La Signora Salis ha esordito nelle sue funzioni di Sindaco svolgendo – come esigono il Protocollo e la consuetudine – le cosiddette “Visite Istituzionali”.
Si racconta che Gino Bartali, vincendo per distacco una tappa decisiva del Giro di Francia in provvidenziale coincidenza con l’attentato a Togliatti, abbia causato un tale entusiasmo, in tutte le piazze d’Italia, da impedire una sollevazione della Sinistra. A Sinner, che – a differenza del Campione di Ponte a Ema – non si considera nemmeno italiano (e lo sottolinea in ogni occasione), è bastato viceversa perdere per far fallire il mediocre tentativo “movimentista” inscenato da Landini per conto della Schlein. Per tutto il giorno, è parso che le sorti della Nazione dipendessero da una partita di tennis. In seconda battuta, veniva trasmessa la lacrimevole autodifesa di Spalletti, il quale - a differenza del tennista sudtirolese – è stato destituito con disonore sul campo. Tra la mancata apoteosi di Parigi e la clamorosa disfatta di Oslo, le sorti dell’Italia sportiva risultano dunque compromesse, ma i mezzi di comunicazione riescono ugualmente ad impiegarle come diversivo rispetto all’impegno civile. In altre circostanze, si ricordava continuamente ai cittadini il dovere di votare. In questo caso si è detto e ripetuto che il dovere consisteva viceversa nell’astenersi. La Meloni, dato che la permanenza in casa o la domenica alla spiaggia sarebbero passate inosservate, si è addirittura esibita al Seggio non ritirando le schede. Molti anni or sono, la consorte del Candidato a Sindaco di Imperia per la Sinistra, non condividendo le scelte di suo marito (la Signora era stata infatti Ausiliaria delle Brigate Nere, e non aveva mai rinnegato la sua fede fascista) – giunse addirittura a strapparle, tirandole in faccia al malcapitato Presidente della Sezione Elettorale. Il quale non chiese nemmeno l’intervento della Forza Pubblica. Ora pare che la “Sinistra” si consoli qualora il totale dei votanti superi quello di chi ha sostenuto la Destra in occasione delle Politiche. A parte il fatto che anche il raggiungimento di tale risultato è tutt’altro che certo, ciò significa – come si dice nella nostra Paria di Adozione – “mescolare il burro con il lardo”. In realtà, spacciando per un successo una disfatta clamorosa, i dirigenti del “Nazareno” - con in testa la Signora elvetico – germanico – statunitense - si propongono di evitare una resa dei conti che non verrà comunque pretesa dalla base. In tutte le Democrazie rappresentative, chi perde le elezioni si dimette. La Schlein lo ha preteso da Letta, che a sua volta aveva fatto lo stesso con Renzi. La Segretaria si considera viceversa esonerata dall’osservanza di questa regola. Il gruppo dirigente della cosiddetta “Sinistra” dovrebbe però essere “rottamato” tutto quanto. Il “Ciancione” – come lo chiamano a Firenze - aveva in realtà esordito epurando gli ultimi residuati del Partito Comunista, ma poi, essendo stato clamorosamente smentito dal corpo elettorale, si guardò bene dal togliere il disturbo. Quando alla fine vi venne costretto, se ne andò dal Partito sbattendo la porta, e portando con sé la compagnia di giro delle “Leopolde”. La “Sinistra” ha partecipato attivamente alla distruzione di tutte le conquiste – salariali e normative – ottenute a caro prezzo nel dopoguerra dal Movimento dei Lavoratori. Il pretesto con il quale veniva motivato tale suicidio collettivo consisteva nell’asserito compimento di due doveri nei riguardi della Nazione. Uno dei quali era connesso con la necessità di risanare le finanze pubbliche, che invece hanno continuato a costituire il classico pozzo senza fondo, come dimostra la crescita inarrestabile del deficit dello Stato. L’altro era la necessità di restituire competitività all’industria italiana, il che non si otteneva migliorando la qualità dei prodotti, bensì comprimendo i salari: le manifatture sono state però ugualmente spostate verso quei Paesi dove un operaio deve accontentarsi di cento dollari al mese. Con i quali risulta impossibile concorrere. Per quanto riguardala nostra Città, ogni volta che si chiudeva una fabbrica, non si ripeteva il consueto scenario dei cortei, delle occupazioni degli stabilimenti, delle riunioni in Prefettura tra la Proprietà, i Sindacati ed i Poteri Pubblici celebrato nelle stesse circostanze in tutte le altre località del “Bel Paese”. Per il semplice motivo che né il Sindacato né il Partito sedicente “dei Lavoratori” si collocavano dalla parte di chi perdeva il pane quotidiano. I dirigenti “comunisti” locali essendo coinvolti nel “business” della speculazione sulle aree lasciate libere dagli stabilimenti. In un caso, si è arrivati addirittura – come abbiamo già ricordato - a premere sulla Proprietà affinché accelerasse la chiusura, anziché dilazionarla. Inutile aggiungere che nessun “residence” è sorto sul luogo della fabbrica. In cui non si è nemmeno aperto un Museo di Archeologia Industriale. Quanto al Sindacato, ci domandiamo come certi dirigenti – staliniani inossidabili, e dediti come tali a combattere strenuamente non tanti i Padroni, quanto i “revisionisti” – abbiano potuto costruirsi delle ville situate nei “suburbia” e degne dei divi di Hollywood. Se chi si impegnava