Sul banco degli imputati, al processo di Frosinone, mancava Salvini.
Sul banco degli imputati, al processo di Frosinone, mancava Salvini.
Per anni, questo discutibile uomo politico ha inneggiato ed istigato alla violenza contro gli immigrati.
Quando però alcuni adepti dell’estrema Destra xenofoba hanno messo in pratica le sue esortazioni, uccidendo un povero ragazzo afroamericano, si è affrettato a scaricarli, definendoli letteralmente dei “vigliacchi”.
Il vigliacco è lui, in quanto si dimostra incapace di assumere le proprie responsabilità morali.
L’Avvocato difensore dei principali imputati poteva forse alleviarne la posizione sollecitandoli a rivelare quali esponenti politici avessero verosimilmente promesso loro l’impunità, o quanto meno una copertura politica del reato commesso, che però è mancata completamente.
Se così stanno le cose, questo Principe del Foro credeva possibile – come si suol dire – fare la frittata senza rompere le uova.
La parte politica cui appartengono gli imputati sperava in un gesto di clemenza da parte della Giustizia, omettendo però di confessare la propria istigazione a delinquere.
I condannati contavano anch’essi sul fatto che ciò avvenisse, il che spiega il loro comportamento processuale chiaramente autolesionistico: vantandosi del delitto commesso, hanno soltanto aggravato la loro posizione.
A questo punto, si ha un bel dire che la pena non è una vendetta, bensì una medicina, e che deve tendere alla rieducazione di chi la subisce.
In realtà, la detenzione ha anche lo scopo di togliere dalla circolazione chi non fornisce sufficienti garanzie di evitare la reiterazione dei reati, ma anzi si propone apertamente di tornare a delinquere.
Fino a quando non daranno segni di ravvedimento, è bene dunque che i condannati rimangano in prigione.
Per quanto riguarda la loro parte politica, risulta evidente che sta raschiando il fondo del barile.
Una restaurazione del fascismo nelle sue forme storiche è impossibile.
Quando i dirigenti di un Partito giungono a constatare che i loro obiettivi sono irraggiungibili, hanno davanti tre alternative: una consiste nel ritirarsi a vita privata, un’altra nel cambiare gli obiettivi ed una terza nel criminalizzarsi.
Questo spiega perché gli imputati di Frosinone si siano ridotti ad ammazzare un immigrato, per poi finire in prigione.
Il discorso non riguarda tanto la Meloni, quanto Salvini: il quale insiste da sempre sul tema del razzismo, prima nei confronti di altri italiani, poi prendendosela con gli immigrati.
In realtà, la società multiculturale e multirazziale non costituisce una scelta, ma una necessità.
Alla quale ci si deve inevitabilmente adattare, imponendo a tutti – ai connazionali di origine come a quelli di adozione – il rispetto delle regole comuni.
Una certa Destra ha però creduto di risolvere il problema innescando una guerra civile.
L’omicidio di un afroamericano doveva precisamente costituire - nelle intenzioni degli assassini, e soprattutto dei loro ispiratori - il detonatore di questo conflitto.
Che per fortuna non è scoppiato.
Come a suo tempo non riuscirono a farlo scoppiare i brigatisti, i quali – simili in questo agli imputati di Frosinone – erano dei mediocri, incapaci di emergere con gli strumenti della cultura e del consenso, e che speravano dunque di riuscirvi innescando la violenza.
La gente comune, però, non è caduta nel tranello, né allora né oggi.
Per onestà intellettuale, bisogna tuttavia ammettere che le stesse responsabilità morali assunte attualmente dai dirigenti di certa Destra spettano – per quanto successe allora – ai loro omologhi di Sinistra.
I quali non si fecero complici attivi dei terroristi, ma non chiarirono mai – come sarebbe stato loro preciso dovere - che dopo la Liberazione il rispetto della legalità costituiva l’unico possibile ambito in cui sviluppare ogni azione politica.
Il nostro Deputato comunista si portava dietro, visitando le sezioni, una specie di attendente, nutrito di parole d’ordine pseudo “resistenziali” – come “uccidere i fascisti” - che però non venivano  dirette contro la parte politica opposta, bensì contro i nemici interni.
I quali venivano puntualmente additati come “revisionisti, piccolo borghesi, frazionisti, opportunisti” e via dicendo.
Questo personaggio finì per cadere – come c’era da aspettarselo – in reati di terrorismo.
Quando però andò in galera, il Deputato lo scaricò puntualmente.
La storia, oggi, si ripete sull’altro versante.
Gli assassini di Frosinone sono dei mascalzoni, ma più ancora dei fessi.
Mentre scontano l’ergastolo, Salvini se la spassa al Papeete, in compagnia di belle donne.
L’unica consolazione sta nel fatto che le sue fortune politiche sono ormai in irreversibile declino: Lincoln diceva che si può raccontare tutte le volte una storia ad una persona, si può raccontare una volta una storia a tutte le persone, ma non si può raccontare tutte le volte una storia a tutte le persone.
Neanche in “Padania”.

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Mario Castellano  12/7/2022
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