Massimo Cacciari, intervistato su "La Stampa" di martedì scorso, parla dell'astensionismo che ha caratterizzato il voto amministrativo, osservando giustamente come questo fenomeno sia dovuto alla assoluta irrilevanza dei sindaci, i quali non contano più nulla.
Le questioni decisive per la vita dei cittadini, cioè le misure profilattiche, l'inflazione e la disoccupazione, si decidono infatti a livello nazionale. Poichè questo è indubbio, se ne deduce che alle politiche si dovrebbe registrare una ben più alta affluenza alle urne. C'è invece da scommettere che anche in quella circostanza si registrerà una diserzione di massa dalle urne. Il motivo è semplice: anche il Parlamento non conta più nulla, e decide soltanto il Governo. Arriviamo dunque alla conclusione: le elezioni sono ormai ridotte ad una pura finzione, dissimulando l'instaurazione di una dittatura di fatto.
E' però improbabile che una opposizione condotta con mezzi illegali possa abbattere questo regime, anche se si può prevedere un aumento delle violenze di piazza. Ciò non significa che l'attuale sistema abbia dinanzi a sè una prospettiva storica. Il fascismo fu, a suo modo, un fenomeno progressivo, in quanto inserì - sia pure assoggettandole ad una disciplina ideologica totalitaria e ad un inquadramento paramilitare - le masse nello Stato. L'attuale Governo le sta invece escludendo progressivamente dalla vita pubblica. Il loro reinserimento avverrà - per quanto si può prevedere - prescindendo dallo Stato nazionale.
Abbiamo constatato infinite volte come in Europa occidentale si affermino le identità regionali, destinate prima o poi ad esercitare l'autodeterminazione. Tale tendenza è già emersa nel caso della Scozia e della Catalogna. Queste due realtà sono però soltanto l'avanguardia, la parte emergente di un fenomeno destinato ad estendersi.
In Italia non esiste però soltanto il regionalismo, ma anche una tradizione comunale molto radicata: quella delle sue "cento città", che furono anch'esse degli Stati indipendenti, prima di essere assorbiti da quelli regionali. I Liberi Comuni sorsero come cooperative, costituite da agricoltori nel caso di quelli rurali, e da mercanti ed artigiani nel caso di quelli urbani. La Chiesa contribuì a questo fenomeno con l'istituzione degli Ordini detti "mendicanti", in quanto non provvisti di rendite agrarie, ma dediti ad attività indispensabili per la rinascita delle città, come il credito e l'istruzione.
Oggi, mentre si rafforza il Governo, lo Stato - paradossalmente - si indebolisce, in quanto non è più in grado di erogare quei servizi sociali che fino ad ora ne hanno giustificato l'esistenza. Prima o poi, inevitabilmente, il popolo troverà il modo di organizzarsi dal basso, come per l'appunto avvenne nel Medio Evo. I comuni sorti come soggetti che oggi si direbbero di diritto privato, continuarono a lungo a riconoscere formalmente l'autorità dell'Impero, ma evolsero verso l'esercizio esclusivo della sovranità. I loro statuti, che erano in origine regolamenti di cooperative, divennero delle Costituzioni. Venne infine il momento in cui si proclamarono indipendenti, e questa storia è destinata a ripetersi.
Data la configurazione attuale della società, in cui l'economia è basata sulla facilità degli scambi, è più probabile che la cariocinesi degli Stati nazionali porti alla rinascita di quelli regionali, che in Italia si affermarono a partire dal Quattrocento, precisamente quando le vie di comunicazione divennero di nuovo praticabili. Questo riguarda tuttavia il futuro: nell'immediato, abbiamo un Governo che rafforza i divieti, inasprisce la fiscalità ed offre in cambio sempre di meno ai cittadini. L'opposizione non può assumere forme ideologiche, sia perchè le varie scuole del pensiero politico sono ormai esaurite, sia perchè quasi tutti i partiti sostengono il Governo. Salvo la Meloni, che sta però in una coalizione inserita in parte nella maggioranza.
I nuovi capi dell'opposizione saranno quei dirigenti locali che tenteranno di ampliare di fatto i loro poteri. Lucano ci ha provato, ma ha commesso l'errore di favorire gli stranieri, mentre bisognava pensare ai cittadini.
Nel 1388, un nostro antenato andò dal Doge di Genova per chiedere che abbassasse i tributi. Non essendoci riuscito, i concittadini decisero di aggiustarsi per conto loro.
Cacciari rileva giustamente come anche le attuali Regioni scontano la stessa mancanza di rappresentatività che è propria dello Stato. Prima o poi, qualcuno tenterà dunque di forzare le regole che ripartono i poteri tra il centro e la periferia. Puigdemont ci ha provato, ma anch'egli è finito male, proprio come il sindaco di Riace, entrambi vengono ovazionati, come è accaduto ad Alghero per il Presidente della Catalogna.
Il cammino sarà lungo e difficile, ma la via è ormai tracciata.

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Mario Castellano  13/10/2021
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