Due le notizie di giornata ...
Due le notizie di giornata, una delle quali oscura naturalmente l’altra, senza però impedire di connetterle.
Una galassia di sigle annunzia una manifestazione a Roma “contro la guerra”.
Quando una causa è molto generica – come ad esempio quella del bene, naturalmente contrapposto al male – risulta impossibile rifiutare la propria adesione.
Se però si domanda come la si debba perseguire, inevitabilmente i suoi fautori si dividono.
Secondo gli organizzatori della concentrazione programmata a Roma, la pace si ottiene rifiutando all’Ucraina le armi per difendersi.
Anche i più acerrimi combattenti vogliono la pace, purché naturalmente si tratti di una pace vittoriosa.
Nel caso specifico, avremmo la pace dei cimiteri, con la piena vittoria di Putin e la negazione ad un popolo del diritto all’autodeterminazione.
Qui non è in gioco la bella faccia degli Ucraini: se essi non hanno il diritto di autodeterminarsi, non lo abbiamo neanche noi.
Anche durante la guerra del Vietnam, si manifestava per la pace, identificata però con il diritto di quel popolo all’Indipendenza.
Per di più, il conflitto dell’Indocina era visto giustamente come un episodio – sia pure il più simbolico e determinante – del processo di emancipazione dei popoli già sottoposti al dominio coloniale, cioè del processo di emancipazione del Meridione del mondo.
Domandiamoci dunque se Putin meriti lo stesso sostegno che fu concesso a suo tempo ad Ho Chi Minh.
La risposta è negativa, in quanto l’autocrazia russa domina – anche dopo la fine dell’Unione Sovietica – molte etnie non cristiane e non slave, che aspirano a liberarsi dalla sua tutela.
Oggi i Ceceni, gli Jacuzzi ed i Buriati combattono al posto dei Russi, i quali preferiscono che altri si facciano ammazzare al loro posto.
Prima o poi, però, questa gente presenterà il conto, a prescindere dall’esito della guerra.
Se Putin ne uscirà logorato, la dissoluzione del suo residuo impero risulterà comunque più rapida.
Perché dunque ci sono degli Italiani disposti a manifestare in favore dell’uomo del Cremlino?
Perché sono convinti che “i nemici dei miei nemici sono miei amici”: il che non è necessariamente vero, ma funziona sempre.
Poiché c’è della gente che non vuole la Meloni, e la Meloni si schiera contro Putin, ecco spiegato il motivo delle simpatie per il capo della Russia.
Tanto più che la pescivendola si è distinta per il suo centralismo, applicato tanto all’Italia quanto ai Paesi stranieri, che la conduce a negare il diritto all’autodeterminazione dei Catalani e dei Baschi.
Anche Mussolini si era distinto per l’appoggio concesso a Franco, che abolì le loro rispettive autonomie.
Qui subentra la valutazione della seconda notizia, che fa sperare come non sia necessario allearsi con Putin per liberarsi della pescivendola.
La quale è stata sgambettata da Berlusconi: più che ad una tragedia greca, questo scenario fa pensare ad una commedia all’italiana, basata sui tradimenti piccolo borghesi.
La Meloni sperava di arruffianarsi l’Occidente sostenendo Zelensky, ma il “Cavaliere” fa di meglio, togliendo dallo scenario europeo ed atlantico un ospite imbarazzante.
Mattarella dovrà solo constatare che non c’è una maggioranza numerica di Destra al Senato – i “franchi tiratori” non possono operare quando il voto è palese – per negare l’incarico.
All’estrema Destra, come avveniva fin dal tempo di Andreotti, verrà comunque tirato l’osso, che questa volta ha anche un bel po’ di carne intorno: le Presidenze delle Camere (che comunque non contano più nulla) sono sempre un bel contentino, e ci ha pensato Renzi ad accontentare il focoso La Russa.
Da picchiatore a rappresentante delle Istituzioni è pur sempre una bella carriera.
Quanto al Governo, la Meloni dovrà attendere il prossimo giro.
Nel frattempo, però, il suo seguito si sarà sgonfiato, come puntualmente avviene per tutti i Partiti che ogni cinque anni sono di moda.
Saranno naturalmente arrabbiati quei personaggi, come un noto “Fratello d’Italia” sanremese che ci ha inviato un provocatore ed i professionisti dell’insulto imperiesi, i quali già si credevano al potere.
Nel frattempo, però, crolla la situazione economica e sociale.
Tutte queste esibizioni ricordano dunque sinistramente l’orchestra che suonava sul ponte del Titanic.
Finché, tuttavia, si possono pagare le mance, un certo mondo romano, fatto di politici di professione, pennivendoli e reggiborsa, si considera soddisfatto.
Ora bisogna sistemare i borgatari fascisti.
I quali, essendo analfabeti, dovranno essere anche affiancata da qualche “camerata” che sappia leggere e scrivere.
I personaggi “de Sinistra” della Rai dovranno a loro volta stringersi: una di loro si era lamentata perché avevano collocato nella sua stanza un “petomane”.
Quando si ottiene il posto perché si è raccomandati, ci si deve anche accontentare.
Esultano invece i colleghi de “La Repubblica”: non arriveranno – per ora – gli ispettori dell’INPS.

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Mario Castellano  15/10/2022
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