Un editoriale apparso su "La Repubblica" di domenica scorsa afferma che siamo ormai giunti ad una di quelle svolte storiche in cui si deve decidere da che parte stare, essendo divenute impossibili le mediazioni.
Se questa asserzione risulta esatta, ciò significa che a Roma è iniziata una guerra civile, che l'assalto a Palazzo Chigi costituisce la ripetizione del bombardamento di Fort Sumter. Il nostro Paese viene così comparato, almeno implicitamente, con la Spagna del 1936, divenendo il teatro di un conflitto il cui significato supera i confini della nazione in cui è scoppiato. A Madrid si affrontarono per la prima volta i fascisti e gli antifascisti, ed in seguito il loro scontro si sarebbe esteso a tutta l'Europa. A questo punto, basta etichettare come fascisti i dimostranti di Roma per affermare che si ripete la vicenda conclusa nel 1945 con la vittoria della democrazia sul totalitarismo. 
Prendiamo per buona questa premessa, riservandoci però di trarne per conto nostro le conseguenze. I giornalisti de "La Repubblica" si sono domandati come si spiega che dopo settantasei anni di demonizzazione del fascismo, e di glorificazione dell'antifascismo, questa tendenza politica riesca ancora a mobilitare tanta gente? Noi azzardiamo una spiegazione: perchè i democratici e gli antifascisti hanno perduto la capacità di esprimere una cultura politica, divenendo incapaci di interpretare la realtà del Paese, fatta dei bisogni della gente. I partiti "costituzionali" - come dimostrano le astensioni dal voto - sono ormai trasformati in grandi stipendifici. Tra i quali si annovera anche il giornale di via Cristoforo Colombo. Perfino l'ingegnere De Benedetti si è pubblicamente lamentato per le somme dilapidate nel mantenimento di Eugenio Scalfari.
C'è poi una differenza sostanziale tra la Spagna del 1936 e l'Italia del 2021: i "quattro generali" insorsero contro il Governo legittimo della Repubblica, eletto dalla maggioranza dei cittadini; Draghi non lo ha eletto nessuno. Per giunta, se da un lato costituisce reato - e non ci stancheremo mai di ripeterlo - devastare la sede del sindacato, tirare bombecarta e pietre contro la polizia, prendere a sprangate gli agenti, risulta dall'altro lato ugualmente inconforme con l'ordinamento giuridico pretendere di emanare delle norme di legge mediante degli atti amministrativi, così come sanzionare dei dipendenti pubblici in base ad un comportamento non considerato illecito dalle norme precostituite rispetto alla sua attivazione.
Se dunque "La Repubblica" ha ragione quando denunzia i fatti di Roma come l'inizio di una guerra civile, non si può essere d'accordo quando ne attribuisce la responsabilità ad una sola delle parti in causa. La politica serve per risolvere i conflitti tra i cittadini in base ad una regola accettata comunemente. Oggi, in Italia, viene meno questa regola, in quanto risulta trasgredita tanto da una parte quanto dall'altra. La responsabilità non può essere attribuita soltanto a chi ha commesso dei reati. Certamente costoro ne dovranno rispondere alla giustizia penale, ma se essi hanno compiuto dei delitti, la relativa responsabilità politica è di chi non ha saputo disegnare un sistema di regole, un nuovo patto costituzionale, in cui gli italiani potessero convivere pacificamente. Il conflitto è scoppiato non per caso a Roma, cioè dove passa la linea di faglia tra il Nord ed il Sud del nostro Paese, tra la parte che propende verso il "terzo mondo" e quella che si inclina verso l'Occidente. Roma è sempre stata contesa tra queste due tendenze, intese tanto nel senso dell'identità culturale quanto nel senso della appartenenza politica. Nel referendum istituzionale del 1946, la città si divise esattamente a metà, e da quando vige l'elezione diretta del sindaco l'Urbe oscilla come un pendolo tra la destra e la sinistra.
E' probabile che i fatti di sabato scorso favoriscano una vittoria di Gualtieri: non perchè i "borgatari" avversino i manifestanti, ma perchè il Governo non può permettersi di perdere in questo momento il Campidoglio. Anche se il sindaco uscente farà l'impossibile per accontentare Previti, e Conte si troverà in grave imbarazzo, essendogli stato promesso il seggio alla Camera lasciato libero da Gualtieri.
I giornali attribuiscono l'intera responsabilità di quanto accaduto ai capi del neofascismo locale, ma trascurano il fatto che molti manifestanti venivano dal nord. E' significativo che sia apparsa una bandiera della Repubblica di Venezia, come a Parigi i "gilet gialli" avevano portato a suo tempo quella dell'Occitania.
Ad Imperia, la dimostrazione commissionata per posta elettronica alla locale Camera del Lavoro è fallita. Il sindacato è sempre stato parte integrante del nostro "partito trasversale": che ha fatto perdere alla cosiddetta "sinistra" ogni capacità di mobilitazione. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

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Mario Castellano  17/10/2021
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