L’accordo tra Letta e Calenda è credibile come quello tra due galli nello stesso pollaio.
Questo “gentelmen’s (!?) agreement”, dato per impossibile perfino da “La Repubblica” del giorno prima, è stato propiziato dalle pressioni dei Francesi e dei Tedeschi, espresse in una telefonata di Gentiloni da Bruxelles.
I nostri Alleati, visto l’incombere della Meloni, hanno deciso di ricompattare tutti gli “antifascisti” (!?), rieditando una alleanza che non si vedeva dal tempo del Comitato di Liberazione Nazionale: allora stavano insieme Longo e Cadorna, oggi coabitano Fratoianni e la Gelmini.
L’unico collante possibile, quando si mettono insieme soggetti così eterogenei, consiste nell’essere contro qualcosa o qualcuno.
I Partiti antifascisti, però, convergevano almeno su di un punto: la necessità di cacciare l’invasore nazista e di abbattere la dittatura fascista.
Se invece Calenda e Letta riuscissero nell’intento di sbarrare la strada di Palazzo Chigi alla pescivendola della Magliana, non potrebbero assolutamente governare insieme: lo impedisce la loro incompatibilità, tanto politica quanto soprattutto personale.
Questo, tuttavia, evidentemente, non interessa agli Alleati occidentali, i quali si accingono a destabilizzare la futura Italia “sovranista”.
Occorre dunque un’interfaccia politico per coprire quanto si prepara nelle piazze.
Tale obiettivo non si ottiene certamente coalizzando qualche burocrate di partito quali sono i mediocri Letta e Calenda, i quali – simili ad Esaù e Giacobbe – si combattevano già nel seno della madre: che, nella fattispecie, è l’Unione Europea.
Evidentemente, non è bastata a Bruxelles la svolta “atlantica” della Meloni sull’Ucraina.
La collocazione internazionale di ogni Paese è determinata dai suoi equilibri interni, e non viceversa.
Tra la propaganda omofoba della Chiesa Ortodossa Russa e gli analoghi messaggi diffusi dalla maggiore radio cattolica – dedita a sostenere la causa della Destra – esiste una assoluta concordanza: come si dice in francese, “Qui se rassemble s’assemble”.
Rimane fuori Renzi, il quale viene pagato per presentare la sua lista “di disturbo” con lucrose opportunità offerte alla sua attività di “brasseur d’affaires” negli Emirati, ormai diventati la Mecca degli avventurieri economici come lui: vi si trova anche Matacena, mentre “Mohammed” Bensa è ancora in attesa di trasferirsi, con tutta la sua Corte dei Miracoli.
Una volta sul posto, il nostro concittadino potrà pregare in una Moschea con l’aria condizionata.
Toti, che minacciava di unirsi al trio composto da Brunetta, dalla Gelmini e dalla Carfagna, è stato fermato con la promessa di tre posti in lista sicuri per i suoi.
Rimane l’incognita costituita da Rixi, ma se l’esponente “secessionista” dovesse causare dei problemi in via Fieschi, è già pronto per lui l’Assessorato alla Sanità.
Dove si ripeterà il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, riferito in questo caso ai Primariati: i cui titolari diverranno più numerosi dei pazienti.
Esiste in materia un altro precedente, costituito dall’Esercito di Garibaldi, che annoverava nelle sue fila più medici di quanti fossero i feriti.
Letta ricorda il Prode Anselmo, il quale notoriamente “non si era accorto che andava combattendo ed era morto”.
La Meloni ha già preannunziato che la campagna elettorale sarà “violenta”, ed infatti abbiamo già avuto due uccisioni di immigrati, una a Cassino ed una a Civitanova: entrambe opera di “balordi” o di “malati di mente”.
Chissà perché costoro fanno sempre ciò che conviene alla Destra, scegliendo con cura le vittime, il luogo ed il momento del delitto.
Si mira evidentemente a causare una reazione degli immigrati, per precipitare il Paese nella violenza.
Proprio per questo, il confronto non si svolge al Nazareno, ma sul territorio.
Dove un Partito come quello Democratico, da tempo inesistente, non può andare a chiedere i voti agli operai.
Specialmente dopo avere propugnato la chiusura anticipata dell’Agnesi.
E neanche può chiedere i voti degli autisti degli autobus.
Specialmente dopo averli costretti a mendicare ogni mese lo stipendio.
Né – “dulcis in fundo” – può chiedere i voti degli albergatori, minacciati di chiusura a Ferragosto per i buchi nelle tubature dell’acquedotto.
I dirigenti della “Sinistra” locale ci hanno accusati per anni di occuparci del Terzo Mondo, invece che delle questioni amministrative.
È proprio però la loro incapacità di amministrare che ha portato nel Terzo Mondo anche noi.

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Mario Castellano  7/8/2022
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