo, non si sa nemmeno se verranno effettivamente celebrati. I giornalisti avrebbero potuto compiere una verifica di quanto era stato dichiarato, anzi annunziato ufficialmente. Detto molto volgarmente, costoro sono pagati per questo. Non escludendo, né dando per scontata la veridicità di quanto espresso tanto dai governanti quanto dai loro portavoce. È sempre successo naturalmente che tutti costoro dicessero il falso, ma ciò comportava – quando lo si smascherava – delle brutte figure. Che oggi vengono evitate precisamente in quanto anche i giornalisti hanno garantito – senza riscontrarla – la veridicità di quanto trascrivono. A questo punto, la differenza tra le dittature e gli Stati di Diritto si assottiglia pericolosamente. Questo obiettivo viene raggiunto sia corrompendo personalmente gli addetti all’informazione, sia ricattando i loro editori. In un Paese come l’Italia, dove anche gli imprenditori manifatturieri dipendono ormai dalle commesse pubbliche, i margini della Libertà di Stampa si riducono senza bisogno di ricostituire il famigerato “MinCulPop”. Considerato tanto importante, a suo tempo, che Mussolini – il quale era stato non a caso giornalista di professione – se ne occupava personalmente. Come fa anche il “Bassotto”, senza delegare l’incombenza al suo pur elefantiaco “Ufficio Stampa”. L’Uomo è peraltro un “Duce” da baraccone. Ogni mattina, “La Stampa” ed “Il Secolo XIX” non soltanto magnificano le “Opere del Regime” (la Pista Ciclabile costituisce l’equivalente della Bonifica delle Paludi Pontine), ma addirittura informano i lettori degli umori del Capo. Giorni fa, lo hanno descritto come “furibondo”. Il Sindaco intendeva evidentemente inviare un messaggio ad un gerarca inetto od infedele, facendolo tremare. La vittima della sua collera sapeva infatti di avere commesso uno “sgarro”. Kim Jong Un è l’altro dittatore umorale per antonomasia. Essendo infuriato con uno zio, lo ha fatto divorare dai cani. Oneglio, la cui adiposità lo rende particolarmente adatto per l’alimentazione animale, è avvertito. La degenerazione dell’informazione fa il paio con quella della politica. Un tempo, ci si impegnava per la giustizia sociale. Compito, questo, che esige un impegno collettivo e solidale. Venne poi Berlusconi, che rinchiuse ciascuno nel “suo particulare” (anche il Guicciardini era italiano) offrendo a ciascuno la prospettiva di arricchirsi. Che richiedeva a sua volta l’eliminazione di ogni norma volta a stabilire le regole del gioco, nonché dl Potere Giudiziario, incaricato di vigilare sul loro rispetto. Che fosse impossibile arricchirsi tutti quanti, lo avrebbe capito anche un bambino dell’asilo. Votare per la Destra era però come comprare il biglietto della lotteria. Quanti più se ne vendono, tanto minore è la possibilità di vincere. Pur essendo infondata la prospettiva di arricchirsi, tutti comprano il biglietto. “Quod volimus, libenter credimus”. Oggi si fa credere la gente che si procede verso la pace, mentre il riarmo avverte dell’esatto contrario. Più la guerra diviene probabile, ed anzi più si avvicina, più si cerca conforto nell’illusione che la pace possa essere mantenuta. Fino a quando scopriremo di essere in guerra.