Corruzione, Ucraina e scenari geopolitici: un’analisi critica
La notizia più importante relativa all’Ucraina non consiste nel fatto che nelle alte sfere dello Stato sia diffusa una profonda corruzione: consiste viceversa nel fatto che ne siano emerse le prove, inducendo lo stesso Presidente a correre ai ripari e a scaricare perfino i suoi più stretti collaboratori.
È altresì degno di nota il fatto che siano stati alcuni mezzi di informazione occidentali a denunciare il marcio, mettendo in discussione l’immagine iconica di un uomo che veniva presentato in precedenza quale eroe.
Il quale – per dare l’idea di essere schierato in prima linea – indossava regolarmente uniformi paramilitari di sua invenzione e di suo disegno.

Questo espediente fu tipico di Fidel Castro, il quale smise la tradizionale divisa verde oliva soltanto in rare occasioni, come la visita del Papa, quando – ricordandosi di essere stato un brillante allievo dell’esclusivo liceo gestito all’Avana dai Gesuiti – indossò un elegante doppiopetto di alta sartoria.
Altri dittatori, attribuendosi talvolta dei gradi militari in realtà mai posseduti, inventavano delle uniformi più precisamente militari.
Castro non le poteva mettere, essendo stato un comandante guerrigliero, capo di truppe irregolari.
Né poteva vestirle Zelensky, dato che la normalità istituzionale lo relegava a un ruolo di dirigente civile.
Di qui la necessità di atteggiarsi per l’appunto a paramilitare.

Ora si dimostra che la disciplina imposta al suo governo non era certamente quella di una caserma, bensì piuttosto blanda (usiamo un eufemismo), e in stridente contrasto con quanto ci si aspetta da chi dirige un Paese in guerra, nella quale, per giunta, è in gioco la sua stessa sopravvivenza.
Re Giorgio VI impose alla sua famiglia di vivere – per tutto il corso del conflitto – con le stesse razioni imposte ai sudditi.
Probabilmente non si trattò di una finzione, dato che il regime alimentare dei Windsor era sotto gli occhi della loro numerosa servitù, la quale avrebbe potuto far conoscere eventuali infrazioni.

Molto più modestamente, nostra nonna, pur essendo coniugata con un colonnello (il marito era stato richiamato con tale grado, dovendo dirigere in qualità di chimico una polveriera impegnata nello sforzo bellico), trascorse tutto il tempo della Grande Guerra mangiando dei ceci, ritirati con la “Carta Annonaria”.
Dubitiamo che Zelensky e i suoi ministri facciano lo stesso.
Ciò non inficia minimamente le ragioni giuridiche, politiche e morali incarnate dal loro Paese e difese dal loro governo.
Occorre però sempre dare il buon esempio, se non si vuole essere tacciati di incoerenza.

Le rivelazioni dei giornali occidentali hanno nuociuto alla causa dell’Ucraina più di tutta la propaganda diffusa dalla Russia attraverso i suoi propagandisti (anch’essi, peraltro, profumatamente pagati) circa l’asserito “nazismo” del Presidente.
Anche la nostra classe dirigente della cosiddetta “Prima Repubblica” si manteneva al potere avendo il compito di “combattere il Comunismo”, confidando che tale nobile intenzione potesse far dimenticare tutte le sue ruberie.
Gli americani, da parte loro, erano posti nell’alternativa ricattatoria tra permettere la destabilizzazione dell’Italia o chiudere entrambi gli occhi sulla degenerazione dei loro protetti, i quali – oltre che a rubare – erano anche dediti al doppio gioco.

Una parte dell’aiuto proveniente da Oltreoceano veniva infatti dirottata da loro stessi sulle Botteghe Oscure, e perfino ai terroristi, in quanto la perpetuazione del pericolo rappresentato dai comunisti e dai “brigatisti” permetteva di continuare a battere cassa.
A Imperia, i settanta milioni di lire offerti dalla CIA – attraverso i suoi “capi stazione” locali, cioè i dirigenti dei partigiani “bianchi” – all’onorevole Cattanei indussero il “delfino” di Taviani a non farsi propaganda dalle nostre parti.
L’obiettivo era garantire a Manfredi il posto di primo degli eletti, componendo con Rossi di Montelera e De Carolis la triade di dirigenti della destra democristiana portati alla Camera da un travolgente consenso popolare.
Nessuno dei tre si dimostrò all’altezza del compito.

