Il lungo scambio di notizie ...
Il lungo scambio di notizie, ma soprattutto di valutazioni, che abbiamo avuto con il nostro abituale ed autorevole interlocutore nizzardo ha portato a constatare una identica preoccupazione per la tendenza che si sta manifestando in Europa, ed in particolare in Italia: sia pure con una diversa accentuazione in merito alle sue ripercussioni sulle diverse situazioni locali e sull’impegno per affrontarle solidalmente.
L’affermazione della Meloni viene collocata dal nostro amico nell’ambito di una tendenza che accomuna la gran parte dei Paesi dell’Europa Occidentale: l’unica differenza tra gli uni e gli altri essendo costituita dalla conquista, in alcuni casi, del Governo, mentre altrove si estende comunque l’influenza dell’estrema Destra.
In Francia, l’interlocutore considera scandaloso e pericoloso il fatto che questa parte politica sia arrivata a contare ben ottantanove Deputati.
In questo fenomeno, oltre che nella rivalutazione del passato nazista e fascista, elemento comune dell’estremismo di Destra di tutta l’Europa, l’amico individua soprattutto la conseguenza del venir meno di una cultura politica risalente all’Illuminismo: quella che ha ispirato dapprima la Rivoluzione francese, quindi le successive rivoluzioni liberali dell’Ottocento ed infine la costruzione degli Stati democratici di massa.
Se questo fenomeno potesse riassumersi con una parola, noi useremmo quella di “oscurantismo”.
Qui la valutazione che ci è stata esposta coincide – al di là delle accentuazioni dovute alla rispettiva sensibilità – con quanto già rilevato a proposito della formazione della Meloni.
Ciò che più preoccupa, in questo personaggio, non è tanto la sua contrapposizione rispetto all’insieme dei valori liberaldemocratici – la polemica contro la “Sinistra” e le sue degenerazioni, peraltro indubbie, costituisce soltanto un argomento propagandistico – quanto piuttosto la completa ignoranza dell’altrui cultura politica.
Se però si tiene conto del fatto che questa cultura non solo ispira tanto le vigenti costituzioni europee quanto le opposte formazioni partitiche tradizionali, ma soprattutto che essa permea l’intera società, possiamo renderci conto di quanto profonda sia la divisione davanti alla quale ci troviamo: ciò prepara – questo è il timore che ha aleggiato su tutto il nostro lungo dialogo – una sorta di nuova guerra civile europea.
In Francia non c’è stato un regime fascista, diversamente da quanto è avvenuto in Italia e in Germania: c’è stato però il regime collaborazionista di Vichy.
L’attuale estrema Destra non ne rivendica apertamente l’eredità, ma considerando attentamente le vicende storiche d’Oltralpe si constata come riemerga periodicamente l’aspirazione ad un ritorno a certi canoni del cosiddetto “Ancien Régime”: tra cui fa spicco la teocrazia, che tende a rinascere nella forma aggiornata del confessionalismo.
Il Re di Francia veniva unto a Remis, luogo della conversione di Clodoveo, con lo stesso olio usato – secondo la tradizione – per i Re di Israele.
La Rivoluzione è sempre stata esecrata dai nostalgici della Monarchia come un parricidio, ma soprattutto come un sacrilegio.
Prima che la Santa Sede si decidesse a fulminare l’interdetto contro Monsignor Lefèbrve, il massimo studioso della storia della Chiesa francese, il Professor Senèse, aveva pubblicato un libro sul movimento promosso da questo prelato, nel quale prevedeva questa rottura, considerandola inevitabile.
Le discussioni su argomenti canonici o dottrinali, per non parlare della liturgia, potevano forse portare a qualche composizione, ma le parti erano divise dal sangue versato durante la Rivoluzione: quello del Re, considerato come un capo religioso, e quello del clero detto “refrattario”.
Si obietterà che non ha senso dividersi su quanto avvenuto nel lontano Settecento: il fatto è che il conflitto causato dai cosiddetti “Ultras”, fautori di una completa Restaurazione, si riaccende periodicamente.
Limitandoci alle vicende di questo secolo, che cosa era il motto “Dio, Patria, Famiglia” della Francia di Vichy – non a caso denominata “Stato”, e non “Repubblica” – se non una manifestazione di nostalgia dello “Ancien Régime”, benché non venisse postulata la sua formale restaurazione?
Gli “Ultras” tronarono a manifestarsi con l’opposizione terroristica ai negoziati per l’Algeria, poi il conflitto si trasferì – precisamente con Lefèbrve – su piano religioso, ed infine riesplose in campo politico con il fenomeno Le Pen.
Il nostro amico constata un suo aggravamento a causa delle attuali tensioni economiche e sociali, oltre che della loro manipolazione da parte dei mezzi di comunicazione, tendente a sottolineare le degenerazioni criminali indotte dalla situazione: da ciò trae inevitabile alimento la propaganda dell’estrema Destra.
Paragonando i dati dell’uno e dell’altro Pese, si constata l’esistenza in entrambi del dato costituito dalla incomunicabilità tra diverse culture politiche.
In Francia, però, pare sia maggiore la consapevolezza di questo dato: lo spirito illuminista porta a scorgere più chiaramente le incompatibilità reciproche, mentre da noi la tendenza – tipicamente italiana – al compromesso può indurre ad una sottovalutazione del pericolo di un conflitto.
Qui si inserisce il discorso, che abbiamo molto approfondito, sulle potenzialità offerte dalla applicazione del Trattato detto “del Quirinale”.
Ci accomuna, naturalmente, l’apprezzamento della sua utilità, e della opportunità di averlo stipulato quando ancora la situazione italiana lo rendeva possibile.
Questo atto di Diritto Internazionale parla di “comune destino” delle popolazioni frontaliere, ma tale prospettiva – comunque inevitabile – può avere due letture diverse.
Mentre noi propendiamo maggiormente per la creazione a cavallo della frontiera di dimensioni amministrative, economiche, culturali ed istituzionali condivise, basate sulla identità comune, il nostro interlocutore mette piuttosto l’accento sull’impegno reciproco a mantenere una affinità di ispirazione ideologica.
Questo consente di affrontare solidalmente il pericolo incombente sugli uni come sugli altri, costituito – per l’appunto – da un oscurantismo che tende a cancellare l’ispirazione propria dei due Stati, ma anche delle due società.
Per quanto riguarda l’attuale emergenza democratica – ci siamo in particolare soffermati sulla gravità di episodi come quello della Sinagoga di Genova, da cui emerge la mai sopita intolleranza razzistica propria dell’estremismo di Destra - occorre che Nizza assecondi a tutte le iniziative assunte in difesa della Democrazia italiana.
Per questo, è aperto un importante canale di comunicazione, che permetterà una valutazione condivisa dei passi da intraprendere.
La diffidenza verso la retorica sconsiglia di sprecare la parola “storico”.
Noi crediamo però che l’incontro, celebrato discretamente ma con interlocutore molto autorevole, abbia posto le basi per una difesa comune dei principi condivisi.
Rimane il problema di come rapportarsi con la nostra identità comune.
L’approccio proposto dall’interlocutore conduce però anch’esso ad un suo rafforzamento, aggiungendo alla storia secolare dei rapporti intessuti sul confine la condivisione di un nuovo impegno.

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Mario Castellano  16/10/2022
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