La vicenda che ha causato le scuse - ma probabilmente anche le stesse dimissioni - di Ratzinger, si può riassumere, nei suoi termini giuridici, abbastanza semplicemente.
Da un'altra diocesi della Germania, venne trasferito in quella di Monaco e Frisinga, retta dal futuro pontefice, un sacerdote allontanato dalla sua parrocchia essendo stato accertato il suo comportamento pedofilo. L'incardinazione nella nuova sede venne valutata nel corso di una riunione in cui Ratzinger era presente, come risulta dal verbale, cui hanno potuto accedere gli avvocati incaricati dal cardinale Marx di indagare sulla vicenda. Il Papa Emerito ha però negato di avervi partecipato, e poi si è corretto affermando che non era stato lui a mentire a questo riguardo, bensì i giuristi di sua fiducia incaricati di rispondere alle contestazioni. Ratzinger ha anche asserito che in quella circostanza non era stato trattato il tema della accoglienza nella diocesi del prete pedofilo. Anche questo, però, risultava dal verbale. Anche ammesso, tuttavia, che il Papa Emerito non abbia mentito nè sull'uno, nè sull'altro punto, rimane il fatto che la decisione sulla incardinazione di un sacerdote proveniente da un'altra diocesi è di competenza esclusiva dell'Ordinario, e dunque quanto deciso nella riunione aveva soltanto valore consultivo.
Il Vescovo, prima di decidere, è tenuto a consultare quanto comunicato dal suo collega della diocesi di provenienza in merito ai motivi del trasferimento. Se Ratzinger non lo ha fatto, ha trascurato i suoi doveri, se lo ha fatto non avrebbe dovuto assegnare al prete pedofilo nessun incarico pastorale. Il suo comportamento risale però all'epoca in cui la Santa Sede non aveva ancora stabilito che gli ecclesiastici responsabili di reati dovessero essere denunziati alla giurisdizione dello Stato. Fino a quel momento, i componenti del clero erano sostanzialmente considerati immuni dalla giurisdizione penale tremporale, come avveniva quando ancora esisteva il cosiddetto "foro ecclesiastico", in cui vigevano norme diverse da quelle proprie del foro civile. Per questo, si usava il termine di dottore "in utroque jure". Le norme penali, tanto sostanziali quanto processuali, da osservare nel foro ecclesiastico erano ancora contenute nel codice di diritto canonico emanato nel 1917 da Benedetto XV.
Soltanto dopo il Concilio, con il codice del 1983, la Santa Sede rinunziò a ripristinare il foro ecclesiastico. Le norme penali contenute nel codice emanato da Giovanni Paolo II valgono soltanto per i procedimenti disciplinari nei riguardi dei componenti del clero. Questo ritardo nel prendere atto del fatto che i diversi Stati avevano abolito il foro ecclesistico è speculare al ritardo con cui la stessa Santa Sede aveva rinunziato a rivendicare la restaurazione del potere temporale, che va dal 1870 al 1929. In ambedue i casi, i cattolici liberali sollecitarono l'autorità ecclesiastica a prendere atto della realtà, ma vennero tacitati con l'accusa di essere "modernisti".
Accusare Ratzinger per avere sottratto un sacerdote alla sanzione penale erogata da un organo giudiziario dello Stato è come accusare Pio IX perchè non aveva accettato di cedere i suoi domini al Regno d'Italia. Quando glielo proposero, Mastai Ferretti rispose "non possumus". Ratzinger, una volta diventato Papa, non ha mai trasgredito quanto disposto dal suo predecessore circa la denunzia all'autorità dello Stato dei sacerdoti responsabili di atti di pedofilia, nè ha mai espresso l'intenzione di ristabilire il vecchio "modus procedendi". Quello che aveva osservato in qualità di Vescovo di Monaco.
Pio IX è stato santificato non già nonostante si fosse opposto al processo unitario, giungendo al punto di fare uccidere i suoi fautori, bensì proprio per questo: si è infatti ritenuto che Pio IX avesse difeso le prerogative della Chiesa. Perchè invece il Papa Emerito viene costretto a chiedere scusa? Perchè - grazie anche ai cattolici liberali - la Chiesa non difende più degli anacronismi di cui risula evidente l'ingiustizia sostanziale. Ne consegue una valutazione negativa dell'operato complessivo di Ratzinger, trascurando in primo luogo l'indiscusso valore scientifico della sua opera, ed anche il lascito storico del suo pontificato, che ha segnato - con l'assunzione della massima autorità spirituale dell'Occidente da parte di un tedesco - il definitivo reinserimento del suo Paese nel consorzio delle nazioni. Sono stati però proprio i suoi connazionali ad esigere che chiedesse scusa: "nemo propheta in patria".
Post scriptum.
Dal punto di vista della morale cristiana, la pedofilia è una grave forma di degenerazione morale. Lo è anche la poligamia, ma chi la pratica - e chi la tollera - non viene costretto a chiedere scusa pubblicamente.