Fu il compianto Dottor “Titta” Novaro ad escogitare l’epiteto di “Bassotti” per designare gli Scajola (con la “j” lunga) ...
Fu il compianto Dottor “Titta” Novaro ad escogitare l’epiteto di “Bassotti” per designare gli Scajola (con la “j” lunga) ed il loro seguito di scherani ed adulatori.
L’etimologia risale ai fumetti di Topolino, in cui i “Bassotti” compongono una “gang” di malfattori, puntualmente arrestati dal Commissario “Basettoni” e dal suo aiutante “Manetta”.
Il destino di quelli nostrani era dunque inscritto nella loro stessa denominazione, ma il povero Dottor Novaro non poteva immaginare che ci sarebbe voluto tanto tempo prima di cominciare a sgominare la banda.
Sempre che l’arresto dell’incauto Dell’Erba segni per davvero l’inizio della fine: la consorteria è infatti sopravvissuta ad altre prove, dimostrandosi in grado di moltiplicare le sue teste, come la mitica Medusa.
In attesa degli sviluppi della vicenda, svolgiamo alcune considerazioni di costume.
Il popolare “Luigino” è finito nei guai per duemila Euro: roba da morti di fame.
Quanto accaduto ricorda la decadenza di Renato Vallanzasca, ridottosi a fare il taccheggiatore in un supermercato.
La scena dell’ingresso in carcere del Sindaco rurale, ripresa dall’ottimo Ruscello (il quale dice di voler finire la carriera fotografando l’arresto di Scajola), risulta particolarmente iconica: l’uomo è circondato da un nugolo di Agenti di Custodia, come se si trattasse dell’arresto del brigante Gasparone.
I tutori dell’Ordine, che devono inscenare un simile spettacolo per la cattura di un “pesce piccolo”, fanno anch’essi la figura dei morti di fame.
Come pure i Magistrati, che gli negano i “domiciliari” per esibire una durezza degna del tempo di guerra.
La decadenza risulta dunque completa, riflessa nelle facce degli Agenti, i quali hanno l’aria di chi si domanda che fare, mentre il catturando sembra dire a sua volta: “Scusate, mi hanno detto che devo andare in prigione: è questa la Casa Penale Circondariale?”
C’è un’atmosfera di piccola burocrazia, più che di tragedia, come ci si aspetterebbe al tramonto di un’epoca storica.
Manca la grandezza criminale dei personaggi di Dostoevskij: più che uscito dalla penna dell’autore di “Delitto e Castigo”, l’episodio sembra di quelli che un tempo venivano pubblicati nella cosiddetta “Nera in Breve”.
Chi viceversa sta crescendo di statura è “Mohammed” Bensa: il quale, dopo la clamorosa conversione all’Islam, si è volontariamente recluso ai “domiciliari” nella sua casa di via Serrati.
Il personaggio ricorda il “Veglio della Montagna”, capo della setta degli Assassini, così detti perché si drogavano con l’hashish per compiere i loro delitti.
Analogamente, il Commendatore sguinzaglia i suoi confratelli di fede, che si muovono per la città silenziosi e furtivi, gettando sguardi carichi di odio sugli infedeli.

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Mario Castellano  1/6/2022
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