Nel caso di Imperia, gli americani ottennero per giunta l’effetto esattamente contrario a quello perseguito, essendosi impiantata qui una “centrale” dei servizi segreti del maresciallo Tito.
Quando cadde il comunismo, rimase la corruzione, ma venne meno la funzione dei corrotti, che vennero dunque scaricati da “Tangentopoli”.
Si disse addirittura che Di Pietro fosse un “uomo della CIA”.
Sia come sia, la facilità con cui la magistratura inquirente raccolse le prove contro Craxi, Andreotti e Forlani fu dovuta da un lato alla sfacciataggine dei corrotti – che non prendevano neanche le minime precauzioni – e dall’altro a un probabile supporto straniero alle indagini.

L’Inghilterra è il Paese occidentale che ha assunto la guida dell’assistenza all’Ucraina.
Il generale Zalusny, silurato da Zelensky essendo il Presidente invidioso della popolarità derivante dalle vittorie militari, staziona quale ambasciatore a Londra (come a suo tempo Dino Grandi) ed è pronto ad assumere la guida del governo nel caso l’attuale detentore venga defenestrato in una sorta di Venticinque Luglio.
A questo punto, può essere che Putin si dichiari soddisfatto, avendo centrato tutti i suoi obiettivi: tanto la ricongiunzione con la madrepatria dei cittadini di lingua russa quanto il cambio di regime a Kiev.
L’Occidente – e in particolare l’Europa – smetterebbero di pagare; l’America lo ha già fatto.

Quali conseguenze produrrebbe una cessazione della guerra sulle classi dirigenti dell’Europa occidentale?
Non è sfuggita agli osservatori più attenti l’asserzione della portavoce del Ministero degli Esteri della Russia relativa al crollo di una torre a Roma, causato dagli scavi della metropolitana, la cui costruzione è a sua volta finanziata dal PNRR, cioè dall’Europa.
La signora Zacharova ha osservato che faremmo meglio a spendere per la sicurezza degli edifici quanto gettiamo nelle armi per l’Ucraina.
In realtà si è rivolta all’Europa, facendo osservare che l’aiuto prestato all’Italia viene sprecato a causa della corruzione dei dirigenti.
Si ripete – mutatis mutandis – quanto era avvenuto durante la Guerra Fredda, e la Russia ne prende atto.

Occorre vedere quali sarebbero le conseguenze della fine della guerra in Ucraina.
Può darsi che una vittoria di Putin, per quanto dissimulata, induca i governi occidentali a inasprire la repressione, con il pretesto di Annibale alle porte, già usato all’inizio della Guerra Fredda.
Può darsi però anche che, viceversa, si constati la sopravvenuta inutilità di quei dirigenti che hanno governato finora l’Italia basandosi su un pretesto analogo, cioè la necessità di resistere alla rinnovata aggressività di Mosca.
In tal caso, l’attuale classe dirigente – non meno corrotta di quella della “Prima Repubblica” – sarebbe attesa da una resa dei conti analoga a quella del 1991.

Il rischio può riguardare addirittura l’unità nazionale, che venne puntellata dopo Caporetto dagli Alleati dell’Intesa, e poi confermata per effetto della vittoria.
E che dopo l’8 settembre fu nuovamente salvata dagli americani, cui serviva un’Italia sottomessa e abbastanza forte per opporsi al comunismo.
Oggi il criterio mercantilistico che ispira l’Europa Unita potrebbe suggerire uno smembramento, con l’annessione de facto alla sua area centrale del Settentrione, più omogeneo del resto del Paese.
Può essere che tutto ciò sia soltanto fantapolitica.
Annotiamo però che sono risorti gli autonomisti “padani”, i quali si sono accorti che “autonomia non è fascismo”, con evidente allusione a Salvini, convertito al centralismo della Meloni.
Per non parlare del disegno “carolingio” attribuito al Papa, sul quale ci siamo già soffermati.

La cariocinesi delle grandi compagini statuali trova sempre la sua causa prima ed essenziale nella difficoltà per il centro di mantenere la periferia, quando le risorse impiegate per controllarla superano i proventi che se ne possono trarre, mentre viene meno nel contempo la sua funzione strategica.
Le due guerre più importanti si prospettano nel Medio Oriente e nel Pacifico.
Il fronte dell’Ucraina risulta invece sempre più secondario.

Send Comments mail@yourwebsite.com Saturday, April 25, 2020

Mario Castellano  24/11/2025 articolo del 17/11/2025
Copyright ilblogdimario.com
All Rights Reserved