Il Parlamento italiano ha compiuto un atto politico irreversibile...
Il Parlamento italiano ha compiuto un atto politico irreversibile, che si può paragonare per importanza alla decisione di entrare in guerra assunta il 24 maggio del 1915, dichiarandosi pienamente solidale con l’Ucraina.
L’emanazione dei conseguenti atti giuridici, necessari per sostenere questo Paese, costituisce la conseguenza inevitabile di questa scelta.
Quanto più è importante, per la nostra vicenda nazionale, è il fatto che si siano finalmente superate tutte le dicotomie ideologiche ereditate dalla Seconda Guerra Mondiale, così come dalla cosiddetta “guerra fredda”, nel nome di una adesione pressoché unanime all’identità europea occidentale, conformata dall’eredità spirituale giudaico – cristiana e dai principi della democrazia liberale.
Viene inoltre cancellata ogni residua divisione tra laici e cattolici.
Ciò costituisce una conseguenza del Concilio, quando la Chiesa accettò il principio della laicità dello Stato e della libertà di coscienza, riconosciuta e tutelata dalle sue leggi.
Giovanni Paolo II venne criticato da una certa Sinistra per avere ricordato come in Europa Orientale venissero negate quelle libertà – che questa parte politica definiva spregiativamente “borghesi” – già consolidate nella nostra parte del Continente.
I popoli dell’Est erano privati d’altronde anche del diritto all’Indipendenza nazionale, ed in molti casi alla piena espressione della loro cultura.
L’approvazione di questa situazione da parte di tanti dirigenti e militanti della Sinistra esprimeva un atteggiamento sostanzialmente razzistico: la condizione subita da altri popoli li lasciava indifferenti, mentre non l’avrebbero tollerata se fosse stata inflitta a loro.
La Chiesa ebbe dunque il merito di ricordare che tanto i diritti dei popoli quanto i diritti delle persone valgono soltanto se sono riconosciuti a tutti: questo significa la vigenza del principio di eguaglianza.
Ora laici e cattolici applaudono insieme il Presidente dell’Ucraina quando afferma che il suo Paese difende una causa comune.
Non è vero che se Kiev cade, lo stesso destino tocca inevitabilmente all’Europa Occidentale, che gode di garanzie giuridiche e militari non estese al di là dei suoi confini.
C’è però in gioco qualcosa di più importante degli stesi equilibri strategici cui dobbiamo la nostra condizione privilegiata, e cioè la comune identificazione nei principi su cui si basa la convivenza civile deificata a partire dal 1945.
Da qui deriva il dovere di aiutare chi li condivide, e si dimostra disposto a combattere per affermarli.
Si tratta di un impegno che deve essere vissuto in ciascuna comunità, come ha dimostrato la manifestazione indetta dai Comuni d’Italia a Firenze.
I rapporti commerciali non hanno in sé nulla di male, ed anzi risultano in molti casi necessari, ma non si può accettare che per propiziarli si rinunzi ai propri principi ed alla propria identità.
Il “Partito della Selvaggina” non ha portato tra noi soltanto cinghiali, lepri e pernici.
Questa consorteria è stata usata anche per contrabbandare una concezione illiberale dello Stato.
Nel nome della quale i suoi epigoni si schierano oggi dalla parte dell’aggressore contro l’aggredito, per motivi in cui si mescolano l’ideologia e la convenienza.
La nostra Amministrazione Comunale non deve seguirli in questa scelta, ma anzi ci aspettiamo che riaffermi in tutte le sedi quanto gli Imperiesi credano ancora – come testimoniato col sangue delle generazioni anteriori - nella libertà degli uomini e nei diritti dei popoli.

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Mario Castellano  27/3/2022
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