Per evitare di cadere nella trappola delle cosiddette “dicotomie” del secolo scorso, non applicheremo l’ovvia ed abusata etichetta di “fascista” all’energumeno che lunedì scorso – non pago di averci insultato – ha tentato anche di aggredirci per la strada.
Questo individuo merita piuttosto di essere definito “sfascista”, trattandosi di un militante - dal suo punto di vista certamente esemplare - del Partito che si propone di interrompere e di invertire, provocando una crisi istituzionale, il cammino di progresso civile compiuto fino ad ora dal nostro Paese.
Questo cammino è stato senza dubbio lento, contraddittorio ed accidentato, ma non si è mai fermato.
Se dunque vi è un significato in quanto ci è capitato, consiste nel fatto che probabilmente Draghi riuscirà a superare la prova, e l’Italia rimarrà nell’ambito delle democrazie liberali dell’Occidente.
Conte e Di Battista (il quale comunque, temendo un insuccesso della manovra intrapresa dal suo Movimento, è già scappato in Russia) non riusciranno – almeno per ora – a trascinare il nostro Paese nel campo delle autocrazie del Terzo Mondo.
Tale prospettiva ha fatto perdere le staffe al nostro aggressore, il quale si è comunque guadagnato un biglietto omaggio per la prossima partita di pallanuoto, anche se non nei “Distinti”: costui non è infatti riuscito a farci cadere nella sua provocazione.
Sempre che, naturalmente, il “Bassotto” non decida di prosciugare la Piscina Cascione per combattere la siccità: bisogna vedere però se Brioglio glielo permette.
Nella politica nazionale, assistiamo alla fondazione del “Partito di Draghi”, intenzionato ad attribuire al Presidente del Consiglio i pieni poteri, resi necessari tanto dalla situazione sociale quanto dal pericolo in cui sui trovano attualmente le nostre Istituzioni.
Dalla tenuta dell’una, e dalla sopravvivenza delle altre dipende precisamente la collocazione internazionale dell’Italia.
Dopo Caporetto, e poi dopo l’Otto Settembre, gli alleati occidentali sostennero la sua resistenza, e lo faranno anche in questa circostanza.
Come avvenne allora, anche oggi dobbiamo accantonare le nostre divergenze, ed affidare alla “metapolitica” – senza tuttavia mai dimenticarli – i nostri progetti ed i nostri obiettivi: in particolare quelli relativi allo sviluppo delle Autonomie regionali, ed in prospettiva all’esercizio dell’autodeterminazione.
Noi la concepiamo però come la conclusione naturale del pieno sviluppo della democrazia, e non collocata in uno scenario di violenza di tipo “jugoslavo”.
Dopo l’attuale fase di guerra, verrà il momento in cui tutti questi auspici potranno divenire concreti.
Oggi, però, verso l’Italia abbiamo soltanto dei doveri.
Tanto più che prevedibilmente, dopo quanto avverrà mercoledì in Parlamento, lo scontro si trasferirà nelle piazze.
Sarà dunque decisivo il controllo del territorio, e questo risulterà più difficile laddove spadroneggiano i facinorosi della parte avversa, mentre i “Democratici” si occupano soltanto di importare la selvaggina.
È comunque significativo ed importante, per definire i rapporti di forze, che l’atto costitutivo del “Partito di Draghi” provenga dai Sindaci, dai Rettori, dagli imprenditori, dai medici e dal variegato mondo delle associazioni, a cominciare da quelle cattoliche.
Anche se questo non farà piacere al Cardinale Ruini, in quanto si registra una unità di intenti tra i credenti ed i non credenti che esclude ogni prospettiva di carattere confessionalista.
Manca, tra quanti si sono espressi in favore di Draghi, la “Società delle Opere”, i cui dirigenti preferiscono evidentemente la Meloni: Don Sturzo e De Gasperi si stanno rivoltando nella tomba.
I soggetti che compongono la cosiddetta “società civile” hanno saputo superare le loro vecchie divergenze, con il risultato che il “trasversalismo” si è rivoltato contro la Destra, costretta ad accettare l’egemonia di Draghi.
Speriamo che la Sinistra non ripeta l’errore commesso nel passato, mettendosi a commerciare con chi si schiera dalla parte opposta: “Errare humanum, perseverare diabolicum”.
I vecchi Partiti sono ormai superati dai fatti, essendosi rivelati incapaci di guidare la resistenza ad un sostanziale tentativo di colpo di Stato, imbastito maldestramente da un demagogo, quale è Conte, e dal suo seguito di esaltati.
La discriminante è oggi tra chi vuole preservare la democrazia e chi vuole distruggerla, anche al prezzo di modificare in corso d’opera – a causa dell’emergenza - la Costituzione materiale.
Se poi si dovrà fronteggiare la violenza, occorrerà chiamare a raccolta tutte le risorse umane ed intellettuali necessarie per superare la prova.
Un’ultima osservazione riguarda l’appello rivolto a Draghi dai medici.
Questa benemerita categoria ha mantenuto coeso – durante l’epidemia – il nostro tessuto sociale, ed ora chiede giustamente che anche lo Stato faccia la sua parte.
Tra i medici, vi è stato chi ha dato la vita, e chi l’ha rischiata per compiere il proprio dovere civico e professionale.
Tanto più squallido risulta – al loro confronto – chi, essendo un dirigente “pentastellato”, è andato in vacanza a Parigi, a spese dei contribuenti.

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Mario Castellano  22/7/2022
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