"La Repubblica" di sabato scorso ha dedicato alle varie iniziative promosse - direttamente o indirettamente - dal Governo Draghi per propagandare il lancio della "green economy" più pagine di quelle riempite per annunziare la morte del Papa.
. Tale è il paragone iperbolico con cui si misura l'attenzione prestata dai periodici ad un evento epocale. In questo caso, però, è lecito insinuare il sospetto che si tratti di "pubblicità redazionale". Che costituisce l'espediente escogitato sia per eludere il pagamento delle imposte su quanto corrisposto ai periodici dalle ditte il cui prodotto viene reclamizzato, sia per corrispondere ai giornalisti un compenso "in nero", un "fuori busta" su cui il fisco non percepisce alcun tributo. Se poi è lo stesso Stato a fare ricorso a simili espedienti, l'elusione fiscale risulta perfetta.
Tenuto conto del fatto che il giornale di via Cristoforo Colombo pare sia in arretrato di anni nel pagamento dei contributi dovuti per i suoi dipendenti (tale è la voce che circola con insistenza, e che spiegherebbe il cambio di proprietà), si capisce molto bene come questa gloriosa testata venga costretta a fare da megafono a Draghi. Fin qui, però, nulla di strano: tutto il mondo è paese.
Il risalto attribuito alla "green economy" va però ben oltre certi costumi consolidati da tempo immemorabile nelle redazioni, e configura la formulazione e la divulgazione di un "pensiero unico" economico. Si tratta di una tappa intermedia tra quello scientifico, in vigore fin da quando sono state inflitte sanzioni disciplinari ai medici dissidenti in materia di obbligo vaccinale, e quella finale, consistente nel pensiero unico politico. Qui occorre scomodare Carlo Marx, con la sua nota descrizione del rapporto tra la struttura e la sovrastruttura. Secondo il "profeta di Treviri", l'ideologia - intesa nel senso più ampio, inclusivo della espressione artistica e filosofica - è funzionale al controllo dei mezzi di produzione. Nell'età antica, questi mezzi si identificavano con gli schiavi, nel Medio Evo con i terreni coltivati, nella età industriale con le macchine. Ora gli strumenti rumorosi e puzzolenti della "officina di Vulcano" metallurgica e chimica sono in procinto di venire sostituiti con quelli più sofisticati della "green economy".
Continuando con la spiegazione dei mutamenti in corso formulata secondo il pensiero di Marx, ogni progresso tecnologico accresce lo sfruttamento dei lavoratori, permettendo di risparmiare sul numero di dipendenti impiegati. A questo punto, chi si affida al "capitale" per spiegare quanto sta avvenendo in Italia constata una contraddizione. I progressi tecnologici sono sempre graditi dai cosiddetti "padroni", in quanto fanno aumentare i loro profitti. Nel nostro caso, invece, non è il ceto imprenditoriale ad imporli, bensì il Governo. Ciò avviene in quanto la "green economy" danneggia non soltanto gli operai, privati in massa del posto di lavoro, ma anche quelli degli industriali, in quanto ne fa diminuire i profitti.
Si obietterà che i capitalisti, se il cambiamento dell'oggetto della produzione non risulta conveniente per loro, si guardano bene dal commettere questo errore. Salvo, naturalmente, che vengano costretti. Anche i loro colleghi russi, espropriati dai bolscevichi, non lo gradirono, ma contro di loro venne usata la forza. Che è precisamente quanto sta facendo il Governo Draghi, imponendo uno spostamento degli investimenti verso il settore "green". La cui scarsa redditività, segnalata dagli economisti, causerà una diminuzione del prodotto interno lordo, e di conseguenza del gettito fiscale. Con il risultato che per mantenere lo Stato sarà necessario emettere sempre nuovi buoni del tesoro. Risulterà però difficile trovare chi li compri, in quanto aumenterà il rischio di perdere i soldi imprestati allo Stato italiano. L'esito finale consisterà in un impoverimento di massa, in quanto ben pochi dei lavoratori licenziati a causa dell'abbandono dei mezzi di produzione tradizionali verranno impiegati nella "green economy".
I fautori del ritorno all'era preindustriale saranno tuttavia felici, come anche chi potrà vivere in una grande tenuta agricola. Vedi il caso di Carlo d'Inghilterra, campione e propagandista del "green". Peccato che questi fortunati siano una piccola minoranza. Insieme con i "verdi", gioiranno anche gli anticapitalisti. I quali un tempo sostenevano le lotte sostenute dagli operai per ottenere migliori condizioni. Ora, invece, costoro si compiacciono perchè gli operai spariscono. Per chi protesta - il che avverrà inevitabilmente - sono pronti i "container" e le navi-prigione. Ora ci si spiega perchè lo Stato li ha comprati, ed allestiti a tempo di record. Senza naturalmente rispettare le norme del diritto pubblico in materia di scelta dei contraenti privati: lo Stato di diritto, comunque, non esiste più.

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Mario Castellano  28/09/2021
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