Noi non abbiamo mai conosciuto personalmente il professor Mario Draghi, ma vi è un elemento della sua biografia che ce lo fa sentire vicino.
Tempo fa il nuovo Presidente del Consiglio affermò in una intervista che si considerava appartenente alla sinistra liberaldemocratica, anche se - a quanto si dice - Draghi è, in privato, credente e praticante, avendo tra l'altro studiato (come Fidel Castro) dai padri Gesuiti. Il Papa, nel comune spirito ignaziano, lo ha chiamato a far parte dell'Accademia Pontificia delle Scienze: onore al merito! Noi, molto più modestamente, apparteniamo, alla sinistra cattolica liberale.
Anche la nostra generazione, come tutte quelle precedenti, si è divisa non tanto tra destra e sinistra, dal momento che praticamente tutti quanti hanno scelto di stare nel campo progressista, sia pure con le sue diverse declinazioni, quanto piuttosto tra chi sceglieva di entrare nella casta dei funzionari di partito e chi viceversa doveva affrontare il mare aperto, dato che altrove le porte erano chiuse. Noi finimmo addirittura "in partibus in fidelium", nelle foreste dell'America Centrale, mentre Draghi navigava nelle aule delle grandi università del mondo anglosassone. Ora, quando meno lo avremmo creduto, ci siamo ritrovati a combattere la stessa battaglia, scoprendo che avevamo ancora qualcosa da dare al nostro Paese: la cultura e l'esperienza di vita.
Non si può dire lo stesso dei funzionari di partito. Questi signori, a cominciare dal perito odontotecnico Zingaretti (perchè non esercita la sua professione?) hanno almeno avuto il pudore di farsi da parte: è già qualcosa. Non vogliamo dunque "insaevire in mortuos", ma ci preme ricordare due dati, di cui uno di ordine generale, l'altro di carattere particolare. Le televisioni locali trasmettono impietosamente le sessioni dei consigli comunali, da cui risulta che questi organi collegiali sono composti da analfabeti funzionali. Passi per i piccoli paesi, ma un "borgo prefettizio" come il nostro avrà pure il diritto di essere governato da persone in grado di leggere e scrivere. Eppure oggi, in Italia, anche i cani vanno all'università. Se ne deduce che i partiti hanno selezionato i loro quadri in negativo, che hanno scelto i peggiori. Per cui devono cercare il Presidente del Consiglio tra quanti non sono nemmeno tesserati.
Noi non rimproveriamo gli ex comunisti per avere applaudito all'invasione dell'Ungheria. C'era la guerra fredda. Vale però il proverbio che dice "perseverare diabolicum": la federazione del Partito Democratico (?!) della nostra città si è congratulata con Milosevic per la strage di Sebrenica. Tanto interesse per le vicende balcaniche, pari soltanto al disinteresse per i disagi dei nostri lavoratori, si spiegano col fatto che alcuni dirigenti locali commerciano in selvaggina con la Serbia. Tuttavia, il segretario incorso in questa "gaffe" ritiene che il boia di Belgrado abbia fatto bene ad "uccidere settemila fascisti".
Il Machiavelli insegna che la politica e la morale sono distinte, ed è dunque l'errore politico che - come diceva Mirabeau - è peggio di un crimine. I nostri piccoli burocrati di provincia non si sono ancora accorti che il motore della storia non è più l'ideologia, ma l'identità. Per rendersene conto, bastava leggere un giornale. Anche "L'Unità", recapitata gratuitamente alla federazione. Questo, però, non lo può fare chi è analfabeta.
Mario Draghi, intanto, studiava. Qualcuno, essendo invidioso, dice che guadagnava molto. E' vero, però - oltre che studiare - il nuovo Presidente del Consiglio lavorava. Il segretario della federazione non ha mai messo piede nel suo ufficio: lo stipendio gli veniva accreditato direttamente in banca. Alla faccia dei lavoratori.

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Mario Castellano  08/02/2021
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