I "socialmedia" americani hanno oscurato Trump, e con lui tutti i suoi seguaci.
Un amico ci ha fatto notare come non sia stato riservato lo stesso trattamento a Rouhani, il quale - nel suo ultimo messaggio - ha annunziato la distruzione di Israele mediante l'uso della bomba atomica. Gli israeliani fanno bene a contare soltanto sulle loro forze, e ad affidare la sopravvivenza del loro Stato alla forza militare. Dice un proverbio italiano che "chi pecora si fa, lupo lo mangia".
Quando un popolo vuole essere indipendente, i suoi dirigenti devono calcolare il rapporto di forza, e procurare di disporre di quella necessaria per raggiungere gli obiettivi che si propongono. Affidarsi al diritto internazionale ed ai principi democratici non serve a nulla: lo dimostrano infiniti fatti storici, il Tibet, l'Ungheria e la Cecoslovacchia nel passato più remoto, la Catalogna in quello più recente. Gli sloveni e i croati godono invece dell'indipendenza, perchè sono stati in grado di opporsi con le armi all'esercito serbo (anche se ciò non ha fatto piacere ai dirigenti della federazione di Imperia del partito ex comunista).
Gli americani seguaci di Trump hanno dimostrato di essere armati ed organizzati militarmente. Si può naturalmente dissentire dalle loro opinioni politiche, ma risulta certo che questa parte della popolazione statunitense non può essere nè annientata, nè sottomessa, come d'altronde non può nè annientare nè sottomettere la parte opposta.
A questo punto, non rimarrà che regolare i confini, e questo dipende dai rapporti di forza. Ogni frontiera è - o è stata nel passato - un fronte di guerra. La vicenda dell'oscuramento di Trump conferma - in altro ambito - questa verità. I dirigenti dei "socialmedia" affermano che non si tratta di giornali, bensì di strumenti per la comunicazione a distanza, come sono il telefono ed il telegrafo. Ciò significa che il direttore di un periodico risponde in sede penale - e l'editore risponde in sede civile - per i reati commessi dai redattori. Ne deriva la facoltà - ed anzi l'obbligo - di rifiutare la pubblicazione di un testo il cui contenuto configura un reato. Il proprietario di una rete telefonica non ha invece nessuna responsabilità se qualche utente la impiega per violare la norma penale. Ciò è incontrovertibile, ma costituisce un motivo in più per escludere che i proprietari dei "socialmedia" possano censurare chi li impiega per diffondere i propri messaggi, si tratti del Presidente degli Stati Uniti o di un comune cittadino. Se quanto costoro scrivono costituisce reato, gli utenti ne rispondono in sede penale, dopo che la magistratura inquirente abbia esperito l'azione conseguente, adottando anche le misure volte ad impedire la prosecuzione del reato. Altrimenti si scade nella censura preventiva, per di più esercitata da un soggetto privato.
Si è prospettata nei giorni scorsi la possibilità di costituire una autorità incaricata di controllare i messaggi diffusi attraverso i "socialmedia". Ove però ciò comportasse l'esercizio di una censura preventiva, si tratterebbe di una misura costituzionalmente illegittima. Si obietta che Trump avrebbe commesso, diffondendo i suoi messaggi,  il reato di istigazione a delinquere. In tal caso, però, l'autorità giudiziaria è l'unico organo che può intervenire, non soltanto per sanzionarlo, ma anche per impedire la reiterazione del delitto.
Il Presidente non è naturalmente al di sopra della legge, ma deve essere tutelato come ogni altro cittadino.

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Mario Castellano  23/01/2021
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