In un nostro precedente articolo, abbiamo enumerato i vincitori delle elezioni di Genova.
In un nostro precedente articolo, abbiamo enumerato i vincitori delle elezioni di Genova.
Ora elenchiamo i perdenti.
Il primo dei quali è sicuramente Ubaldo Santi, il quale ha raccolto una quantità di preferenze addirittura ridicola.
Ciò malgrado, il figlio del grande Ermido esce dalla contesa con onore, essendo riuscito nell’impresa di girare tutti i Partiti d’Italia.
L’uomo era giunto a Palazzo Tursi trascinato dalla prima vittoria di Bucci, con il quale cominciò però a litigare prima ancora di avere appoggiato le chiappe sulla sua poltrona della Sala Consiliare.
A questo punto, si produsse in lui come un impazzimento: l’uomo prese a girare “come un corletto” - così si dice in Liguria - per tutti i gruppi e per tutti gli schieramenti.
La velocità dei suoi spostamenti era tale che non si riusciva a tenergli dietro: i cambiamenti di casacca divennero praticamente quotidiani.
Le motivazioni erano nettamente umorali: più che innamorarsi di un altro Partito, Santi si accaniva contro il precedente con la rabbia dell’amante deluso.
Circolavano su di lui battute scontate, come ad esempio: “Oggi è martedì, deve essere pentastellato”, cui si rispondeva: “No, diventa grillino al mercoledì, fino a questa sera è leghista”.
In tale convulso movimento molecolare, paragonabile anzi alla velocità con cui i neutroni girano attorno al nucleo di un atomo di idrogeno, rimaneva però monolitico il gruppo di fedelissimi riunito intorno a Santi.
I cui unici spostamenti avevano luogo tra la “lobby” dello Star Hotel di Brignole, posta a piano terra, e la sala da pranzo, collocata al primo piano.
Lo spostamento dall’una all’altra avrebbe significato un innalzamento di grado se qualcuno fosse rimasto a terra, nel senso tanto letterale quanto figurato del termine.
Papini scrisse che l’Inferno esiste, ma è vuoto, in quanto alla fine la Misericordia infinita di Dio ci innalzerà tutti in Paradiso.
Non essendo teologi, ci risulta impossibile pronunziarci su questa asserzione.
Santi, invece, portava tutti al primo piano, ove si consumavano lauti pranzi e cene: per il “breakfast” e l’aperitivo non era invece necessario spostarsi.
A noi, la fortuna dell’ascensione al piano nobile è toccata una volta sola, avendo accompagnato una delegazione di ingegneri proveniente dal Belgio.
In quella circostanza, Santi esibì la “crème” del suo seguito: erano presenti un sedicente armatore, che non possiede neanche una barca a remi; un sedicente giornalista scientifico, che non ha mai scritto un articolo; un sedicente imprenditore agricolo, che non ha neanche la terra per cadervi stecchito; un sedicente dirigente d’azienda, che non dirige nessuna impresa.
L’unico a non millantare era un ingegnere, il quale era tale sul serio, ed infatti sottopose gli ospiti ad un esame severissimo, come non lo avrebbe svolto neanche il più cerbero dei Professori al Politecnico di Torino.
Al termine, i candidati vennero tuttavia promossi “summa cum laude”.
Ciò li salvò da una brutta fine, essendo il Cattedratico anche un agente della temutissima “Seguridad del Estado” cubana: in caso di bocciatura, sarebbero finiti nelle segrete di “Villa Maristas”.
Quanto però agli affari mirabolanti promessi da Santi, erano condizionati alla sua nomina a Direttore dei Mercati Generali, che alla fine gli venne negata da Bucci.
Per reazione, il Nostro pass
ò all’opposizione, emulando Gabriele D’Annunzio: il quale si era trasferito nell’Aula di Montecitorio dall’estrema Destra all’estrema Sinistra pronunziando la famosa esclamazione “Vado verso la vita”.
Santi, invece, è andato verso la morte (sia pure in senso figurato), trascinando con sé tutti i suoi compagni di albergo.
Lo Star Hotel sorge dove era un tempo la “Corte Lambruschini”: il Nostro ne ha fatto una Corte dei Miracoli.
L’aneddotica è sconfinata: una volta, invitò a cena a Portofino la Console di Russia, e per l’occasione prese in affitto una “Rolls Royce”.
I “parvenus” che vanno in visita dal Papa, noleggiano per sé e per le consorti il vestito richiesto dal cerimoniale.
Ora, su questa congerie di personaggi da film di Totò incombe il “disband”, come si dice in inglese.
Il secondo perdente è dunque il Direttore dello “Star Hotel”.
Mentre i suoi seguaci cercavano di vendersi il Colosseo l’uno con l’altro, Santi pagava le consumazioni con la regolarità della Banca d’Italia.
Una volta, un dirigente missino formulò a questo proposito delle basse insinuazioni: si era appena svolto il ricevimento per solennizzare l’apertura della “Via della Seta”.
Questa volta, c’era tutta la Genova che conta, a cominciare dal Sindaco.
Santi, però, si era dimenticato di fare arrivare un cinese.
Qualcuno, all’ultimo momento, propose di andarlo a prelevare al popolare “Mercato di Shangai”.
Il suddito del “Celeste Impero” non venne però reperito.

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Mario Castellano  17/6/2022
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