Dopo il Rave Party di Modena, il Governo Meloni...
Dopo il Rave Party di Modena, il Governo Meloni ha trovato una nuova occasione per mostrare i muscoli, affrontando a Catania una estemporanea coalizione composta da migranti africani e trasbordatori tedeschi.
Se in occasione del raduno a base di alcol e di stupefacenti il solo problema di ordine militare consisteva nel portare via di peso i soggetti convenuti da ogni angolo del Continente, cui erano bastate le poche ore trascorse prima della offensiva delle Forze dello Ordine per riempirsi di liquori e di droga, nel caso della Cittá etnea il Prefetto Piantedosi ha adottato la cosiddetta strategia del carciofo.
Il Ministro ha infatti dapprima lasciato sbarcare i cosiddetti fragili, vale a dire le donne, i bambini e gli ammalati, per poi affrontare i maschi adulti e nel pieno delle forze, rimasti ormai isolati.
A questo punto, è iniziato il tradizionale repertorio di tuffi nelle acque del porto, scioperi della fame e visite umanitarie a bordo della nave da parte di soggetti politici e religiosi.
Tra questi ultimi si è distinto sul Vescovo, la cui offerta di assistenza spirituale è tuttavia caduta nel vuoto, essendo i migranti quasi tutti di fede islamica.
Sarebbe stato meglio dunque mandare un Imam, la cui presenza avrebbe però causato lo stesso effetto del combustibile gettato sul fuoco.
Questi Ministri del Culto approfittano infatti solitamente della hutba – equivalente presso i Musulmani della predica o del sermone – per aizzare i seguaci contro le ingiustizie e le perversioni degli infedeli occidentali.
In simili occasioni, si suole riferire agli ispettori che il rancio é ottimo, sano e abbondante: il Vescovo non ha però potuto ottenere tale risposta, venendo rifiutato il cibo quale forma di pressione.
Pare che lo Ordinario abbia agito su sollecitazione della Santa Sede: dalla quale ci si sarebbe tuttavia atteso che venisse ripreso il contenzioso aperto dal Papa con i Governi occidentali fin dal suo primo viaggio a Lampedusa.
Il Pontefice ha invece inopinatamente polemizzato con le Autorità europee, affermando che esse dovrebbero sopperire alle spese sostenute dai Paesi cosiddetti di primo approdo.
Ciò risulta indubbiamente sacrosanto, ma costituisce un posterius rispetto a prius, che verte invece sulla possibilità di sbarcare i migranti.
La quale viene invece negata dal Governo italiano.
La astuta Meloni ha potuto dunque ringraziare Bergoglio in quanto le ha dato ragione nei confronti di Bruxelles, astenendosi però dal suggerire di aprire ai migranti la porta: che rimane al contrario chiusa con una doppia mandata.
La Santa Sede sceglie dunque di rimanere neutrale tra Roma e Berlino: la prima non permette lo sbarco, salvo che la seconda si prenda carico dei naufraghi.
Il Governo tedesco risponde però che il nostro Paese deve intanto accoglierli, e solo in seguito si valuterà se instradarli verso il Brennero.
In base alle norme del Diritto Marittimo, chi trova un uomo a mare deve pescarlo e portarlo fino al porto più vicino, dove le Autorità sono tenute a lasciarlo sbarcare.
Il contenzioso non verte però più su questo punto.
Il sovranismo della Meloni comporta infatti il rifiuto di ogni valutazione in merito al rispetto dei principi giuridici posti alla base dello Stato di Diritto che venga espressa da un soggetto straniero.
Occorre però ricordare come ciascuno Stato candidato ad entrare nella Unione Europea sia previamente esaminato precisamente sulla osservanza di tali principi.
Quid juris se uno Stato membro - ed anzi addirittura fondatore di tale Organizzazione Internazionale - modifica la propria legislazione abrogando, come é avvenuto di fatto in Italia, una libertà fondamentale, quale è il diritto di riunione?
Dalla Unione Europea si può uscire, ma non è prevista la espulsione.
Ciò non toglie che gli altri componenti abbiano la piena facoltà di valutare – e se del caso di denunziare – una violazione degli obblighi stabiliti tanto dai Trattati costitutivi quanto dagli altri atti di Diritto Internazionale.
Questo è avvenuto appunto dopo Modena e dopo Catania.
La Meloni grida alla ingerenza straniera, e addirittura ad una minaccia per la nostra Indipendenza, come se lo straniero fosse giunto alla linea del Piave.
Mutatis mutandis, la Presidente del Consiglio si comporta come la parte di un contratto che non ne rispetta le clausole, ma nega che la controparte possa eccepirlo.
La causa di questo atteggiamento consiste nella contraddizione insanabile tra la cultura politica della Meloni – che non é fascista, ma si qualifica comunque come autoritaria – e quella liberaldemocratica cui si ispirano ancora gli altri Paesi della Europa Occidentale.
Non per caso, la Signora spera che i loro Governi cadano, venendo sostituiti dai neofascisti spagnoli e dai seguaci francesi della Le Pen.
Comunque vada al di là delle Alpi e al di là dei Pirenei, noi siamo già – dal punto di vista politico - fuori dalla Europa.
Come risulta chiaro a chiunque possa comunicare con quanti ci osservano dal di fuori.
Se poi a qualcuno, sulla riva destra del Tevere, fa piacere che dobbiamo subire, oltre alla trasformazione del nostro Paese in una cosiddetta democratura, la contestuale instaurazione di uno Sarto confessionale, ciò vorrà dire che si regredirà al tempo del Potere Temporale.
Con la differenza, però, che Palazzo Chigi farà le veci del Santo Offizio.

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Mario Castellano  18/11/2022
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