Il prossimo venti gennaio, quando Biden si insedierà alla Casa Bianca, assisteremo ad una restaurazione.
Questa situazione era resa possibile da due fattori concomitanti: in primo luogo non vi erano negli Stati Uniti - diversamente da quanto avveniva in Europa - differenze ideologiche; in secondo luogo, il famoso "melting pot", che assimilava le differenze culturali tra le varie componenti della società, funzionava ancora, soprattutto grazie all'espansione economica. Ora l'afflusso degli immigrati, insieme con l'innalzamento della condizione degli afroamericani, conseguenza della integrazione iniziata dopo la Seconda Guerra Mondiale e compiuta sotto le presidenze di Kennedy e di Johnson, ha causato la saturazione della soluzione. Le diverse identità hanno così cessato di attenuarsi, e si sono viceversa rafforzate, nel momento stesso in cui il mondo scopriva l'identitarismo come nuova discriminante politica, al posto delle vecchie ideologie. Se quanto era avvenuto nel "campus" di Barkley nel 1967 anticipò il "Sessantotto" europeo, anche questa volta i fatti degli Stati Uniti prefigurano il nostro futuro.
Tra la società rurale collocata tra le due coste e quella multiculturale insediata sull'Atlantico e sul Pacifico esiste la stessa differenza che intercorre tra la provincia inglese - favorevole all'uscita dall'Europa - e Londra, dove il cosmopolitismo è ormai irreversibile. Oppure - per dare un esempio più vicino a noi - tra Milano e la Val Brembana, dove perfino gli italiani non autoctoni vengono considerati un corpo estraneo. Al punto che si è ancora fermi al "tricolore nel cesso", sintesi del pensiero politico leghista. L'esito che si prefigura è - in entrambi i casi - il divorzio, cioè la frammentazione territoriale.
In Italia, la lite tra Renzi e Conte non sfocia in una crisi di governo, ma neanche si ricompone, ed è dunque destinata a nutrirsi di sempre nuovi motivi di contesa. Quando anche - per un colpo di bacchetta magica - si raggiungesse un accordo sulla questione della privatizzazione dei servizi di sicurezza - che denota comunque il definitivo venir meno di un comune senso dello Stato - le cause scatenanti di questo dissidio sono di carattere culturale, e non politico. Conte è infatti radicato in una cultura "terzomondista" mentre Renzi - pur nel suo provincialismo di fiorentino "del contado" (ipse dixit) - appartiene alla Europa occidentale.
In America, il conflitto si è svolto nel Parlamento, in Italia ha come teatro il Governo, anzi Palazzo Chigi. Anche i ministri libanesi continuavano a riunirsi, mentre fuori dal palazzo di Babda i rispettivi partiti si affrontavano a cannonate. Alla fine, l'unità dello Stato si ridusse ad una mera "fictio juris". Questo avverrà inevitabilmente anche in Italia, dove i due contendenti appartengono entrambi alla "sinistra". Che cosa è la sinistra? Questa è la domanda che ci si pone fin da prima della caduta del Muro di Berlino.
Delle aspirazioni espresse a suo tempo da questa parte politica, ne rimane una sola: quella dell'autodeterminazione dei popoli. Che porta inevitabilmente, nel contesto occidentale, alla frammentazione degli Stati nazionali.
L'Italia - dato il deperimento delle sue istituzioni - può arrivare per prima a questo esito.