L’inserto dedicato ai borghi tipici della Liguria, diffuso insieme con “Il Secolo XIX” del 22 giugno scorso, ritorna ad illustrare le vicende del “Principato di Seborga”.
Sugli argomenti di ordine giuridico addotti per dare un fondamento alla rivendicazione dell’Indipendenza, c’è poco da aggiungere a quanto già risulta da tempo.
Tutti i Liberi Comuni d’Italia, come anche i suoi feudi religiosi o nobiliari – che assommavano nel quattordicesimo secolo a circa trecento diverse entità – vennero progressivamente inglobati negli Stati regionali durante il periodo intercorso tra il Quattrocento ed il Settecento in cui essi si formarono e si consolidarono.
Seborga non conobbe una vicenda sostanzialmente diversa da quella degli altri feudi rurali.
Se il fondatore del Principato, Giorgio Carbone, anziché dedicarsi esclusivamente alla storia locale, avesse valutato quella comparata, se ne sarebbe reso conto.
Le ragioni su cui si basava la sua rivendicazione erano dunque le stesse invocate a suo tempo dagli indipendentisti liguri: i quali erano indubbiamente nel giusto quando ricordavano come i cittadini della Repubblica di Genova non fossero stati interpellati quando – in occasione del Congresso di Vienna – la “Superba” venne annessa al Piemonte.
Neanche gli abitanti di Seborga furono a suo tempo consultati, ma occorre ricordare come il principio di autodeterminazione sia stato introdotto quale istituto dell’ordinamento internazionale soltanto nel secolo scorso.
Il conseguente diritto sorge ogni qual volta una popolazione esprime a maggioranza la volontà di modificare il proprio “status” giuridico, ma questo avviene a prescindere dall’avere già goduto dell’Indipendenza nel passato.
La gente di Seborga non ha mai smesso di eleggere il proprio Sindaco, che come tale è anche organo dello Stato italiano.
La volontà così manifestata è dunque quella di continuare a farne parte.
Il primo Principe, Giorgio I Carbone, non affrontò mai questa contraddizione, ma si comportò come se fosse il Capo di uno Stato indipendente.
Il suo errore giuridico consistette dunque nel prescindere da un atto con cui l’autodeterminazione venisse espressamente esercitata.
Si cadde così inevitabilmente nel folcloristico.
La situazione è cambiata con l’elezione a Principessa di una aristocratica bavarese residente a Montecarlo, persona indubbiamente colta e capace, la quale parte da un presupposto diverso rispetto a quello del predecessore.
Questa Signora non considera il Principato come uno Stato, bensì come un Ordine Cavalleresco.
Ne esiste uno, quello denominato “Sovrano Militare” di Malta, che ha costituito a lungo l’unico soggetto di Diritto Internazionale riconosciuto come tale benché privo di un proprio territorio (in seguito, gli si è aggiunta l’Autorità Nazionale Palestinese).
La strada che si apre per Seborga consiste nel riallacciarsi con quanto furono a loro tempo i diversi Ordini costituiti a Gerusalemme nel tempo delle Crociate, cioè quello del Tempio e quello dell’Ospedale, dal quale trasse origine l’attuale Ordine di Malta.
Ambedue agirono come se fossero muniti di una propria sovranità.
Mentre però l’Ordine dell’Ospedale, perduta Gerusalemme, si trasferì prima a Rodi, e poi a Malta, mantenendovi un proprio territorio finché ne venne privato da Napoleone nel 1798, i Templari portarono la propria sede in Francia, cominciando ad operarvi come uno Stato nello Stato.
Non essendo però riconosciuti come tali, ciò ne causò la rovina.
Ora la dissoluzione in cui possono cadere gli Stati nazionali, insieme con l’assunzione da parte di altri soggetti – tra cui gli Ordini Cavallereschi – di sempre nuove funzioni nel campo sociale, educativo e culturale, può indurre le popolazioni a porsi – come un tempo – sotto la loro tutela: dapprima in termini di Diritto Civile, poi attribuendo loro, in prospettiva, funzioni di Diritto Pubblico.
L’ulteriore passaggio alla statualità potrà però avvenire soltanto attraverso l’esercizio dell’autodeterminazione.
Il processo che conduce verso questo esito può considerarsi, nel caso di Seborga, già avviato.
Per questo risulta interessante seguire le sue vicende.

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Mario Castellano  26/6/2022
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