Il cardinale Crescenzio Sepe è uomo molto legato alle sue radici a Carinaro, paese dell'agro aversano che gli ha dato i natali, ha finanziato il restauro della chiesa parrocchiale, dove campeggia una lapide marmorea che va dal pavimento fino alla volta, dedicata a ricordare la munificenza dell'illustre concittadino.
Dovendo lasciare la carica di arcivescovo di Napoli, che comporta la cappellania dell'Ordine costantiniano di San Giorgio, di cui è Gran Maestro Carlo di Borbone-Napoli, duca di Castro e pretendente al trono delle Due Sicilie, il cardinale ha chiuso in bellezza la sua carriera ecclesiastica promuovendo il processo canonico per la beatificazione di Francesco II, ultimo monarca della dinastia.
L'epiteto despregiativo di "Franceschiello" fa parte della denigrazione inflitta alla monarchia dai fautori dell'annessione al Piemonte, e rientra in un vastissimo repertorio, comprendente i marinai che "facevano ammuina" (in realtà, la flotta napoletana era la migliore del Mediterraneo), nonchè i funzionari dipinti come ignoranti, mentre invece l'Italia unita dovette ricorrere alla loro competenza giuridica (di cui si avvale tuttora). Si dice che Ferdinando II, padre di Francesco II, sia stato avvelenato dagli inglesi, da lui contrastati quando avevano cercato di impadronirsi dello zolfo prodotto dal regno, e per questo intenzionati a distruggerlo.
La madre di Francesco II era Maria Cristina di Savoia, venerata dalla plebe come la "reginella santa", morta per aver voluto partorire l'erede al trono. Sepe na ha già ottenuto la canonizzazione, celebrata nella chiesa di Santa Chiara, dove la sua tomba è sempre stata meta dei fedeli partenopei. Ora il cardinale intende ripetere l'operazione con il figlio, le cui spoglie sono state traslate alcuni anni or sono da Roma nel sepolcro di famiglia.
Ci sono, tra i monarchi privati del regno in epoca moderna, due illustri precedenti. Uno è quello di Nicola II, proclamato santo - insieme con tutta la famiglia - dalla Chiesa ortodossa russa in esilio, e poi riconosciuto come tale anche dal Patriarcato di Mosca (già in contubernio coi bolscevichi). L'altro è Carlo d'Asburgo. Se lo "zar" non era certamente uno stinco di santo (è il caso di dirlo), avendo fatto sterminare i poveri di Pietroburgo recatisi a chiedergli del pane nella "domenica di sangue" del 1905 (per tacere della relazione adulterina con una famosa ballerina), Carlo d'Asburgo condusse una vita esemplare dal punto di vista cristiano. La sua beatificazione non può essere dunque addebitata alla nostalgia dell'impero.
I processi celebrati presso la Congregazione per le Cause dei Santi richiedono notoriamente un forte impegno economico. Non per "ungere le ruote" del Vaticano (come insinuano gli anticlericali), bensì in quanto occorre finanziare degli studi storici particolarmente approfonditi da parte dei "postulatori". I fondi necessari provengono da una autorità civile o da una autorità religiosa. Nel caso di Francesco II, è probabile che paghi il duca di Castro, il quale già sostiene generosamente le opere sociali svolte nell'antico regno dall'Ordine costantiniano, grazie alle quali guadagna simpatia tra gli ex sudditi. Il rapporto con Sepe è molto stretto, ed il cardinale di dedicherà probabilmente, una volta in pensione, a collaborare con il suo "re", come il duca viene acclamato dalle plebi del meridione.
La fede e la politica si intrecciano in modo inestricabile. Spiace tuttavia constatare come uno studioso autorevole della religiosità popolare, quale è Massimo Niola, ridicolizzi sul "Venerdì di Repubblica" l'iniziativa di Sepe, che certamente sarà coronata da successo, attaccandola "da sinistra".
Nei Paesi ex coloniali, vengono ricordati come eroi nazionali quanti si opposero alla conquista europea. Francesco II si oppose all'invasione piemontase. Pio IX, che agì nello stesso modo, è già stato canonizzato, senza che l'Italia "mettesse lingua" (come si dice a Napoli) malgrado l'ultimo "Papa re" avesse fatto uccidere molti patrioti. Francesco II non fece a tempo a perseguitarli, perchè regnò un anno soltanto. La lettura in chiave anticolonialista della storia del meridione accomuna d'altronde studiosi di diverso orientamento ideologico, e vede schierati sullo stesso fronte il comunista De Jaco ed il gruppo neo borbonico unito intorno alla rivista "L'Alfiere", promossa nel 1960 da un deputato del Movimento Sociale.
Il nostro bisnonno partecipò all'assedio di Gaeta, che viene sempre ricordato nell'anniversario della caduta della fortezza. Ci proponiamo di essere presenti, un giorno, in segno di riconciliazione, come pure di assistere alla beatificazione di Francesco II. Il bisnonno non menò mai vanto della sua impresa a Gaeta, nè tanto meno della partecipazione alla battaglia di Lissa. Avendo fortunosamente galleggiato, passò alla marina mercantile. Forse aveva capito come sarebbe finita l'Italia.

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Mario Castellano  26/01/2021
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