per accelerare la liquidazione degli ultimi posti di lavoro nell’industria locale non rappresentava il Partito, bastava dichiarare pubblicamente che agiva a titolo esclusivamente personale. Se invece avesse rappresentato effettivamente la Dirigenza locale, sarebbe stato quella nazionale che doveva intervenire. La richiesta di commissariamento della Federazione data dal 1975, quando la sua Segreteria decise di smentire il voto espresso dalla base pronunziandosi in favore del cosiddetto “Partito della Selvaggina”. Era però pura illusione credere che Natta avrebbe sconfessato chi si collegava con lui: tanto per fedeltà ideologica, quanto soprattutto a causa dei legami personali. Il “descensus Averni” iniziato allora ha raggiunto ora il suo punto estremo con la nomina del Segretario Provinciale a Vicesindaco di una Giunta Comunale presieduta da un “Fratello” della Meloni. Considerando retrospettivamente quanto avvenuto negli anni scorsi, ci si poteva attendere da un simile personaggio che contrastasse la Destra? Il fatto che viceversa costui assecondasse piuttosto i disegni di tale parte politica, lo dimostra la mancanza non soltanto di provvedimenti disciplinari, ma anche soltanto di una semplice dissociazione da quanti accettavano prebende elargite dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune. Chi dissentiva - o peggio, denunziava - tutto questo, veniva tacciato di essere un malato di mente. Precisamente come succedeva ai dissidenti nell’ex Unione Sovietica. Tale qualifica ci venne infatti applicata dal responsabile della campagna elettorale del Candidato a Sindaco. Quando ci fu il referendum sull’aborto, tutti gli oppositori – comprendenti l’intero mondo cattolico della Provincia – celebrarono soltanto una piccola conferenza. Essendo già rassegnati a perdere. I “Democratici” non hanno neanche riunito i proverbiali “quattro amici al bar”. Confidando che il “prestigio” del Partito garantisse di per sé la vittoria. Come costoro possano ancora credere che tale asserito prestigio esista – malgrado almeno cinquanta anni di pratica “trasversale” - risulta del tutto incomprensibile. Quanto alla Schlein, non ha trovato di meglio che strumentalizzare i Palestinesi per celebrare un comizio nella giornata dedicata alla “riflessione”. Il Governo, astutamente, non lo ha impedito. Dimostrando che la “Sinistra” perde anche quando le si permette di violare le regole del gioco. L’Ufficio Stampa del Nazareno è incorso in un clamoroso infortunio, facendo sapere che la Segretaria aveva votato al Testaccio, ma poi si è corretto affermando che lo aveva fatto a Bologna. Evidentemente, la “consulente cromatica” è più efficiente dei “giornalisti” a libro paga del Nazareno. Intanto, Trump viola la Costituzione degli Stati Uniti mandando la Guardia Nazionale – posta agli ordini dei Governatori di ogni Stato dell’Unione – a reprimere una manifestazione pacifica, inscenata a Los Angeles. La Guardia Nazionale gli obbedisce - ignorando la competenza esclusiva dello Stato – ed il Presidente dice di essere pronto a mandare anche l’Esercito. Il che darebbe luogo ad una ulteriore illegittimità costituzionale. Quanto è più grave, il Governatore della California non si dimostra in grado di esercitare le proprie prerogative. Mettendo il suo Paese nell’alternativa tra la dittatura e la guerra civile. I nostri Presidenti delle Regioni, da parte loro, non hanno neanche protestato - né tanto meno presentato un ricorso alla Consulta - quando il Governo ha nominato dei “Commissari Straordinari” cui venivano attribuite competenze sottratte a questi Enti Locali. La cosiddetta “Sinistra” – non soltanto in Italia, ma in tutto l’Occidente – è ormai incapace di sostenere quelle istanze ideologiche e programmatiche che avevano motivato la costituzione del Movimento dei Lavoratori. Contro i nuovi poteri statuali autoritari, che sempre più brutalmente si affermano “de facto”, non si è più neanche in grado neanche di opporre le diverse identità che dovrebbero essere rappresentate dalle Autonomie Locali. Le quali, anziché indirizzarsi verso l’esercizio dell’Autodeterminazione, si baloccano con le loro competenze residue, sempre più ristrette. Ben esemplificate dai nuovi semafori “intelligenti”, installati ad Imperia dal “Bassotto”. Di “intelligente” – o meglio, di furbo - c’è soltanto l’accordo con i fornitori. Il Papa ha parlato espressamente della “identità” cristiana. Il che gli è valso la reprimenda formulata da qualche teologo “progressista”. In realtà, non vediamo su quale altra base avrebbe potuto fondarsi una resilienza opposta alla degenerazione del Potere Civile. Tanto più in quanto la Chiesa dimostra di essere l’unico soggetto munito della cultura, del prestigio e del consenso necessario precisamente per esercitarla. Chi avrebbe dovuto viceversa promuovere ed organizzare una Resistenza dimostra proprio in queste ore di non possedere né cultura, né prestigio, né consenso. Ieri, erano chiuse tanto la sede della Camera del Lavoro quanto quella del Partito Democratico. Il quale si trova – dopo le dimissioni di Quesada - in regime di” Sede Vacante”. Le Chiese, invece, sono rimaste aperte. Il Papa defunto è stato sostituito, il Segretario Provinciale non ancora.