Il generale Charles De Gaulle era credente e praticante.
In privato, per questo, quando doveva assistere alla Messa in qualità di Capo dello Stato, non faceva la comunione, comportandosi come se chi ricopriva questa carica fosse stato non credente, o seguace di una fede diversa da quella cattolica.
Questo precedente esemplare ci viene in mente constatando come la radio diretta da padre Fanzaga abbia intrapreso una campagna volta a sostituire lo Stato laico con uno Stato confessionale. L'occasione viene offerta dalla deplorazione di quanto è avvenuto in occasione dell'inaugurazione di una scuola, e quando una insegnante si è opposta a che venisse pronunziata una preghiera. Se lo Stato è laico, e non confessionale, le cerimonie pubbliche civili si svolgono senza compiere atti di culto. Se questa regola venisse abrogata, la Repubblica cambierebbe la sua natura. Non a caso, essa ha richiesto e ottenuto dalla Santa Sede che fosse cancellato il primo articolo del Concordato del 1929, in cui si dichiarava la religione cattolica come "religione ufficiale dello Stato". Se questa norma era stata inserita nella Costituzione materiale del Regno, ciò fu dovuto al fatto che lo Stato liberale era finito a Caporetto, e che la Chiesa aveva preservato l'unità nazionale.
Se dopo la Seconda Guerra Mondiale ci fu una deriva clericale, ciò avvenne in quanto la Chiesa aveva nuovamente preservato l'unità nazionale dopo l'otto settembre, quando era finito lo Stato fascista. Ora assistiamo al fallimento della Repubblica. Cui la Chiesa supplisce mantenendo la coesione del tessuto sociale. Una volta compiuta questa funzione, i cattolici sono destinati a dividersi tra il settore liberale, come sempre minoritario, e quello tradizionalista. Gli uni ritengono che l'attuale situazione offra una occasione per diffondere il proprio ideale nella società, offrendo un esempio di come dei cittadini ispirati e motivati dalla loro fede possano distinguersi nel promuovere il bene comune.
I tradizionalisti intendono invece approfittare della crisi dello Stato laico per sostituirlo con uno Stato confessionale. A parte i conflitti che la realizzazione di un simile disegno causerebbe inevitabilmente, tanto tra i cittadini quanto nella coscienza dei singoli, assisteremmo alla instaurazione di un regime fondato su di una ideologia religiosa. La radio di padre Fanzaga usa per promuovere la sua campagna l'argomento in base al quale lo Stato deve avere una religione ufficiale per adeguarsi alle convinzioni della maggioranza dei suoi cittadini. Tutta la stampa italiana - compresa quella cattolica - critica i "talebani" perchè hanno messo in atto questo principio. E' il caso di ripetere: "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te".
Nella nostra famiglia, la maggioranza segue la religione tradizionale degli indoamericani. Non ci è stato però mai chiesto di partecipare ai suoi atti di culto, e comunque avremmo rifiutato, trattandosi di una offesa alla libertà di coscienza, che è sempre stata rispettata. Compiere un atto di culto in occasione di una cerimonia civile significa mancare di rispetto alla libertà di coscienza dei non credenti, dei diversamente credenti, ed anche dei cattolici liberali. I quali ritengono che l'adempimento dei precetti religiosi debba sempre essere rimesso alla libera scelta di ciascuno. Se viene meno la vigenza di questo principio, si può arrivare ad ogni sorta di eccesso.
In Arabia Saudita esiste la "polizia religiosa", i cui componenti, muniti di lunghi bastoni, irrompono nei luoghi di lavoro per imporre di pregare quando lo esige la legge islamica. La sinistra non è immune da simili colpe. A parte il caso del marchese Rodano, esponente della nobiltà papalina, che proponeva alla Santa Sede di usare il partito comunista come base di un rinnovato Stato pontificio, ci è capitato di soggiornare a lungo presso una comunità dei "macrobiotici", fondata e guidata da esponenti del partito "democratico" (?!).
La partecipazione alla preghiera buddista quotidiana era obbligatoria anche per i seguaci di altre religioni, ed a tutti era severamente proibito l'ingresso in luoghi di culto diversi dalle pagode. L'orazione prescritta ai seguaci era rivolta ad invocare la protezione divina sui dirigenti della consorteria. Gli operai giapponesi devono pregare ogni mattina le divinità scintoiste per i padroni della fabbrica. Che cosa sarebbe successo se l'avvocato Agnelli lo avesse preteso dalle maestranze della Fiat?
Tutte queste sono manifestazioni del confessionalismo, come lo è l'obbligo di pregare in occasione di una cerimonia civile. Può essere che i tradizionalisti riescano alla fine ad imporsi. Essi sono infatti più compatti e organizzati, lo Stato non ha la forza necessaria per contrastarli, e la Chiesa non può certamente farsi carico della difesa della laicità delle istituzioni civili quando non lo fanno nemmeno i loro stessi rappresentanti. Non rimane dunque che rivolgere ai confessionalisti l'ammonimento pronunciato nei confronti dei franchisti da Miguel De Unamuno all'inizio della guerra civile spagnola: "potrete vincere, ma non potrete convincere".
Ci domandiamo infine quale strategia costoro intendano seguire. Essi possono certamente offrire un supporto all'attuale Governo, esigendo in cambio che conformi la legislazione con i precetti cattolici. Se questa è la loro scelta, essa non ha grandi prospettive. L'attuale regime può certamente imporre misure sempre più restrittive, ma non è in grado di concepire e di realizzare un progetto nazionale, come quello di Mussolini, nel quale si inserì la stipula dei Patti Lateranensi.
E' dunque più probabile che i tradizionalisti scelgano di unirsi ad una opposizione sempre più presente ed aggressiva nelle piazze d'Italia, benchè i mezzi di comunicazione la ignorino, presentandola come un rigurgito del fascismo o dell'oscurantismo antiscientifico. In questo movimento di opposizione, il tradizionalismo può inserirsi, in quanto sono entrambi espressione di una componente della società rimasta a lungo marginale, e le cui espressioni culturali erano confinate nello "underground". Non è possibile fermare le tendenze della storia, ma si possono correggere le loro deviazioni.
La Chiesa, con il Concilio, ha accettato il principio della libertà di coscienza. Questo principio deve rimanere vigente nella prassi, e non soltanto nel magistero. 

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Mario Castellano  06/10/2021
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