Quando la Meloni prevede una campagna elettorale “violenta”, formula la classica profezia che si autoavvera.
La “leader” di “Fratelli d’Italia” non si riferisce, beninteso, a degli scontri di piazza, né tanto meno a degli attentati.
La violenza politica che effettivamente ci attende si origina piuttosto dalla violazione del patto costituzionale, dalla mancata osservanza delle norme, comunemente accettate, stabilite per regolare il confronto politico.
Quando ciò avviene, chi subisce questa violenza è autorizzato a sua volta ad agire senza più attenersi al rispetto della Legge, e la stessa scelta della violenza diviene – quando nessun altro metodo risulti più possibile od efficace – legittima.
A questo punto, però, si è già caduti nella guerra civile.
Sappiamo bene – e non abbiamo difficoltà a riconoscerlo – che la Meloni non si propone di restaurare il Fascismo nelle sue forme storiche.
Risulta però evidente che la sua parte politica è decisa a non tener conto delle norme della Costituzione materiale, da cui viene regolata la composizione ed il funzionamento degli organi incaricati di esercitare il Potere di Imperio dello Stato.
La loro prima violazione consisterà nella sottrazione delle competenze attribuite agli Enti Locali.
In questa materia, i tre Governi che si sono succeduti nel corso dell’attuale legislatura hanno violato non soltanto la Costituzione materiale, ma anche la stessa Costituzione formale.
All’inizio dell’epidemia, un Decreto Legge - adottato dal primo Governo Conte - stabilì che tutte le misure, anche di carattere legislativo, volte a contrastarla sarebbero state introdotte mediante Decreti del Presidente del Consiglio.
In primo luogo, un Decreto Legge non può istituire un nuovo atto legislativo, non contemplato dalla Costituzione formale.
La Costituzione materiale, nell’ambito delle norme che regolano i poteri del Governo, considera inoltre il Decreto del Presidente del Consiglio come un mero atto amministrativo.
In secondo luogo, la Costituzione formale attribuisce alle Regioni – e non allo Stato – la competenza legislativa ed amministrativa in materia sanitaria.
Noi denunziammo a suo tempo questa duplice violazione della Costituzione, osservando che si sarebbe potuto ottenere lo stesso risultato – cioè l’introduzione di una normativa uniforme, estesa su tutto il territorio nazionale – attraverso l’impegno, assunto dalle Regioni, a legiferare conformemente.
Si preferì invece consumare una violazione delle competenze attribuite dalla Costituzione formale a questi Enti Locali, che però si guardarono bene dal protestare, e soprattutto dal sollevare una questione di legittimità.
Di tale precedente, la Meloni saprà certamente approfittare, senza che l’opposizione possa criticare i suoi atti.
Il Ministro Salvini, dal canto suo, pretese di svolgere le funzioni attribuite agli Ufficiali di Polizia Giudiziaria, quale non è nemmeno il Questore.
Non venne tuttavia promossa nei suoi confronti nessuna azione penale, e nemmeno venne inoltrato all’Autorità Giudiziaria un Rapporto di Denunzia, malgrado fosse stato commesso il reato di Esercizio Abusivo di Funzione Pubblica.
Venne così legalizzato un atto di guerra civile.
La Magistratura Inquirente, in quella circostanza, omise di rilevare – come sarebbe risultato doveroso – una manifesta violazione della competenza riservata agli organi di Polizia Giudiziaria.
Ora la Destra invia un proprio “missus dominicus” ad una assise degli imprenditori per comunicare loro che non potranno più agire come un soggetto sociale indipendente.
La democrazia funziona in quanto i cosiddetti “corpi intermedi” possono operare in piena libertà.
Il Fascismo, riunendo nelle cosiddette “Corporazioni” i datori di lavoro ed i dipendenti, pretese di imporre la pace sociale mediante la soppressione della libertà sindacale.
Ora la Meloni rovescia tale “modus procedendi” menomando l’autonomia delle organizzazioni padronali.
Il motivo di questo comportamento consiste nel fatto che i Sindacati, indeboliti dalla crisi occupazionale e dalla stanchezza dei loro militanti, non sono più in grado di mobilitarsi per contrastare l’attuale deriva autoritaria.
Questo compito può essere paradossalmente assunto dalla rappresentanza collettiva degli imprenditori, che deve essere dunque “normalizzata”.
Non mancano, d’altronde, gli episodi di violenza.
Il nostro Sindaco è stato aggredito.
Condanniamo fermamente ancora una volta questo atto delittivo, ma da molto tempo la parte politica cui appartiene il “Primo Cittadino” ha sguinzagliato in Città dei soggetti asociali, dediti a provocare, ad insultare ed a volte perfino a tentare di aggredire i propri oppositori.
È deplorevole che qualcuno abbia reagito passando a sua volta a vie di fatto, ma lo si poteva prevedere.
Ora si apre il capitolo della formazione delle liste.
Non dovremo meravigliarci se in alcune zone si registrassero delle pressioni per dissuadere i cittadini dal presentare la propria candidatura.
Il controllo territoriale esercitato in questa zona dalla Destra risulta ferreo e totale, per cui non è neanche necessario ricorrere ad intimidazioni dirette.
Quando la dialettica civile si esaurisce a causa della preponderanza di un potere di fatto, l’opposizione smette per ciò stesso di manifestarsi, per il semplice motivo che smette di esistere.
Questo, nella nostra zona, è il punto di arrivo cui ci hanno condotto i “Partiti Trasversali”.
I quali hanno determinato la cooptazione nella parte politica egemone di chi avrebbe dovuto rappresentare delle istanze culturali, sociali e politiche alternative.
Questo processo è iniziato molto tempo fa, quando i Partiti hanno smesso di agire – come diceva Gramsci – quali “intellettuali collettivi”.
In quel momento, essi hanno smesso di perseguire l’egemonia, cioè la capacità di rappresentare l’interesse generale.
A quel punto, erano poste le premesse dell’attuale affermazione di un disegno autoritario.

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Mario Castellano  5/8/2022
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